A 50 anni dalla crisi dei missili, “Un’isola caraibica nella Guerra Fredda: Cuba e la crisi dei missili” per non dimenticare

 

A 50 anni dalla crisi dei missili, “Un’isola caraibica nella Guerra Fredda: Cuba e la crisi dei missili” per non dimenticare

Locandina dell'evento

Il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali de “L’Orientale” ha organizzato due giornate per ricordare la storia dello scontro diplomatico iniziato il 14 ottobre 1962, quando Kennedy e Khrushchev sfiorarono il ricorso alla bomba atomica. Nelle tre sessioni hanno preso la parola docenti e ospiti di rilievo

Napoli - In occasione del cinquantesimo anniversario dalla crisi dei missili di Cuba, nella cornice dell'antica Basilica di San Giovanni Maggiore di Napoli, si è svolta in due giornate il convegno “Un’isola caraibica nella Guerra Fredda: Cuba e la crisi dei missili”, a cura del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. All'evento è intervenuto il Rettore Lida Viganoni. Presenti anche l’Assessore ai Beni Comuni del Comune di Napoli Alberto Lucarelli e il direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali Rosario Sommella, i quali hanno evidenziato quanto sia importante oggigiorno la ricorrenza dei “13 giorni più difficili e drammatici dell'intera Guerra Fredda”, presentando i loro ringraziamenti agli ospiti presenti e agli studenti partecipanti. L’apertura della prima giornata è stata affidata alle parole di Luigi Mascilli Migliorini, coordinatore del Dottorato in “Storia dell’ Europa nell’Età Moderna e Contemporanea: Istituzioni, Società Civile e Sistemi
di Relazione”, e di Paola Gorla, coordinatore del Dottorato in “Culture dei Paesi di Lingue Iberiche e Iberoamericane”, i quali hanno messo in luce il “doppio significato”, intrico ai molteplici punti di vista, della Guerra Fredda nel contesto storico che ha visto nascere la moderna “cultura della pace”. Nel pomeriggio di mercoledì 24 ottobre, Maria Cristina Ercolessi ha diretto la prima sessione dell’evento, intitolata “Le Americhe di fronte alla crisi dei missili”, a cui hanno preso parte Maria Rosaria Stabili dell’Università di Roma Tre, intervenuta con “L’America Latina tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso”, che si è soffermata particolarmente su questioni quali l’antiamericanismo e l’antimperialismo dei paesi latino-americani; Stefano Luconi dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, con l’intervento “Gli Stati Uniti da Eisenhower a Kennedy”, ha trattato dei cambiamenti politici da Eisenhower a Kennedy, soffermandosi sulla strategia della cosiddetta “risposta flessibile” e i caposaldi della “nuova” politica kennediana; Piero Gleijeses della Johns Hopkins University, giunto a Napoli dall’altra parte dell’Oceano, ha esposto “From Client to Enemy: Cuban-American Relations before and after the Cuban Revolution”, sottolineando l’importanza di ricordare il passato e argomentando le “variazioni” dei rapporti internazionali prima e dopo la crisi dei missili; Peter Kornbluh, altro ospite “transatlantico”, direttore della National Security Archive at George Washington University, ha esordito per la sua prima volta in Italia con “Resolving the Missile Crisis: Kennedy’s Move from Resolute to Resolution President”. Kornbluh è stato il primo ad aver accesso ai documenti segreti declassificati, rilasciati dalla biblioteca di JFK e pubblicati il giorno 11 ottobre 2012 dal National Security Archive. Queste carte rivelano dettagli finora sconosciuti sul progetto di un “cavo top secret” inviato in Brasile il 26 ottobre del 1962, in cui sono descritti i particolari inediti degli sforzi occulti compiuti dell'amministrazione Kennedy per trovare un accordo con Cuba. Kornbluh ha osservato che i documenti “rafforzano l’importanza storica di questo declassamento nel cinquantesimo anniversario della crisi e risaltano l'esigenza e il ruolo della diplomazia 'creativa', per evitare la minaccia di una catastrofe nucleare”. In seguito Alessandra Riccio, condirettrice della rivista Latinoamericana, ha parlato de “La crisi dei missili nel romanzo più emblematico dei primi dieci anni di rivoluzione: Memorias del subdesarrollo”, illustrando in parole il cortometraggio di Tomas Gutierrez Alea, come la storia più importante del cinema Latino che è testimonianza dei cambiamenti di Cuba dal periodo della Rivoluzione di Castro, fino alla crisi missilistica, e del modo di vivere in un'isola “sottosviluppata”. A chiudere la densa giornata, Benedetta Calandra dell’Università di Bergamo, con l’intervento “Rivoluzione e crisi cubana vista attraverso la
rivista del Congresso per la Libertà della Cultura, 1959-1963”, che ha presentato le parti più rilevanti riportate dalla rivista, mettendo in risalto le differenze del raccontare gli avvenimenti della Guerra Fredda, specie della “figura” di Castro, prima e dopo la crisi. Giovedì 25 ottobre si sono svolte le altre due sessioni del convegno, presiedute rispettivamente da Alessandra Gissi e Raffaele Nocera, il quale è stato ringraziato da ogni relatore intervenuto in queste giornate per l’organizzazione dell’evento. Nella seduta “La crisi dei missili e la logica bipolare” sono intervenuti Alessandro Salacone dell’Università di Roma Tre, che ha spiegato la funzione della propaganda sovietica e le relazioni tra Kennedy e Khrushchev con “Mosca e la crisi di Cuba”; Fabio Bettanin, docente all'Orientale, che ha sostenuto l’intervento “Mosca e La Habana dopo la crisi dei missili”, in cui ha sottolineato la “vergogna” della “guerra psicologica” e la strumentalizzazione di Cuba da parte degli Stati Uniti affinché si tenesse sotto scacco l’America Latina; dall’Università di Roma Tre, Leopoldo Nuti ha invece trattato “La crisi dei missili come momento di svolta del sistema internazionale”, mettendo in evidenza come la crisi dei missili abbia reso drammaticamente visibile che la condivisione dell’arsenale nucleare può essere oltremodo preoccupante – segnalando anche la legge McMahon-, poiché può “perfettamente” sfuggire di mano, e di come i sovietici siano progrediti, nel corso del tempo, negli armamenti rispetto agli USA; Antonio Varsori, titolare della cattedra "Jean Monnet" presso la Facoltà di Scienze Politiche di Padova, ha analizzato “La reazione dell’Europa occidentale alla crisi dei missili: rafforzamento o crisi del rapporto transatlantico?”, in cui indica i ruoli dell’Italia – accennando alle azioni di Amintore Fanfani-, della Francia – e del sistema “semi-presidenziale” di De Gaulle -, e della Gran Bretagna – l’unica ad avere un rapporto “speciale” con gli USA – durante la Guerra Fredda e quella bipolarizzazione delle forze venutasi a creare tra l’USA e l’URSS; Marco Mariano dell’Università del Piemonte Orientale è intervenuto con “L’amministrazione Kennedy e la crisi dei missili tra progetti riformatori e imperativi di stabilizzazione”, soffermandosi sull’ideologia americana che si incrocia tra nord e sud America, collocandosi proprio nella “delicata” realtà cubana che diventa un “laboratorio” dell’imperialismo americano, e della “sofferenza” di questo bipolarismo si riversa nella globalizzazione della crisi dei missili; infine, dall’Università di Milano, Marco Sioli ha concluso con “Close to total destruction. La crisi dei missili e la versione di McNamara”, esponendo la “situazione” secondo il egretario alla Difesa, Robert McNamara, il quale annunciò una nuova strategia per l’Alleanza Atlantica, fondata appunto sulla “risposta flessibile”, secondo la quale solo il presidente Kennedy aveva il potere decisionale su un eventuale attacco nucleare, e i cui contorni operativi furono messi a punto dal generale Taylor. Nella sessione finale, sono intervenuti Gaetano La Nave, Dottore di Ricerca SUM e EHESS, con il discorso “La crisi di Cuba: una svolta strategica. Nascita, sviluppo e dispiegamento dei Polaris”, che ha parlato della “percezione strategica” e della guerra in mare, attraverso la collocazione dei sottomarini e dei Polaris; Paola Paderni che, al posto di Enrico Fardella, ha spiegato la posizione di Mao e il ruolo della Cina con “La Repubblica Popolare Cinese e la crisi di Cuba del 1962”; Paolo Wulzer, dell’Orientale, ha trattato “La Gran Bretagna e la crisi di Cuba”, analizzando come siano cambiati i comportamenti degli Stati Uniti verso la Gran Bretagna prima e dopo la Guerra Fredda, il rapporto “speciale” tra gli inglesi e gli americani rispetto al resto del mondo; mentre Gianni La Bella, dell’Università di Modena e di Reggio Emilia, ha esposto qual è stata la funzione del Vaticano durante la crisi dei missili con “La Santa Sede e la crisi di Cuba”. In conclusione, Onofrio Pappagallo della Fondazione Istituto Gramsci ha presentato, con “Il PCI e la crisi dei missili”, qual è stato l’impegno del PCI e del suo appoggio al governo cubano, confermato da vari viaggi compiuti dal ’68 a seguire.

Annacarla Tredici - Direttore: Alberto Manco

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