Il "gusto" attraverso tre pubblicazioni: due incontri promossi dal Centro Studi Cibo e alimentazione d’Ateneo
Il "gusto" attraverso tre pubblicazioni: due incontri promossi dal Centro Studi Cibo e alimentazione d’Ateneo
15 e 16 novembre 2012 – Due incontri dedicati alla “Significazione e Comunicazione del gusto (e del giusto)”, organizzati in collaborazione con il Dottorato di Filosofia e Politica e con il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell'Università degli studi di Napoli “L'Orientale” e promossi dal Centro studi Cibo e Alimentazione dell'Ateneo
15 novembre – Nella Sala delle Conferenzr di Palazzo Du Mesnil, si svolge il primo dei due incontri previsti, incentrato sulla presentazione di due recenti pubblicazioni e sul confronto tra gli autori delle stesse, moderati da Arturo Martone – La cucina del senso. Gusto, significazione, testualità di Gianfranco Marrone e Alice Giannitrapani (Mimesis, 2012) e Il gusto come esperienza. Saggio di filosofia ed estetica del cibo di Nicola Perullo (SlowFood, 2012).
Un modo per concentrare l'attenzione sul cibo e sul gusto – e sulle loro diverse declinazioni, in una prospettiva semiotica, da un lato, ed estetico-filosofica, dall'altro – attraverso l’esame di due testi nati da intenti e stimoli differenti, dai quali emergono però i fili conduttori principali del dibattito: il gusto come esperienza sensoriale profondamente individuale e idiosincratica, e al tempo stesso collettiva e sociale; il gusto e il momento del nutrimento come strumento di identificazione universale e al tempo stesso di diversificazione culturalmente determinata; e, ancora, i diversi altri fattori che entrano in gioco quando ci si affaccia su una dimensione così ampia e complessa come quella legata all’alimentazione, sempre in bilico tra natura e cultura.
Nell’introduzione, Arturo Martone ha richiamato l’attenzione sulla centralità del cibo come momento di comunicazione e significazione, come esperienza di un limite che può essere “immanenza di una misura, sia come barriera sia come attraversamento”. Barriera di un sé per il quale l’esperienza del cibo, in virtù della propria endocorporeità, può avere un enorme potere significativo, ed attraversamento del sé verso quella socialità in cui l’universo del cibo si presenta come un momento comunicativo dotato di un forte valore storico-culturale.
Gianfranco Marrone – professore di Semiotica all'Università di Palermo e responsabile di un Master di I livello in “Comunicazione del gusto” – nel proprio intervento ha parlato della nascita del volume di cui è curatore assieme ad Alice Giannitrapani. Una varia raccolta di contributi provenienti non soltanto dall’ambito della semiotica – tra cui quelli di antropologi e linguisti, come Claude Levi-Strauss e Roman Jakobson – con le quali ci si è affacciati sul mondo della tavola e degli studi ad essa dedicati. Prendendo le distanze da una visione logocentrica della cultura – e da un quadro di studi nel quale la linguistica possa essere considerata “ancella” della semiotica, piuttosto che il contrario – Marrone ha cercato di avvicinarsi al cibo in quanto strumento primario di “modellizzazione” dell’identità e della collettività, concentrandosi sui tre termini definiti chiave di testualità, discorsività e narratività.
Dopo questo sguardo da una prospettiva semiotica, la parola è passata a Nicola Perullo – professore di Estetica all'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo-Bra – il quale, dopo aver sottolineato l’importanza dell’ateneo in cui opera, primo in Italia ad occuparsi di tali scienze, si è concentrato sull’importanza dell'esperienza gustativa in prospettiva estetica. Il gusto inteso come piacere – innanzitutto soggettivo, più che intersoggettivo – e come strumento di conoscenza della differenza e, quindi, di una forma di consapevolezza che contribuisce alla formazione individuale.
Ad arricchire il confronto, gli spunti di riflessione dell’antropologa Flavia Cuturi e di Rossella Bonito Oliva, coordinatrice del Dottorato in Filosofia e Politica dell’Orientale. Quest’ultima, in particolare, ha introdotto alcuni elementi fino a quel momento soltanto evocati nel discorso: ovvero le complesse problematiche legate al rapporto tra l’uomo e il cibo, e lo sbilanciamento di questo rapporto, a partire dalle patologie legate all’assenza di risorse nutritive in molti paesi del mondo cui fanno da contraltare quelle, non meno importanti e sempre più frequenti nelle culture cosiddette “avanzate”, legate ad un consumo compulsivo del cibo. Questioni che richiamano in causa una dimensione etico-filosofica che non può mai essere marginale quando si parla di cibo e di alimentazione.
Il 16 novembre, nella Sala del Consiglio di Palazzo Giusso, si è svolto l’ultimo incontro del Seminario di studi. Oggetto di questo secondo appuntamento la pubblicazione di Delfo Cecchi, Cibo. Corpo. Narrazioni. Sondaggi estetici (Mimesis, 2012), collaboratore con le cattedre di Estetica della già citata Università di Scienze Gastronomiche e dell’Università di Pisa. La presentazione, introdotta da Arturo Martone, è stata letteralmente “intavolata”: professori, esperti e studenti seduti alla stessa tavola ovoidale hanno prima ascoltato una sintesi del gustoso libro di Cecchi per poi prendere parte ad un dibattito nel quale ci si è concentrati soprattutto su una prospettiva filosofica. L'autore ha parlato ai presenti dell’elemento costante della propria riflessione, quello corporeo-alimentare, cui si accompagna sempre un altro ingrediente, quello del grottesco. Questa, infatti, è la caratteristica cruciale per la comprensione del testo: l’enfatizzazione dell’eccesso, il ridicolo, l’osceno, il tragicomico, collegati alla dimensione del cibo. L’idea di base del libro è quella di rovesciare alcune gerarchie “culturali” che hanno sempre definito il corporeo come meno aulico e significativo di ciò che invece si trova all’apice del nostro corpo, la mente e con essa i sensi, restituendo ad uno di quelli che possono essere definiti come i grandi esclusi della riflessione filosofica, ovvero il corpo, il ruolo che gli spetta. Attraverso diverse testimonianze presenti in letteratura – come quella dell’Ulysses di Joyce in cui i bisogni e le necessità fisiche e corporali, così come quelle sessuali, prendono il sopravvento nel racconto – si mostra come la tavola e il convivio, afferma Cecchi, siano luoghi in cui si manifesta chiaramente il grottesco. Ribaltando ancora le gerarchie citate, ci si concentra su quel momento in cui il mangiare e il parlare sono sullo stesso piano e, mentre si tace perché ci si deve nutrire, il parlare non appare più un momento primario.
Nel dibattito che ha chiuso il seminario sono stati infine ripresi alcuni dei temi affrontati nell’incontro del giorno precedente ed è stato possibile constatare l’ampiezza di questo ambito di riflessione e l’interdisciplinarietà attraverso il quale può essere osservato: dall’antropologia alla sociologia, dalla filosofia alla politica, dalla geografia all’economia, nel tentativo di trovare nuovi percorsi di riflessione e nuove categorie attraverso le quali riflettere su questo momento così universale e, al tempo stesso, così particolare della vita quotidiana.
Antonella Biancaniello, Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco