Claudia Citarella: la mia vita a Madrid dopo L’Orientale

 

Claudia Citarella: la mia vita a Madrid dopo L’Orientale

Claudia Citarella

Insegnante di lingua e cultura italiane al Liceo Francese di Madrid, traduttrice di codici d’arte per una Casa Editrice di Valencia. Tornare in Italia? No.

Claudia Citarella, lei si è laureata in Lingue e Letterature straniere nel 2000, con voti 110 e lode, presso la Facoltà di Lingue. Quali lingue ha voluto studiare e perché?

“Ho scelto di studiare lo spagnolo e il francese, per ragioni molto diverse tra loro. Della Spagna ho sempre amato la cultura, oltre a sentire un fortissimo e inspiegabile richiamo verso i Paesi dell’America Latina, la cui storia ho studiato con passione durante i miei anni all’Orientale. Del francese, invece, mi affascinava l’eleganza della lingua e l’immenso patrimonio letterario. La letteratura francese è ancora oggi per me di grande interesse e poter leggere e rileggere i classici in lingua originale è un piacere unico. Ho sempre pensato che le traduzioni, per quanto ben realizzate, facciano spesso perdere sfumature sottili che solo la lingua di origine è capace di trasmettere.”

Quando si è immatricolata nella Facoltà di Lingue, la Facoltà era ancora abbastanza giovane. Era stata istituita, infatti, con una delibera del Senato Accademico del 23 settembre 1992, e aveva iniziato la propria esistenza (autonoma rispetto a quella della Facoltà di Lettere) nell’anno accademico 1992-93. Nell’anno accademico 1995-96, quando Lei si è laureata, la Facoltà funzionava già a pieno ritmo, come ora, o si notava che qualcosa andasse ancora calibrato?

“Quando mi sono immatricolata i disagi più grandi erano legati all’uso delle sale e all’organizzazione della segreteria. I corsi, in generale, erano abbastanza interessanti, anche se l’offerta allora – e comprensibilmente – non era ancora molto ampia.”

La sua tesi di laurea ha studiato la fortuna (in Francia) di Leandro Fernandez de Moratin (1760-1828) che è considerato uno dei più autorevoli esponenti della letteratura spagnola del Settecento. Che cosa La interessava nell’opera di questo autore? Le composizioni poetiche o le commedie? O il suo stretto rapporto con la cultura francese?

“Ciò che mi interessava maggiormente era lo stretto rapporto che univa questo grande scrittore spagnolo con la Francia. Nella mia tesi ho soprattutto analizzato le traduzioni delle opere di Moratín in francese. La traduzione è qualcosa che mi ha sempre affascinato e ancora oggi, quando in parte me ne occupo, mi piace riflettere sui meccanismi che consentono non solo il passaggio da una lingua all’altra, ma anche e soprattutto da una cultura all’altra. Questo autore mi ha permesso di lavorare simultaneamente sulle due lingue straniere che amo maggiormente e di portare avanti uno studio non solo di tipo letterario, ma anche e soprattutto di natura linguistica.”

Come ricorda l’esperienza universitaria? Stimolante? La ripeterebbe? O muterebbe qualcosa delle sue scelte?

“Ricordo gli anni trascorsi a studiare presso l’Orientale con grande affetto e con un pizzico di nostalgia. Gli anni universitari sono senza dubbio anni molto formativi, anni durante i quali ci si costruisce come persone adulte, ci si arricchisce a livello culturale e personale, e si comincia a fare scelte che in qualche modo poi guideranno il nostro cammino. Se tornassi indietro, rifarei quasi tutto ciò che ho fatto, ma studierei una lingua in più: il portoghese. Dopo essermi laureata ho vissuto un anno in Portogallo e sono rimasta incantata dalla cultura di questo Paese e dalla musicalità di una lingua che inizialmente può sembrare ostica e dura, ma che ha in sé un estremo fascino. Sì, direi questo. Studierei più a fondo la cultura del Portogallo, un Paese che forse per carattere sento più mio. Forse per quella atmosfera di saudade così unica al mondo.”

Quali sono i docenti che ricorda più vivamente? E quali le discipline più interessanti per lei?

“I docenti che ricordo più vivamente sono i docenti delle discipline che ho più amato. Ricordo con affetto il relatore della mia tesi, il professore Gerardo Grossi, e poi un docente di Letteratura Spagnola, il professore Guarino, persona molto gentile e disponibile, che è riuscito a trasmettermi parte della sua contagiosa passione per i grandi autori del Siglo de Oro. Ricordo inoltre con simpatia un professore di Storia dell’America Latina, il professore Trento, e una professoressa di Letteratura Ispanoamericana, la professoressa Riccio, le cui lezioni mi trasportavano con un sospiro verso mondi lontani. Forse è proprio questo uno dei motivi per cui ho scelto di studiare Lingue e Letterature Straniere, la magia del diverso, che poi così diverso non lo è mai fino in fondo.”

Dopo la laurea si è subito rivolta alla ricerca di un lavoro?

“Sì, ho subito cercato lavoro, ma al tempo stesso ho continuato a studiare. Ho frequentato un Master in Traduzione Letteraria e la SICSI per l’abilitazione all’insegnamento, un’altra delle mie grandi passioni.”

Ora si trova in Spagna. Quale lavoro vi svolge esattamente?

“Sono insegnante di lingua e cultura italiane presso il Liceo Francese di Madrid e collaboro come traduttrice di codici d’arte per una Casa Editrice di Valencia. Ho sempre avuto la fortuna di lavorare nel mio campo di specializzazione. A Madrid ho anche lavorato presso l’Istituto Italiano di Cultura, prima come insegnante e poi coordinatrice didattica dei corsi, esperienza particolarmente arricchente grazie alla quale mi sono formata dal punto di vista professionale. Peraltro, qui in Spagna ho continuato a studiare: ho iniziato un dottorato in Letteratura europea comparata – dal titolo Literatura Europea: Perspectivas teórico-críticas en el estudio comparado de un sistema transcultural – presso l’Universidad Autónoma di Madrid e ho frequentato un Master di Specializzazione dell’Universidad di Salamanca come Tutor online. Di questa figura professionale, in seguito, ho svolto i compiti occupandomi dell’insegnamento dell’italiano online presso un’importante impresa spagnola. Infine, ho collaborato (e in parte continuo a farlo) con alcune Università private e con il «Consejo General del Poder Judicial de España» per il quale mi sono occupata dell’insegnamento dell’italiano giuridico a magistrati di nazionalità spagnola e non solo.”

Secondo lei, perché tanti giovani italiani sono attratti, in questi anni, dalla Spagna? Un fenomeno, del resto, non soltanto italiano.

“La Spagna è, senza dubbio, un paese che ha attratto e continua ad attrarre molti giovani italiani e non solo. Credo che uno dei motivi risieda nel fatto che si tratta di un Paese aperto dove difficilmente ci si sente stranieri. Gli spagnoli sono un popolo molto cordiale e accogliente. Madrid è una città particolarmente ospitale e con una grande offerta culturale. È una città che non dorme mai e che offre stimoli diversi. La sensazione è quella di una grande festa. La gente ama vivere per la strada, i bar sono sempre pieni e si fa amicizia facilmente. Non c’è da stupirsi, quindi, se i giovani sono particolarmente attratti dalla Spagna. Tuttavia, dal punto di vista lavorativo il panorama che incontrano attualmente (una volta giunti in questa terra dalle mille e suggestive tradizioni) è alquanto deludente. La situazione è cambiata da quando mi ci sono trasferita e oggi il tasso di disoccupazione è uno dei più elevati d’Europa. Attualmente la Spagna non è un Paese in grado di offrire opportunità interessanti a giovani in cerca di prime esperienze professionali.”

Ritorniamo alla letteratura spagnola. Quali sono i suoi scrittori preferiti?

“Ce ne sono vari. Prima di tutto, e modificando in parte la sua domanda, le dirò che i miei autori preferiti in lingua castigliana sono senza dubbio l’uruguaiano Eduardo Galeano e un argentino, le cui opere amo al di sopra di ogni cosa, Jorge Luis Borges. Per quanto riguarda, invece, la letteratura spagnola contemporanea le mie preferenze sono rivolte verso Javier Marías, di cui mi colpisce soprattutto, da un punto di vista linguistico, il singolare e peculiare uso della punteggiatura, e verso il catalano Enrique Vila-Matas, tra le cui opere ho amato il romanzo El viaje vertical, che ho subito sentito mio già solo leggendone il titolo. Parlando di letteratura spagnola non contemporanea, invece, i miei autori preferiti sono Federico García Lorca e Luis Cernuda, e in generale oserei direi: con loro un po’ tutti i poeti della generazione del ‘27, le cui poesie mi hanno tanto commosso durante i miei studi universitari. La poesia è uno dei miei generi letterari preferiti, forse perché riflette in modo intenso le sensazioni e i sentimenti che proviamo in vita o forse perché come diceva Gerardo Diego è la vita stessa a essere una poesia.... «La vida es un único verso interminable / Nadie llegó a su fin / Nadie sabe que el cielo es un jardín».”

E infine: quali aspetti della vita spagnola le sono più congeniali?

“Sicuramente l’apertura mentale degli spagnoli. Mi ci identifico in pieno ed è qualcosa che mi fa star bene e che mi ha permesso in tutti questi anni di non sentirmi mai in terra straniera.”

Tornerebbe in Italia se vi fosse un lavoro?

“No, ne sono assolutamente certa, e non perché l’Italia non mi piaccia, ma perché vivere all’estero è un’esperienza estremamente stimolante che mi ha arricchito e cambiato sotto molti punti di vista. Tornare indietro, ora, sarebbe davvero impensabile. Forse cambierei Paese, questo sì. Dopo sette anni a Madrid, forse a causa di una mia inquietudine congenita che sono sicura non mi abbandonerà mai, comincio a sentire il desiderio di cambiare aria, di fare nuove esperienze, di conoscere nuove culture e imparare nuove lingue. Forse un giorno, chi lo sa.”

Francesco Messapi

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