International Conference: Translating East and West
International Conference: Translating East and West
Dall'8 al 10 novembre si è svolta la Conferenza Internazionale “Translating East and West” dove si è discusso delle strategie di traduzione e del ruolo da esse svolto nell’incontro-scontro continuo tra la cultura occidentale e quella orientale
Si è svolta, presso la sala convegni del Palazzo Du Mesnil, la conferenza internazionale “Translating East and West”. Durante le tre giornate il dibattito è stato animato da numerosi ospiti, sia italiani che stranieri, provenienti da varie università, che hanno trattato degli effetti delle strategie di traduzione sui rapporti Est-Ovest dalle più varie angolazioni: letterarie, religiose, culturali, cinematografiche, in un movimento continuo tra Occidente e Oriente che ha messo in luce le percezioni che entrambi i mondi hanno l’uno dell’altro, evidenziandone gli aspetti positivi, ma anche gli stereotipi e fornendo ai numerosi studenti e partecipanti spunti di dialogo e riflessione.
In apertura della prima giornata la presidente del Polo Didattico d’Ateneo Elda Morlicchio e il direttore del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati Salvatore Luongo hanno ringraziato l’organizzatrice dell’evento, la professoressa Oriana Palusci, e tutti i membri del Comitato Scientifico e Organizzativo e hanno sottolineato come l’Orientale sia tradizionalmente luogo di discussione e confronto ideale per un simile evento. Evidenziando l’importanza di tutte le lingue e dei nuovi obiettivi della traduzione, i due docenti si sono detti entusiasti dell’iniziativa a livello didattico, scientifico e culturale. Dopo i saluti di apertura, Oriana Palusci ha introdotto la conferenza, sottolineando nel suo intervento la necessità di indagare le strategie di traduzione e il modo in cui modellano i rapporti tra l’Est e l’Ovest tenendo conto di quanto le diverse concezioni della traduzione stessa influenzino la comprensione reciproca; comprensione che appare cruciale, soprattutto oggi, ed è raggiungibile solo attraverso la tolleranza e l’apertura mentale capaci di trasformare le differenze in ricchezze. Nella prima sessione della mattinata – The Politics of Translation – moderata da Augusto Guarino, è stato tracciato in effetti un percorso che, dall'India all'Italia, ha messo in luce le diverse concezioni di traduzione e il rapporto tra lingua, identità e politica, con analisi dettagliate sulla storia della traduzione del nostro Paese che hanno mostrato quanto sia evidente il prestigio della nostra teoria della traduzione.
Nel pomeriggio il dibattito, moderato da Franco Paris, si è aperto sul tema della traduzione di testi sacri e/o antichi. Le relazioni hanno toccato varie aree geografiche, dall’Islam, alla Russia, dalla Germania protestante agli emigranti arabi in Olanda, mentre nella sessione Translation and the Middle East è stato il tema dell’ultima parte della prima giornata, con discussioni sulla teoria della traduzione, sui paradigmi da rispettare e sulla necessità di dover mediare tra questi e una resa del testo meno letteraria e dunque proprio per questo ancor più impegnativa.
La seconda giornata si è aperta con l’introduzione di Rossella Ciocca, che ha presentato l’intervento di Neelam Srivastava, studiosa di Letteratura Postcoloniale all’Università di Newcastle, il cui intervento “South Asian Literature(s) within a Comparativist Dimension: The Role of Translation” si è focalizzato soprattutto sulla traduzione dal bhasha all’inglese, prendendo in esame delle autobiografie e come la traduzione in inglese ha messo in evidenze il ruolo e la potenza diversa tra le due lingue. Dopo le altre relazioni, tutte interessanti e specifiche, è stata dedicata una intera sessione alla Russia nel quale, tra altri, l’intervento di Anna Jampol’skaja (“La letteratura italiana in Russia: osservazioni sulla politica editoriale”) ha mostrato come negli ultimi anni la letteratura italiana, almeno quella di un certo tipo, sia stata oggetto di particolare interesse per i russi, non senza qualche sorpresa quanto alla natura che determina una simile attenzione in quei contesti.
La quinta sessione, The practice of Translation, moderata da Paola Laura Gorla, ha visto tra i molti e tutti interessanti interventi quello di Liliana Landolfi, intitolato “The challenge of teaching translation at university”, nel quale la relatrice si è soffermata sul modo di insegnare a tradurre all’interno dell’università, individuando diversi punti cruciali che consentano allo studente di recepire, ma anche di esprimere il proprio parere e la propria creatività.
Durante il primo pomeriggio la riflessione è stata arricchita da una tavola rotonda intitolata “Quando si traduce da... una lingua minore”, moderata da Fiorenzo Iuliano, assegnista di ricerca in Letteratura angloamericana all'Orientale, a cui hanno preso parte traduttori di alcune lingue cosiddette minori – persiano, dialetti tibetani, ebraico, swahili – e in occasione della quale ci si è chiesti quale sia la realtà delle traduzioni italiane di lingue poco conosciute e quali siano le prospettive e gli ostacoli che si presentano a chi intraprende questa carriera: da quelle più immediate legate alla diversità culturale a quelle legate alle difficili situazioni politiche di queste aree.
La traduzione come mediazione tra culture non avviene solo in campo letterario, ma si esplica in tutti i settori: pittorico, cinematografico e, anche, delle graphic novel: questo l'argomento della sesta sessione “Translation as an Intersemiotic process” moderata da Eleonora Federici; partendo dai quadri del Rossetti, simbolo del tentativo di amalgamare l'oriente e l'occidente attraverso la fusione dei loro simboli, in questa sessione sono stati illustrati i processi di mediazione culturali necessari per rendere comprensibili tematiche legate ad una specifica cultura al resto del mondo, utilizzati anche per influenzare, dirigere questa comprensione in una determinata situazione.
L'ultima giornata, svoltasi sabato 10 novembre, ha avuto inizio con l'intervento di Giorgio Amitrano, “La ballade de l’impossible. Riflessioni sulla traduzione letteraria dal giapponese”, nel quale quest'ultimo ha esposto alcune delle riflessioni maturate nel corso degli anni grazie alla lunga esperienza di traduzione. L’intervento si è focalizzato principalmente sul rapporto tra il traduttore e la casa editrice, che spesso agisce in base ad idee di marketing e non in base a quelle del traduttore e/o dell'autore del testo originale, chiudendo sul problema delle traduzioni tra lingue e culture diverse: una riflessione riguardo la globalità odierna che, però, è punteggiata dalle diversità che portano a considerare un Oriente e un Occidente.
La settima sessione, Translation as transculturalisation, è stata aperta da Rossella Ciocca con l’intervento “Masala crime fiction in Mumbai. Translating the West in the subcontinent”, nel quale è stata presentata la città di Mumbai come luogo dove, in maniera del tutto peculiare, convergono Occidente e Oriente. A seguire, come nell’intero convegno, numerose e interessanti relazioni hanno continuato a tenere viva l’attenzione del pubblico. Impossibile dedicare uno spazio, qui, a ogni relazione presentata, ma si vuole provare almeno a riassumere i nomi dei partecipanti: innanzitutto Oriana Palusci, alla quale si deve l’organizzazione scientifica del convegno, quindi Eleonora Federici, Rosa Maria Bollettieri-Bosinelli, Elena Di Giovanni, Clara Montella e Augusto Guarino che sono intervenuti sul tema delle politiche della traduzione; Roberto Tottoli, Marina Di Filippo, Giuseppe D’Alessandro, Marco Prandoni che hanno analizzato le questioni relative alle traduzioni di testi antichi o sacri; Paola Faini, Radhouan Ben Amara e Davide Aliberti che hanno affrontato il tema della traduzione in Medio Oriente. La seconda giornata è stata aperta da Neelam Srivastava, seguita poi dalle russiste Anna Jampol’skaja, Valentina Parisi, Enza Dammiano che hanno esposto questioni relative alla situazione editoriale Russa di oggi e dell’immediato passato, mostrando testi di traduzione russa; Lucia Di Pace, Rossella Pannain, Gianna Fusco, Liliana Landolfi hanno affrontato l’ambito didattico della tradizione, esponendo soprattutto modelli teorici sino ad arrivare ai metodi d’insegnamento. Fiorenzo Iuliano, in seguito, ha inaugurato “la tavola rotonda” che ha visto la partecipazioni di esperti e dottori di diverse aree socio-linguistiche, i quali hanno esposto il proprio punto di vista riguardo il tradurre, soprattutto, lingue minori, tra questi: Graziella Acquaviva, Stefania Cavaliere, Raffaele Esposito, Bianca Maria Filippini, Mara Matta; la giornata si è conclusa con l’intervento di Eleonora Sasso, Marta Cariello, Esterino Adami, Katherine E. Russo e Giuseppe Balirano, i quali hanno trasportato la traduzione ai più svariati ambiti, dall’arte, alle graphic novels, alla cinematografia. L’ultima giornata della conferenza internazionale è stata relazionata da Giorgio Amitrano, al quale hanno seguito Rossella Ciocca, Paola Laura Gorla, Mirko Casagrande, Franco Paris e Livia Apa, i quali hanno analizzato testi letterari appartenenti a diverse aree geografiche e hanno messo in discussione i punti salienti relativi ad una concezione di traduzione intrinseca in queste opere.
A chiudere le tre giornate i saluti e i ringraziamenti della professoressa Palusci ai comitati organizzativo e scientifico, ai numerosi studenti presenti e ai relatori i cui contributi hanno mostrato quanto sia complesso il lavoro di traduzione, ma non per questo un impiego “meccanico”, in quanto più volte è stato sottolineato il bisogno di creatività, coraggio, nonché passione necessari per eccellere, come hanno ben dimostrato i relatori partecipanti, in questo corposissimo e meraviglioso campo.
Antonella Biancaniello, Luisa Mucci - Direttore: Alberto Manco
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Non farti cadere le braccia - Edoardo Bennato