La guerra fredda culturale

 

La guerra fredda culturale

Si è tenuto mercoledì 21 maggio a Palazzo du Mesnil la prima delle due giornate di convegno internazionale dal titolo “La guerra fredda culturale. Fonti, metodologie, prospettive di ricerca, casi di studio”, a cura di Raffaele Nocera e Paolo Wulzer. Per “guerra fredda culturale” si intende, in primo luogo, la cosiddetta “diplomazia culturale” dispiegata dalle due superpotenze con l’obiettivo di consolidare, attraverso gli strumenti del soft power, la propria azione politica e la propria immagine nei vari scacchieri regionali coinvolti nelle dinamiche bipolari. Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica dedicarono grandi sforzi a questa operazione, concentrandosi, con alterni risultati, sia in Europa che nei teatri extraeuropei, la prima diffondendo l’american way of life e l’Unione sovietica il modello comunista. Ma per “guerra fredda culturale”, si fa riferimento anche alle percezioni e alle rappresentazioni maturate, nei vari contesti locali, verso le strategie di Washington e Mosca volte ad estendere le proprie aree di controllo e di influenza, soprattutto in seguito al processo di decolonizzazione. Infine, l’ambito di studi in questione può essere anche esteso alle raffigurazioni che le varie forme di espressione culturale (letteratura, arte, cinema) diedero della guerra fredda e del suo impatto identitario sui paesi divenuti “terreno di confronto” tra i due blocchi. Il convegno dunque ha analizzato, attraverso il contributo di studiosi italiani e stranieri, gli aspetti e i risultati più significativi emersi sino ad ora nell’ambito del dibattito storiografico sulla “guerra fredda culturale”. Da una parte si è concentrata sull’esame di fonti, metodologia e prospettive della materia e cercando di mettere in luce l’importanza del dato culturale per una corretta comprensione e valutazione della storia internazionale della seconda metà del Novecento. Dall’altra, ha approfondito due contesti regionali (Europa e America Latina) attraverso alcuni casi di studio, tentando di far emergere analogie e differenze nelle tecniche di penetrazione culturale adottate dalle due superpotenze e nelle reazioni suscitate nei singoli casi nazionali.

Ugo Cundari

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