L’uomo tra inibizioni e proibizioni nella società contemporanea

 

L’uomo tra inibizioni e proibizioni nella società contemporanea

Antonio Maione

Un inno alla libertà e al coraggio di aprirsi al mondo; pochi passi per raggiungere la felicità

24 novembre 2010, L’Orientale – Si può ancora parlare di comunicazione oggigiorno tra persone ormai sempre più disilluse e soffocate dalle incomprensioni? È possibile esprimersi liberamente, e qual è la strada più corta per arrivare alla felicità? Domande da un milione di dollari, si sarebbe detto qualche anno fa. Il professore Antonio Maione, nel suo intervento sul tema Alienazione societaria e libertà possibile dell'uomo nell'ambito del corso di Storia della Filosofia del professore Giuseppe D'Alessandro, si è fatto portavoce di quelli che sembrerebbero essere alcuni dei maggiori drammi esistenziali che da sempre attanagliano ogni essere umano: l’impossibilità di farsi comprendere, la paura di esprimersi liberamente e la difficile scoperta della propria identità. Il professor Maione individua il punto di partenza di tale dibattito in un frutto sudamericano, la feijoa, che è stato mostrato agli ascoltatori presenti increduli e divertiti; come il frutto che contiene il germe della sua fruttificazione già dalla nascita, così l’uomo conserva in sé da sempre il contenuto del suo essere che aspetta solo di espandersi e liberarsi. Niente paura quindi per quella fetta di umanità alla disperata ricerca di un senso da dare alla propria esistenza; la soluzione è dentro ognuno di noi tanto vicina quanto però difficile da raggiungere. Oggi più che mai, secondo Maione, l’uomo è infatti vittima di un processo di inibizione e proibizione che lo allontana dalla felicità, relegandolo nell’angolo dell’angoscia e del senso di frustrazione. Presa coscienza della propria identità e della propria personale ricchezza, ci si trova faccia a faccia con il problema a questo punto maggiore: mostrarsi agli altri, senza maschere. Il problema dell’incomunicabilità conduce però ad una precoce sfiducia nei confronti dell’altro; di qui alla falsificazione il passo è breve ed ecco spiegato il senso di alienazione che pervade oggi senza alcun dubbio la società tutta. Le catene dell’obbedienza, erroneamente mostrata come predisposizione positiva dell’uomo, portano quindi all’alienazione, al rinnegarsi e al porsi in un atteggiamento di chiusura verso il mondo. Accettare quindi alla luce di tutto questo la confusione e la diversità in definitiva come elementi positivi e di partenza verso l’apparente utopica impresa della comunicazione; perché una persona tanto più è viva e felice quanto più si pone in un atteggiamento dialettico. Trattato in poco più di un’ora, tale tema ha lasciato spazio ai dubbi dei presenti in sala che hanno posto domande significative, ad ognuna delle quali Maione ha dedicato una risposta. Particolarmente sentita dalla platea la domanda forse più semplice e al tempo stesso difficile: “Come facciamo a capire qual è la nostra vera ricchezza?”. Pronta la risposta di Maione: “Bisogna liberarsi da tutte le infrastrutture che la vita impone per monopolizzarci; è necessario fare un passo indietro e tornare a sapere come eravamo prima ancora che i condizionamenti ci influenzassero. Siamo talmente condizionati da sentirci alienati”.

Sabrina D'Errico

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