Roberto Tottoli ospite dell'annuale ciclo di incontri organizzati presso l'Ateneo federiciano

 

Roberto Tottoli ospite dell'annuale ciclo di incontri organizzati presso l'Ateneo federiciano

un momento della serata, dalla sin. Giuseppe Cataldi e Roberto Tottoli

L'Islam e la comunità musulmana in Occidente: tra storia e attualità

4 aprile 2013 – Come ogni anno, l'Università degli studi di Napoli Federico II promuove il ciclo di incontri “Come alla Corte di Federico II. Parlando e riparlando di scienza”: ospite dell'edizione di quest'anno Roberto Tottoli, professore di Islamistica all'Università degli studi di Napoli “L'Orientale” con il tema “I musulmani in Occidente: dalla storia all'attualità”.
Dopo la presentazione della serata da parte del Rettore della Federico II Massimo Marelli, il prorettore dell'Orientale Giuseppe Cataldi ha brevemente introdotto Roberto Tottoli sottolineando la fruttuosa collaborazione per questi incontri – definiti non a caso “Messaggerie Orientali” – nei quali l'Ateneo federiciano si avvale delle competenze particolari dell'Orientale, come accaduto nelle edizioni precedenti a cui hanno partecipato i professori Franco Mazzei, Giorgio Amitrano, Alessandro Triulzi, per citarne alcuni.
Roberto Tottoli ha dato inizio all'intervento tracciando un sintetico quadro della presenza musulmana in Europa nel corso della storia: se la prima espansione dei turchi ottomani, prima ancora che in Nord Africa, si verifica verso l'area balcanica con una diffusione che ancora oggi lascia tracce visibili, una delle testimonianze più significative pare essere la tragica esperienza dei Moriscos nella penisola iberica, costretti a convertirsi forzatamente al cristianesimo a partire dal XVI secolo, fino alla cacciata avvenuta nel 1700, e i cui testi scritti in lingua spagnola ma con caratteri arabi sono una chiara testimonianza del clima nel quale queste comunità erano costrette a vivere.
Per quel che riguarda l'Italia, la presenza musulmana nella penisola siciliana si mostra ben presto come un fenomeno la cui penetrabilità è ben più estesa di quanto si immagini, sia geograficamente – ci sono testimonianze di schiavi musulmani giunti fino a Napoli – sia cronologicamente, arrivando fino al XIX secolo. Ed è in questo secolo che in Europa – in Inghilterra così come in Francia e in altri paesi – si attesta una presenza che non solo è costante ma crescente. Lasciando l'Europa e osservando le Americhe – anche se la situazione oltreoceano è meno conosciuta – Tottoli precisa che per ciò che riguarda il Nord America la presenza musulmana si fa risalire fino ai primi spostamenti di schiavi dal vecchio continente: una presenza ancora oggi ravvisabile nelle pratiche dei neri musulmani talvolta, però, molto distanti dalla originaria ortodossia dell'Islam. Nell'America del Sud, invece, negli ultimi decenni del XIX secolo si attesta una forte immigrazione di arabi di area siro-libanese giunti in Brasile, Argentina, Perù, Cile e che, a partire dagli anni Settanta del Novecento, vanno alla ricerca di una riaffermazione del mondo musulmano e degli elementi tipici della propria cultura.
A questo punto Roberto Tottoli ha evidenziato due questioni attraverso le quali sembra possibile interrogare il rapporto tra Islam e Occidente – ovviamente generali e semplificate, come dichiarato dallo stesso, data la natura divulgativa del ciclo.
La prima è una questione fondamentalmente identitaria: quando si parla di Occidente e di Islam a cosa si fa riferimento? Esistono forse delle “identità” occidentali e musulmane che possano essere considerate uniche? E, se anche così fosse, è possibile non mettere mai in discussione una determinata concezione dell'identità? Dalla seconda metà del XX secolo, l'assoluta fiducia nel modello occidentale ha iniziato a vacillare, e non poco, sotto il peso delle contraddizioni che hanno attraversato il Novecento, una su tutte la questione dell'Olocausto che sembra mostrare chiaramente quanto il cosiddetto “Occidente” non abbia un rapporto sereno con la propria concezione identitaria. Ma lo stesso vale per l'identità musulmana. Purtroppo, sia da un lato, sia dall'altro, negare quanto sia problematica la natura del confronto tra le diverse sfumature di queste culture renderebbe il problema più grave di quanto non sia e si rischierebbe una duplice radicalizzazione: con una xenofobia che sempre più spesso sembra diventare “islamofobia” in Europa, e con un rischio di esasperazione che possa toccare non solo le comunità musulmane che vivono in area orientale, ma anche quelle che vivono in area occidentale. In ogni caso, nonostante le differenze, favorire il confronto potrebbe portare anche a novità e momenti di reciproco arricchimento: ad esempio, i modelli economico-finanziari e quelli delle attività per il welfare delle comunità musulmane – così legati ad un principio etico-religioso che appare pervasivo – iniziano ad essere apprezzati anche fuori dall'Oriente. Ciò finirà con l'influenzare, anche se in minima parte, il versante occidentale, proprio come l'esperienza dei musulmani in occidente – sempre molto partecipata e al tempo stesso ancorata alle radici islamiche – ha mostrato molta della sua forza negli eventi delle cosiddette “primavere arabe”. Anche se è innegabile quanto i paesi occidentali spesso predichino bene e razzolino male, in quanto a principi democratici, la percezione e l'esperienza dei musulmani in Europa non può aver lasciato indifferenti le comunità arabe e sicuramente continuerà ad avere anche in futuro un ruolo importante nelle spinte democratiche cui questi paesi sono soggetti.
Una volta concluso l'intervento, il Rettore della Federico II, Massimo Marelli, ha dato inizio al dibattito che è stato vivacizzato non solo dal contributo del pubblico presente, interessato a diversi aspetti della questione, ma anche da alcuni docenti dell'Orientale presenti all'incontro, che hanno posto affrontato elementi più specifici quali la questione del diritto islamico, dei diritti delle minoranze e altre ancora. Come mostrato anche dalle conclusioni della serata, l'incontro tra le realtà, per quanto distanti, può essere fonte di contrasto e di momenti più o meno critici ma anche, e si spera, fonte di grandi opportunità e di stimolo per cercare nuove vie, ridiscutere alcuni fondamenti e cercare un dialogo sempre più produttivo con l'altro.

Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco

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