Il Mostruoso, L’Osceno e Il Terrifico: Il Caso del Patto col Diavolo

 

Il Mostruoso, L’Osceno e Il Terrifico: Il Caso del Patto col Diavolo

Shahnameh Jamshid

L'Orientale Web Magazine documenta anche l'ultimo appuntamento con il seminario Il Mostruoso L’Osceno e Il Terrifico nella Dimensione del Sacro organizzato dal Centro Studi sul Buddhismo. Tema: il patto col diavolo

In quest’ultimo appuntamento del seminario interdisciplinare organizzato dal Centro Studi sul Buddhismo si è parlato di un tema ben noto eppure non sempre adeguatamente approfondito: quello del patto col diavolo; è stato dunque oltremodo interessante esplorarne le differenti sfaccettature nella cultura persiana, in quella europea e infine nella psicoanalisi da Freud a Jung.

A dare il via ai lavori è stato il professore Michele Bernardini, docente di lingua e letteratura persiana presso l’Orientale, il quale ha parlato del patto col diavolo nella cultura persiana e in particolare nello Shahnameh o Libro dei Re di Ferdowsi, un’opera fondamentale che ha influenzato moltissimi autori successivi. Lo Shahnameh è un testo dal forte valore etico, dovuto al profondo legame di Ferdowsi con la propria nazione, e ricco di elementi dualistici. Il Libro dei Re inizia con l’elogio alla divinità signora della conoscenza e della sapienza, e la sapienza è legata all'anima che è il risultato di un conflitto tra forze contrapposte e perciò un primo elemento dualistico. I due protagonisti sono il re cosmocratore Jamshid, paragonato anche a re Salomone, a cui si contrappone Zahhāk, un re tiranno che in seguito a un patto con il diavolo riesce a spodestare Jamshid con l’inganno e ad ucciderlo tagliandolo in due pezzi. Bernardini fa notare come il sistema duale si ripresenti in continuazione pervadendo tutti gli aspetti della cultura persiana.

Nel secondo intervento la professoressa Camilla Miglio, docente di lingua e letteratura tedesca, ha trattato del patto con il diavolo nella letteratura ed in particolare nel Faust di Goethe. Per Goethe il diavolo è un'istanza plurale, una presenza dinamica, il Faust è un racconto fondativo del mondo contemporaneo in cui il protagonista incarna la figura dell'homo faber, mito della società della macchina. Faust è un demone umanista che mette in comunicazione mondi diversi. L'intera opera si costruisce su una struttura duale i cui opposti in realtà non sono in opposizione ma in intermittenza. La scommessa tra Dio e il diavolo è in realtà tra il Dio della totalità e il dio della negazione, e consiste nel riuscire a portare sulla strada della negazione un uomo buono. La natura del demone è quella di stare in mezzo, tra luce e tenebra, il dinamismo della vita sta nell'alternanza delle due polarità che nel Faust risiedono nel demone.

Il terzo e ultimo intervento è stato quello del professor Giovanni Caputo, che si è occupato dei significati psicologici del patto col diavolo. La psicanalisi è prima di tutto un'esperienza narrativa, e dopo il Faust nella letteratura il diavolo scompare. Per molti secoli l'uomo ha dovuto immaginare se stesso come un io monolitico impossibilitato a esprimere la sua molteplicità. Il patto col diavolo viene immaginato come un intervento magico con il quale si inizia a concepire l'io non più come compatto, per questo motivo il diavolo nella letteratura è rappresentato con il personaggio del doppio, doppleganger. Si pensi a Dostoevskij, che scrive sul sosia un vero e proprio trattato di psicologia, raccontando la schizofrenia di un personaggio, un impiegato, che attribuisce la sua incapacità a un suo sosia. Non solo la psicanalisi ricorre alla letteratura per dare scientificità alle proprie proposte ma Freud stesso diventa narratore di casi clinici. Jung invece pratica sentieri diversi da quelli della psicanalisi classica, tutto ciò che ha scritto infatti lo ha fatto per curarsi, per lui l'inconscio è il luogo attraverso il quale si regola la coscienza, quindi coscienza e inconscio si regolano a vicenda per mantenere l'equilibrio. Nell'inconscio esiste una struttura psichica: l'ombra, che non è un male assoluto ma qualcosa di primitivo, è uno slittamento, un'opportunità evolutiva. L'ombra è tutto ciò che non si vorrebbe essere, non è una patologia, la malattia mentale è solo uno squilibrio tra conscio e inconscio, dunque una opportunità per ritrovare l'equilibrio. La scissione non è un fenomeno patologico ma un sistema difensivo di allontanamento delle parti che non vogliamo fare emergere ma che continuano ad esserci.

Si conclude così l'ultimo incontro del seminario Il Mostruoso, L'Osceno e Il Terrifico nella dimensione del sacro che nell'arco di sette giornate ha portato alla scoperta di quella dimensione oscura e terrifica presente in ogni cultura, mostrando i punti di contatto e le differenze  che si delineano tra le varie credenze e i popoli a cui appartengono.

Davide Aliberti

© RIPRODUZIONE RISERVATA