Marzia Coronati: “Emergenze ambientali: radio è essenziale”

 

Marzia Coronati: “Emergenze ambientali: radio è essenziale”

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Il punto di vista della giornalista dell’agenzia d’informazione AMISnet sulla comunicazione ambientale

Marzia Coronati, Lei sarà ospite in occasione delle Giornate di studio che si terranno dal 24 al 26 marzo all'Università di Napoli "L'Orientale". Le Giornate sono dedicate a “Comunicazione e Ambiente”. Su che cosa verte il suo intervento?

“Io e la collega Elise Melot, che parlerà con me, facciamo parte di una agenzia radiofonica che si chiama AMISnet (Agenzia Multimediale d’Informazione Sociale), la quale si occupa principalmente di realizzare e distribuire programmi radio trasmessi poi da varie emittenti presenti su tutto il territorio nazionale.
Le radio a noi affiliate sono tutte radio comunitarie. Queste si distinguono dalle radio commerciali per il fatto che non traggono proventi dalla pubblicità e per la prevalenza di contenuti a carattere sociale: un tema a noi molto caro è proprio quello dell’ambiente.
A Procida parleremo appunto di come la radio comunitaria possa intervenire in problemi ed emergenze di tipo ambientale.”

Come considera il rapporto tra la quantità e la qualità delle informazioni che circolano su comunicazione e ambiente?

“L’informazione è basilare quando si tratta dell’ambiente e lo vediamo ora con il nucleare: dati e fatti sono sconosciuti per lo più all’opinione pubblica poiché non è detto che tutti sappiano come funziona una centrale atomica.
Più che in altri campi, ritengo quindi che la comunicazione ambientale abbia un ruolo fondamentale nell’illustrare come stanno le cose e nel permettere alle persone di formarsi una propria opinione.
Quello che a me sembra invece sotto gli occhi, è che oggi l’informazione manchi soprattutto di chiarezza e termini semplici per spiegare, come si farebbe con un bambino, problemi e questioni. Di conseguenza, ritengo elevato anche il rischio di confusione e falsi allarmismi dato che, frequentemente, informazioni da parte di più media si sovrappongano disordinatamente.”

Esiste una seria comunicazione ambientale di destra o di sinistra?

“Questo non lo saprei dire con certezza. Comunque, nella mia opinione, il fatto di schierarsi da una parte o da un’altra riguardo a tematiche ambientali o affiancare temi ecologici a discorsi politici è banale quanto avvilente.
Cose come ritenere che il nucleare sia di destra e il fotovoltaico di sinistra, mi sembrano questioni abbastanza vuote: tematiche così importanti non dovrebbero appiattirsi su un discorso politico ma, piuttosto, ognuno di noi dovrebbe formarsi una sua opinione in maniera quanto più cosciente e libera.”

Ci fa un esempio, a suo avviso, molto efficace di comunicazione ambientale?

“Io penso che la questione della ‘ri-pubblicizzazione’ dell’acqua sia stata portata avanti abbastanza bene da associazioni e comunità, da quando si è formato un forum di discussione che si batte appunto per l’acqua come bene comune.
Mi sembra che questi gruppi abbiano svolto un ottimo lavoro di comunicazione, partendo dal basso e coinvolgendo tutte le persone interessate nel problema.”

Una vecchia questione: è lo strumento il messaggio, o è il messaggio lo strumento?

“Da giornalista e comunicatrice direi che è il messaggio lo strumento.”

Ci sono a suo avviso eco-mode orientate dalla comunicazione di specifici canali? Ci farebbe un esempio?

“Sicuramente. Comportamenti in favore dell’ambiente nascono quando c’è una particolare sensibilità nei confronti di certe tematiche, la quale attenzione, per poi crescere e affermarsi, necessita sicuramente di informazioni fornite da specifici canali.
Cito il caso di una net radio nata dall’idea di un signore che prima si era inventato lo yogurt biologico, che ha preso molto piede, e dopo di che, ha messo su una radio su tematiche ambientali.
Se un imprenditore vuole investire dei soldi nella comunicazione ambientale non c’è nulla di male, a patto che le tematiche siano poi corrette e non bestialità diffuse in nome del guadagno facile.”

Esauribilità delle risorse, nuove forme di gestione delle risorse: a che punto si è? Fa un esempio di comunicazione efficace su questo tema da parte di uno specifico canale massmediale?

“Noi, come AMISnet, siamo stati l’anno scorso a Copenaghen in occasione del vertice sui cambi climatici. Il punto centrale delle discussioni, più che scegliere tra il fotovoltaico o l’eolico oppure se rinunciare o no al nucleare, è stato la necessità che gli Stati si impegnino attivamente nella riduzione dei consumi. Facile a dirlo ma, ahimé, molto più difficile a farlo. A questo proposito, io ritengo che comportamenti volti al risparmio energetico debbano nascere a partire dalla quotidianità di azioni semplici come spegnere luci e elettrodomestici che non si utilizzano o usare un regolatore per il getto d’acqua del rubinetto. Secondo me, su questo, almeno in Italia, siamo molto distanti poiché ancora la maggioranza di noi è fissa nell’ottica della società del consumo.
Anche riguardo alla comunicazione sul tema delle energie alternative dovrebbe essere fatto di più: tuttora la maggior parte delle informazioni sono fornite da media marginali o ascoltati da un numero limitato di persone.
I media istituzionali ancora non veicolano propriamente tali messaggi anche se dovrebbero essere proprio loro a farsi carico di simili campagne d’informazione.”

Cosa pensa delle cosiddette energie alternative? Ci sono casi esemplari di comunicazione sulla questione?

“Anche qui ritengo che si continui a fare dell’informazione che tende a confondere le persone. Per esempio sui pannelli solari, prima si è fatta promozione di questa fonte d’energia, adesso invece c’è chi dice che il pannello solare abbia un costo ed un impatto ambientale troppo elevato rispetto all’energia che effettivamente si può ottenere.
In più si fa molta confusione sui numeri e sui dati, dove ognuno dice la sua: ancora non vedo un’informazione netta e chiara che, per esempio, possa arrivare e far comprendere efficacemente le questioni in ballo anche alle persone più semplici e comuni.”

Nucleare: sì o no?

“Risposta secca: nucleare no.”

Come è rappresentato in Italia sul piano della comunicazione il quadro europeo delle reali emergenze ambientali ?

“Anche qui, a parte delle inchieste molto belle fatte di recente da alcuni giornalisti sul tema dei rifiuti, mi pare che l’informazione vera sia molto carente a favore di facili allarmismi e sensazionalismi non necessari, oppure, atteggiamenti di sottovalutazione nei casi in cui l’emergenza c’è e meriterebbe di essere comunicata.”

Politiche ambientali, finanza, economia. Sponsorizzazioni, preorientamento della percezione positiva del marchio. Ingenti investimenti di tipo comunicazionale spingono a consumare risorse primarie, oltre quelle effimere. Un esempio che caratterizza l’Italia: le acque minerali. Cosa dice a questo proposito? E avrebbe qualche altro esempio da suggerire?

“Sì, ci sarebbero cose da fare. Noi, all’AMISnet stiamo preparando spot radiofonici in vista del referendum per l’acqua per far capire cosa succederebbe se l’acqua diventasse una merce in mano totalmente ai privati. Esagerando, in uno spot, ad esempio, si vede un signore che entra in un bar chiedendo un bicchiere d’acqua per poi trovarsi a pagare un conto di cinquanta Euro: questo per comunicare l’importanza del fatto che l’acqua resti un bene comune e dare un’idea alla gente comune di che cosa succederebbe se passasse una legge in favore della privatizzazione.
Purtroppo se si continua invece a parlarne in termini complicati e contorni confusi, il messaggio non arriva e l’informazione non raggiunge i suoi scopi.”

Un’azione massmediale per salvare il Pianeta…

“Secondo me una grande unica azione sarebbe difficile da mettere in pratica. Ritengo più utile pensare a più azioni di grande impatto mediatico come quelle portate avanti da Greenpeace: loro si arrampicano sul Colosseo, bloccano le baleniere, attraversano gli oceani su una propria nave. Azioni di questo genere, secondo me, riescono a veicolare bene dei messaggi poiché rimangono impresse nelle menti del pubblico.
Per quanto riguarda l’Italia, penso che realtà di movimenti sociali ‘creati dal basso’ come il forum per l’acqua pubblica possano comunicare e diffondere con efficacia contenuti nell’opinione pubblica.”

Lei fa parte dell’agenzia radiofonica AMISnet. Nella sua opinione, in quali aspetti la radio è particolarmente efficace come mezzo di comunicazione sociale?

“Nelle questioni ambientali, la radio risulta particolarmente efficace nelle situazioni d’emergenza. Faccio un esempio: subito dopo il terremoto di Haiti, una delle prime necessità fu quella di ripristinare la trasmissione dei segnali radio e squadre di tecnici, tra cui un collega della mia radio, sono partiti proprio per ricostruire i tralicci delle radio divelti dal sisma e distribuire alla popolazione dei piccoli apparecchi radio.
Questo perché, in un Paese economicamente poco sviluppato come Haiti, la radio era l’unico mezzo di comunicazione che veramente poteva arrivare a tutti e veicolare messaggi di pubblica utilità (punti di distribuzione di derrate alimentari e medicinali, dove ritirare il proprio stipendio visto che le poste erano crollate eccetera…) soprattutto a chi si trovava tagliato fuori dal mondo, lontano dalla capitale Port-au-Prince.
Un simile esempio dimostra come uno strumento semplice come la radio possa essere efficace come pochi in contesti disastrati come quello di un dopo-terremoto.”

Ultimamente su quale fatto ha concentrato la sua attenzione?

“All’interno della nostra agenzia io mi occupo in particolare di immigrazione ed in questi ultimi giorni sto seguendo la situazione degli sbarchi dei profughi nord-africani a Lampedusa.
Riguardo all’ambiente, la nostra radio è attiva ora soprattutto sull’emergenza in Giappone informandosi su quanto sta accadendo, più che attraverso fonti ufficiali e istituzionali, tramite le testimonianze di associazioni ambientaliste presenti in loco.”

Secondo lei ci sono fatti o fenomeni relativi all’ambiente dei quali si sarebbe dovuto parlare di più?

“La questione sui rifiuti in Campania forse ha delle lacune.
Sicuramente però ritengo che ci sia un buco d’informazione clamoroso nella questione delle scorie tossiche scaricate nei mari: dopo che la povera Ilaria Alpi ha provato ad indagare sul fenomeno, finendo come poi sappiamo, c’è paura da parte dei giornalisti a mettere il naso su tematiche talmente scottanti e nelle quali si verrebbero a scoprire questioni correlate anche molto più grandi. In più c’è difficoltà a reperire materialmente informazioni sull’argomento.”

Nel futuro che cosa teme di più riguardo all’ambiente?

“Ho molti timori, soprattutto se penso che questo mondo lo lasceremo alle nuove generazioni.
Se devo scegliere, mi preoccupa in particolare il problema dell’inquinamento dell’acqua. Mi spiego meglio, io vivo a Roma, una città che dispone di una delle acque pubbliche migliori d’Italia, acqua che sono abituata ad aprire il rubinetto e bere direttamente.
Quando sono stata in Africa, però, non era così e devo dire mi creava molto disagio dover comprare sempre bottigliette e temere il liquido contaminato che usciva dai rubinetti. Pensare ad una simile situazione anche qui in Italia, lo ammetto, mi spaventerebbe molto.”

Fabiana Andreani

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