Una rassegna di cinema turco all'Orientale: intervista a Lea Nocera

 

Una rassegna di cinema turco all'Orientale: intervista a Lea Nocera

Immagine tratta dalla locandina della Rassegna di cinema turco

Una realtà, quella turca, spesso giudicata a partire da luoghi comuni. Eppure molti degli studenti che negli anni passati hanno studiato il turco in Italia oggi sono in Turchia a lavorare

 

 

 

 

A breve avrà inizio la rassegna di cinema turco da lei curata: sei  film realizzati di recente da registi apprezzati in Turchia e all'estero, ma non altrettanto noti al pubblico italiano. Ce ne parla brevemente?

Abbiamo deciso di proporre agli studenti dell'Orientale – e non solo a quelli di Lingua e letteratura turca – questa rassegna che comprende delle produzioni molto recenti. Sono quasi tutte produzioni degli ultimi due-tre anni, molto interessanti, di giovani autori affermatisi di recente, tranne alcuni: la regista del primo film [Yesim Ustaoglu, NdR] e il regista dell'ultimo [Nuri Bilge Ceylan, NdR], ad esempio, sono già abbastanza affermati, ma di questi sei solo quest'ultimo in realtà ha avuto una vera distribuzione in Italia perché ha vinto il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes nel 2011. Gli altri, invece, sono film che non hanno avuto alcuna distribuzione in Italia – forse qualcuno, in piccoli Festival – eppure rappresentano un grande esempio di quanto sia vivace, attenta e qualitativamente importante la produzione cinematografica turca degli ultimi tempi. Ciò che è interessante è che – per quanto possano esserci approcci diversi e degli sguardi molto differenziati – tutti affrontano molto da vicino il rapporto con la memoria storica del Paese e, anche quando affrontano questioni individuali che riguardano le relazioni interpersonali e gli spaccati psicologici, in realtà parlano di questioni che sono politiche e sociali, questioni all'ordine del giorno in Turchia.
Mi sembrava interessante, quindi, proporre un'analisi anche degli sviluppi che sta vivendo il Paese attraverso, però, lo sguardo dei Turchi, uno sguardo che fosse anche esteticamente bello: la cinematografia turca, infatti, si sta affermando in maniera preponderante nel cinema internazionale. Tutti questi film, tra l'altro, sono produzioni che hanno girato moltissimo, in Europa, USA, Canada, Asia, e hanno ottenuto numerosi riconoscimenti tanto in Turchia quanto all'estero. È un peccato che questi film non abbiano una risonanza in Italia e noi, nel nostro piccolo, all'interno dell'offerta dell'Orientale, proponiamo un piccolo assaggio di tutto ciò agli studenti.

Quanto può essere importante il cinema, come supporto alla didattica, in quanto forma di linguaggio più vicina ai giovani?

Il cinema può essere molto utile e, di certo, è un grande supporto quando, come nel mio caso, si insegna la lingua di un Paese in cui gli studenti non sono mai stati prima. Chiaramente, in questi casi, gli studenti hanno un immaginario del Paese di cui studiano la lingua che è costruito sulla base di letture, del “sentito dire”, e talvolta anche su pregiudizi. In questo senso, poter assistere a quelle che sono delle descrizioni, seppure cinematografiche ma comunque molto vicine alla realtà di oggi, è una grande occasione anche per avere uno sguardo diverso sul Paese. Molto spesso mi accorgo che ci sono studenti che, non essendo mai stati in Turchia, hanno una visione del tutto diversa delle cose e attraverso i film scoprono, ad esempio, che ci sono costumi molto simili ai nostri. Se hanno una visione stereotipata, questa tende a cadere, perché che magari è criticata stesso in Turchia: in questo senso, il cinema può offrire un grande supporto agli studenti.
D'altra parte, per ciò che riguarda la produzione cinematografica turca, è interessante che vengano attraversati e affrontati dei temi molto delicati che riguardano la storia, l'attualità, e la politica e, da questo punto di vista, lo strumento cinematografico serve a facilitare un avvicinamento a questi temi delicati: penso, ad esempio, alla questione curda, al rapporto controverso con la memoria del genocidio armeno, alla questione delle minoranze, alla violenza sulle donne. Il cinema offre agli studenti un canale forse più semplice per avvicinare dei temi che sono più difficili e che non sempre si riesce a trattare all'interno dei corsi.

Cosa pensa del dinamismo politico-culturale che sta animando di recente la Turchia?

La Turchia ha oramai un governo di ispirazione islamica da dieci anni e questa forza politica arrivata al potere ha cambiato molte cose. Ciò ha coinciso, inoltre, con una congiuntura economica favorevole molto importante: mentre da noi c'è una grossa crisi, in Turchia si assiste ad un grande sviluppo economico e il Prodotto Interno Lordo del Paese è molto alto. Ciò si traduce chiaramente anche in un dinamismo sia economico sia culturale. Negli ultimi anni, inoltre, è stato possibile osservare una grande vivacità che è derivata da una nuova spinta al processo di democratizzazione per cui c'è stata l'apertura, o la riapertura, di discorsi molto importanti che riguardano temi anche mai affrontati prima o considerati tabù, come il rapporto con alcuni momenti della storia che erano stati letteralmente messi a tacere o anche lo stesso rapporto con l'Islam, e ciò ha in qualche modo movimentato il dibattito politico-sociale-culturale. Non è un caso, quindi, se dalla Turchia arriva l'eco in Europa del fermento letterario e cinematografico, e non solo quindi di un attivismo politico e sociale. La Turchia sta attraversando un momento molto importante, un momento in cui il dibattito sull'ingresso in Europa ha anche meno importanza e, a mio parere, è un Paese che non bisogna perdere di vista, come purtroppo è invece accaduto negli scorsi anni, e sto pensando soprattutto all'Italia che condivide con esso relazioni economiche così come aspetti simili nella storia e nella cultura dell'ultimo secolo.

Lei insegna Lingua e letteratura turca. Quali sono le prospettive per gli studenti della sua disciplina e quali i riscontri?

C'è differenza tra gli studenti della triennale e quelli della magistrale. Gran parte degli studenti della triennale sceglie il turco come seconda lingua, per affiancare un'altra lingua dell'area – quasi sempre l'arabo, oppure il persiano – e in altri casi, più rari, si osservano anche studenti che accostano il turco al cinese o al giapponese, ma sono appunto casi rari. Non è raro, invece, che gli studenti cambino le proprie scelte in corso d'opera facendo diventare il turco prima lingua, oppure facendo sì che diventi una lingua triennale grazie alle possibilità di modifica del piano di studi. Alla magistrale, invece, a parte quelli che continuano dalla triennale, spesso arrivano anche studenti da altri atenei che hanno fatto, ad esempio, esperienze Erasmus in Turchia e sono rimasti molto colpiti, per cui decidono di proseguire anche per approfondire degli aspetti legati all'antropologia, alla sociologia, alla storia, alla letteratura, e così via; qui la situazione, per alcuni aspetti, è anche un po' più varia.
Chiaramente non parliamo di grandi numeri ma, in genere, c'è un grande interesse che ormai è supportato dai programmi di scambio – la Turchia è un paese Erasmus e, pur non essendo ancora UE, ci sono vari accordi con le università turche – così come gli stage presso gli Istituti Italiani di Cultura, il programma Leonardo, l'Erasmus Placement, le diverse borse di studio del governo turco: tutte opportunità che vengono offerte agli studenti per migliorare la conoscenza della lingua e per conoscere il Paese. Esperienze che sono importanti perché permettono di affiancare lo studio che viene fatto all'Orientale e, chiaramente, incentivano gli studenti nel proseguire con questi studi. Per ciò che riguarda le prospettive lavorative, inoltre, molti degli studenti che negli anni passati hanno studiato il turco oggi sono in Turchia a lavorare, grazie appunto alla situazione economica diversa della nostra che – anche se sembra paradossale – offre delle sponde maggiori rispetto alle possibilità che ci sono in Italia.

Un'ultima domanda. Qual è il suo legame con l'Orientale?

Mi sono laureata in questo Ateneo e dopo una pausa – ho fatto un Master in Turchia, dove ho vissuto – sono ritornata qui per il Dottorato: un percorso non lineare ma continuo, che mi ha sempre riportato all'Orientale. Dopo il Dottorato sono stata per molto tempo fuori e poi sono tornata per insegnare Lingua e letteratura turca, per cui è chiaramente un rapporto di lunga data. Sicuramente l'Orientale per me è stato molto importante durante gli anni di formazione, mi ha dato moltissimo, anche dal punto di vista delle opportunità per studiare e per formarmi all'estero e non posso che riconoscere questo elemento. E anche oggi rappresenta un luogo importante di scambio e, ancora, di formazione.

Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco

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