“Henry James: State of the Art”, un viaggio culturale nel mondo jamesiano

 

“Henry James: State of the Art”, un viaggio culturale nel mondo jamesiano

Donatella Izzo

Università degli studi di Napoli “L’Orientale” – Il 7 marzo 2013 si è svolta la Giornata di studio “Henry James: State of the Art”. Tra i massimi esponenti del movimento realista, Henry James invade e influenza con la sua opera una molteplicità di settori moderni e postmoderni: questo il motivo fondamentale che ha condotto Donatella Izzo e Maria Giovanna Fusco del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati a organizzare quest’incontro. Presenti importanti studiosi di livello internazionale, come Pierre A. Walker e Anna Despotopoulou.

Nella cornice di Palazzo Du Mesnil è stata organizzata una giornata dedicata all’emblematica figura di Henry James. Promotrici dell'evento Donatella Izzo – professore ordinario di Letteratura angloamericana all'Orientale, membro della redazione di Ácoma, Anglistica, Igitur, e del comitato scientifico nazionale del “Centro Studi sui Linguaggi delle Identità”– e Maria Giovanna Fusco, docente di Lingua inglese all’Orientale.

L’incontro è incominciato con gli Opening Remarks di Izzo, la quale ha voluto ringraziare in particolar modo Pierre A. Walker e Anna Despotopoulou, due dei maggiori esponenti jamesiani nel panorama internazionale, per aver accolto con entusiasmo l’invito a quest’appuntamento. “Henry James è un autore assolutamente centrale nella tradizione americana e non solo” – dichiara Donatella Izzo – “capace sempre di grandi coinvolgimenti e grandi promesse per gli americanismi vecchi e giovani. Inoltre, uno dei frutti che ha rinnovato gli studi su James, facendolo riapparire in chiave diversa, è la sua rilettura ‘socialmente consapevole’. Sono contenta, tra l’altro, di vedere il numero di studenti accorsi alla giornata”. Tracciare un ritratto completo e analitico di Henry James, primo dei grandi scrittori nordamericani espatriati nella convinzione che solo un soggiorno in Europa potesse rafforzare la propria arte, è pertanto un’impresa ardua. A questo proposito, il primo relatore della giornata, Pierre A. Walker, professore del Salem State College in Massachusetts, con un intervento dal titolo “The American and the Critique of U.S. Civil War Reconciliation Narratives”, ha sviscerato la complessità jamesiana muovendo dalla corposa attività dell’autore americano: James, infatti, trovò un'inesauribile produzione narrativa ed artistica proprio nel conflitto che “esplose quando un statunitense si trovò di fronte ai complessi codici delle società europee”. Walker afferma che la sua esperienza da “espatriato”, ha mosso il suo maggior interesse verso Henry James: “Vivendo all'estero, ho scoperto che si spende molto tempo a pensare e parlare di differenze culturali-nazionali, ed è stato un grande conforto scoprire che un secolo prima di me, in fiction come Daisy Miller, The Europeans e The American, qualcuno aveva drammatizzato quei contrasti tra le culture che io e i miei colleghi emigrati affrontiamo e discutiamo ogni giorno”. James è consapevole dei cambiamenti e in Transatlantic sketches, del 1875, scrive i suoi appunti di viaggio che documentano la profondità con cui l'immagine dell'Europa, da Parigi a Londra, s’imprime sul giovane autore americano. Nei componimenti del 1877-78, James esplora la contrapposizione tra la cultura americana ed europea in profondità: senza favorire l'una o l'altra, quasi ipotizzando una fusione dei costumi e dei valori morali delle due tradizioni nella figura di un potenziale americano europeizzato. Ascoltando l'intervento di Nicolangelo Becce, Henry James appare come uno spirito influente e universale, e senza dubbio l’invenzione jamesiana per eccellenza è il “tema internazionale”. Abbracciando questioni politiche, come il nascente femminismo, e mostrando molta arguzia per i problemi sociali, James assume anche toni molto ambigui. Ma, come spiegato da Serena Fusco nell'intervento successivo: “at the heart of this ambiguity is photography”. Approfondendo quest’altra forma artistica, “the position of the photography in James’s art and life” è comprensibilmente una rappresentazione di quella che oggi possiamo chiamare la crescita della culture of the publicity, con la produzione di oggetti che circolano e acquistano (o forse perdono?) valore. A seguire, dall'Università di Atene, Anna Despotopoulou ha presentato un intervento dal titolo “Romancing the Rails: The Liminal Spaces of Jamesian Femininity”, in cui sono state esaminate le lettere scritte da James alla sorella Alice, in particolar modo, considerando gli effetti dell’avvento dell’underground railway nello State of the Art. Le “nuove tecniche” e la superfice della tecnologia diventano per James “lo spazio delle possibilità” e pertanto dell’analisi sociale. Un occhio di riguardo – come si può notare in The Portrait of a Lady e A London Life – investe l’osservazione del corpus femminile. Infine, Anna De Biasio, Carlo Martinez e Maria Giovanna Fusco si sono riallacciati alla spaziosità di questo “inafferrabile” intellettuale: il rapporto di James con gli altri autori e il suo concetto di Home, la sua tecnica del punto di vista, in cui il narratore è interno alla vicenda, le sue trame equivoche, che si mescolano straordinariamente tra Gender and Professionalism in The Papers.
 

Annacarla Tredici - Direttore: Alberto Manco

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