Benvenuti in Italia. Un altro sguardo sull’accoglienza

 

Benvenuti in Italia. Un altro sguardo sull’accoglienza

Locandina del film-documentario

Alessandro Triulzi presenta il film-documentario “sui” migranti realizzati “con” i migranti. Il sindaco Luigi De Magistris: "Ottimo l'impegno culturale dell'Orientale, ora tocca alla politica"

Napoli, Cinema Astra, via Mezzocannone, 27 gennaio – “Benvenuti in Italia. Un altro sguardo sull’accoglienza” è stato prodotto dall’Archivio delle Memorie Migranti con il sostegno dell’Open Society Foundations e della Fondazione lettera27, in collaborazione con Asinitas e Circolo Gianni Bosio. I cinque cortometraggi che lo compongono sono stati scritti, girati e diretti da giovani immigrati in Italia: Aluk Amiri, Hamed Dera, Hevi Dilara, Zagaria Mohamed Ali, Dagmawi Yimer. È ambientato in cinque grandi città italiane (e non scelte a caso: Napoli, Roma, Milano, Venezia, Verona) e mostra tra l’altro i territori in cui i migranti vivono, le storie che intorno ad essi si compongono, la trama di vicende impensabili come ad esempio, ed è solo un esempio, quella del bravissimo calciatore della nazionale somala costretto a viaggiare senza biglietto per raggiungere Roma e giocare con la sua squadra.
La proiezione è avvenuta a un passo da palazzo Corigliano, una delle sedi dell’Orientale. Gente in piedi, pubblico attento. In effetti i cinque cortometraggi realizzati da e con i migranti e raccolti in questo film sono capaci di scomporre la quiete della coscienza. La proiezione è avvenuta in occasione della Giornata della Memoria, finendo col far porre ai presenti inaggirabili domande su questioni che riguardano tutti. Non ci soffermiamo sugli aspetti tecnici e artistici del film, ma su altre questioni. Ai connazionali che commentano cose come il fatto che "in Africa gli uomini cucinano per divertirsi, mentre in Italia devono farlo per forza" Margherita Bambara, ristoratrice burkinabè coinvolta nella realizzazione del film, risponde senza peli sulla lingua: "È per questo che L'Europa è così avanti". "Il tempo dei gladiatori è passato, oggi il beduino usa Internet", è invece l'ammonimento di Mohamed Ba, attore di origine senegalese impegnato anche in progetti educativi nelle scuole elementari di Milano. Parole che sbugiardano i pregiudizi e i cliché sugli immigrati, pregiudizi incredibilmente circolanti ancora oggi. E non solo. I documentari presentati durante la serata voluta dai professori Alessandro Triulzi e Cristina Ercolessi sono frutto del lavoro dei migranti. Viene appunto dal Burkina Faso Hamed Dera, il regista del documentario realizzato a Napoli e che racconta la storia della già citata Margherita Bambara, una donna dalla forza straordinaria che, arrivata in Italia per fuggire a un marito violento, si è rimboccata le maniche inventandosi il lavoro di ristoratrice prima a Pianura (quartiere non centrale di Napoli, avvertito dai migranti come un ghetto, senza mezzi termini) e poi al centro della città, scontrandosi con le invidie e le resistenze conservatrici dei suoi stessi connazionali che però non ha smesso di aiutare fondando l'associazione SIAM, Supporto agli Immigrati dell'Ancella Margherita. Tipico esempio della donna che cambia la società senza rinnegare la sua cultura, Margherita non volta le spalle ai fratelli africani, che assiste nei momenti di difficoltà mentre cerca di educarli alla diversità della cultura occidentale dove “vivere alla giornata” non è ammissibile e bisogna fare i conti giorno per giorno, e pretendere che i conti siano pagati. Altrimenti? “Altrimenti il ristorante chiude”, perché il proprietario del locale chiede legittimamente che l'affitto sia saldato ogni mese.
Prima dell'inizio della proiezione, il sindaco Luigi De Magistris è intervenuto sulle questione relativa allo ius soli, auspicando che la svolta legislativa si realizzi al più presto: "Napoli è una città in cui lo sforzo all'integrazione è sempre avvenuto dal basso, dall'iniziativa del popolo. A questo punto è necessaria però anche un'azione dall'alto: ottimo l'impegno culturale dell'Orientale, ora tocca anche alla politica". Sulla natura particolare - tutt'altro che recente - del fenomeno immigrazione a Napoli e in generale in Italia ha fatto qualche precisazione anche il geografo Fabio Amato, docente all'Orientale, ricordando tra l’altro che "il meticciato di lunga data è evidente nella varietà di colori e fisionomie del popolo italiano". Da Alessandro Triulzi, invece, che ha fatto gli onori di casa, è venuto l'annuncio di un traguardo di recente raggiunto: finalmente stipulata la convenzione tra l'Archivio delle Memorie Migranti e la Discoteca di Stato, accordo che sancisce come anche le testimonianze dei migranti facciano ormai parte della nostra storia. Lampante e senza precedenti in effetti l’importanza dell’operazione portata a compimento dallo storico docente dell’Orientale di Napoli, che contribuisce in maniera determinante a dare visibilità e statuto di esistenza a monumenta altrimenti invisibili.
Dopo la proiezione il dibattito ha visto la partecipazione dei rappresentanti delle associazioni che hanno dato il loro contributo all'organizzazione dell'evento: CISS, Laici Terzo Mondo, LESS OnLus, Garibaldi 101. Presente anche il burkinabè Alassane Doulougou, attore al cinema e al teatro (recentemente ha recitato nel ruolo di Otello per uno spettacolo presentato prima al San Ferdinando e poi a Galleria Toledo), musicista e affermato mediatore culturale che ha invitato a sua volta Margherita Bambara a contribuire alla diffusione dell’uso dell’italiano fra i migranti: “Fallo come meglio puoi fare, vedrai che loro si sforzeranno di capirti". Un “loro” sul quale bisognerà lavorare ancora molto.
 

Concetta Carotenuto