Insegnare la linguistica oggi: l'incontro tra università ed editoria
Insegnare la linguistica oggi: l'incontro tra università ed editoria
Diversi docenti italiani di discipline linguistiche, su invito della casa editrice il Mulino, discutono all'Orientale della didattica della Linguistica, delle metodologie e dei testi di riferimento adottati
16 aprile 2013, Università degli studi di Napoli “L'Orientale” – A dare inizio all'incontro Elda Morlicchio, prorettore alla Didattica dell'Ateneo, la quale ha ringraziato i presenti, l'Ateneo stesso e l'azienda promotrice dell'incontro, per aver cercato un momento di dialogo tra il mondo dell'accademia e quello dell'editoria.
Dopo una breve introduzione nel corso della quale il prorettore ha sottolineato come “per imparare le lingue, serve la linguistica”, Elda Morlicchio ha passato la parola a Biagio Fiorino, rappresentante de Il Mulino, il quale ha ringraziato l'Orientale e il Rettore Lida Viganoni per aver consentito di svolgere l'incontro nella splendida sede di Palazzo Du Mesnil. Chiarendo i motivi per cui la casa editrice ha da sempre mantenuto vivo l'interesse per il mondo accademico – con una spinta culturale a cui, naturalmente, si è aggiunta una consistente spinta economica, dato il riscontro della manualistica pubblicata – Forino ha spiegato come questa occasione sia un momento utile a chiamare a raccolta “sia gli autori, anche di altri manuali, persino concorrenti, sia gli 'adottatori', e quanti sono interessati a queste tematiche”. Tutti i relatori, infatti, hanno incentrato il proprio sguardo su aspetti diversi della questione.
Giorgio Banti, docente all'Orientale di discipline linguistiche in particolare di area africana, ha sottolineato come nei corsi alla ex-Facoltà di Lettere – in cui erano raccolti gran parte degli insegnamenti di lingue orientali e africane – sia stato costretto ad affiancare ai manuali altri testi, con lo scopo di concentrare l'attenzione su alcuni elementi utili per queste aree linguistiche e che difficilmente trovano spazio nella manualistica italiana.
Gaetano Berruto, invece, ricordando come gli studenti si trovino a fare i conti con la linguistica solo a partire dal percorso universitario, ha individuato alcuni dei punti più problematici nell'insegnamento della disciplina: la tensione tra un'impostazione divulgativa ed una tecnica e i relativi rischi di eccessiva semplificazione, da un lato, e di una complessificazione, dall'altro; il problema della terminologia, di per sé difficile, e di cui gli studenti sono completamente a digiuno; la varietà di approcci, teorie e metodologie in cui bisogna orientarsi e, talvolta, scegliere. Per finire – citando Tullio De Mauro nella sua Prefazione alla Linguistica elementare – Berruto ha parlato del fondamentale problema del “salto” tra la linguistica e le altre discipline umanistiche.
Anna Thornton si è soffermata su un ulteriore elemento di grande importanza: la differenza tra la manualistica di stampo anglosassone, ricca di esercitazioni e strumenti di verifica, e quella italiana in cui questi strumenti spesso non erano inclusi, tendenza che tuttavia appare invertita grazie alla pubblicazione, negli ultimi anni, di numerose edizioni specificamente dedicate agli esercizi.
Andrea Moro, in virtù della propria esperienza, ha invece parlato della collaborazione tra ambiti disciplinari, in particolare la linguistica e le neuroscienze: se, di recente, nei manuali di linguistica si presta più attenzione a questo ambito delle scienze dure, è vero anche il contrario: infatti, nell'ultima edizione di uno dei principali testi di riferimento delle neuroscienze (Kandel et al., Principles of Neuroscience, McGraw-Hill Medical, 2013) è presente un capitolo dedicato alle prove sperimentali relative alla modularità di lingua e cervello, a partire dagli esperimenti di Broca per giungere fino alle lingue impossibili. Ciò, naturalmente, mostra una tendenza simmetrica nei due ambiti disciplinari che testimonia l'importanza della collaborazione tra studiosi di diverse aree di studio.
Nell'ultimo intervento, infine, Giorgio Graffi si è concentrato su uno dei nodi problematici della didattica Linguistica: la differenza tra corsi ad ampio spettro, nei quali cercare di dare una panoramica dei vari aspetti dello studio, e corsi goal-oriented, nei quali si privilegiano alcuni specifici indirizzi di ricerca. La soluzione di Graffi – che sta alla base delle scelte adottate nel volume Le lingue e il linguaggio di cui è coautore con Sergio Scalise – è stata quella di proporre una “panoramica non di teorie, ma di concetti”, partendo dalla convinzione che ci sia un patrimonio di “concetti ingenui che ogni teoria linguistica deve considerare”, come affermato dallo stesso.
A chiudere l'incontro, una Tavola rotonda presieduta da Cristina Vallini, la quale ha dato inizio al dibattito sottolineando come nei decenni di insegnamento all'Orientale – memore del discorso di Saussure relativo al punto di vista che crea l'oggetto di studio – abbia sempre cercato di privilegiare “il corso prima del manuale, l'autore e i fatti prima delle teorie”, preparando testi di riferimento tarati principalmente sul target, oppure sfruttando gli stessi appunti degli studenti che, una volta revisionati e corretti, vengono pubblicati sulla pagina della docente come materiale didattico online.
Nella tavola rotonda, in particolare, ci si è concentrati sulle diverse esperienze di docenza: su ciò che sembra stimolare maggiormente gli studenti, consentendo di trovare un canale privilegiato per porre l'accento su alcuni elementi fondamentali, come l'apprendimento della prima e della seconda lingua; su quanto sia importante svelare agli studenti la complessità della disciplina sin dal principio, offrendo un ventaglio il più possibile ampio di teorie, metodologie e definizioni che al termine del corso finiscono con il riempirsi di contenuti offrendo un approccio critico alla Linguistica; sulla preferenza di forme di didattica che partono dal dato concentro della ricerca, anche se denso di tecnicismi, per giungere poi alle generalizzazioni che consentono di avere un quadro di riferimento più ampio.
In sintesi, il confronto tra editori e docenti, tra le modalità di stesura dei manuali e quelle di pianificazione dei corsi, non ha fatto altro che ribadire da un lato la complessità della disciplina – le cui diramazioni si spingono verso tutti i campi dell'agire umano – e dall'altro la necessità di fornire tanto gli strumenti necessari per un'analisi mirata ed approfondita, nei singoli campi di studio della linguistica, quanto quelli utili all'orientamento degli studenti in un panorama così vasto e rispetto al quale, soprattutto, è sempre necessario non perdere mai la visione d'insieme.
Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco