“La lessicografia storico-etimologica dell’italiano e il LEI”: apertura dei lavori

 

“La lessicografia storico-etimologica dell’italiano e il LEI”: apertura dei lavori

Si è tenuta il 22 maggio 2013 presso la sede di Palazzo Du Mesnil la prima giornata dedicata a “La lessicografia storico-etimologica dell’italiano e il LEI”, promossa dal Centro di ricerca interuniversitario LeItaLiE in collaborazione con l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, l’Università di Salerno, l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e la Società Napoletana di Storia Patria






 

Napoli, L'Orientale, 21 maggio 2013 - Ad aprire i lavori, il Presidente del Polo Didattico di Ateneo dell’Orientale, Elda Morlicchio, che ha descritto le due giornate come essenzialmente applicative oltre che incentrate principalmente sui giovani. Caratteristiche queste riscontrate anche e soprattutto durante i laboratori di approfondimento su “Come nasce un articolo del LEI?” che hanno visto la partecipazione di numerosissimi studenti impegnati nella risoluzione di quelle problematiche tipiche del lavoro dei redattori. Il primo intervento è stato quello di Max Pfister, direttore della celebre e monumentale opera costituita dal Lessico Etimologico Italiano (LEI), che ha presentato questo progetto la cui prima pubblicazione risale al 1979. Nato in realtà nel 1968 il LEI impegna oggi numerosi collaboratori nell’analisi dell’italiano, all’interno del quadro costituito dalle lingue romanze: con una bibliografia di oltre 10000 titoli, l’opera è giunta alla pubblicazione dei lemmi relativi alla lettera C e prevede come data di chiusura dei lavori il 2032, sebbene si tratti di un futuro – spiega Pfister – caratterizzato da uno sviluppo sicuramente differente, basato essenzialmente sulla riduzione della portata di questo imponente dizionario. Attraverso l’esempio di caligārius Pfister ha poi mostrato quali sono le evoluzioni che possono toccare le parole ricordando ai presenti l’importanza di un confronto costante tra le forme moderne con quelle antiche. La parola è passata poi ad Alberto Varvaro, il quale si è invece soffermato sul Vocabolario Etimologico Siciliano (VES) precisando che quest’opera può essere considerata solo come un “basso” rispetto al “grattacielo” che il LEI costituisce. Sottolineando quanto la facilità di delimitazione dell’ambito geografico cui si presta la Sicilia lo abbia in qualche modo aiutato nell’analisi del siciliano, Varvaro ha definito il VES come strutturalmente differente dal LEI: organizzato in famiglie lessicali “acchiappate dalla testa moderna”, per utilizzare le sue stesse parole, il Vocabolario Etimologico Siciliano procede dunque in senso opposto rispetto a quello proposto nell’opera di Pfister, in cui la ricerca parte invece dall’etimo. Il linguista ha poi concluso il suo colorito intervento, ricco di aneddoti seri e semiseri, presentando alcune riflessioni sulla parola salma e sulle sue possibili accezioni legate al concetto di misura, nonché alcune considerazioni legate a possibili significati positivi della parola mafia. Con l’intervento di Sergio Lubello, intitolato “La lessicografia etimologica dell’italiano (prima e dopo il LEI)”, si è invece analizzato il panorama relativo ai dizionari etimologici, presentando i punti di forza e le eventuali lacune di ciascuno e mettendone a confronto le caratteristiche peculiari. Soffermandosi in particolare sul LEI, progetto al quale Lubello ha già preso parte, il linguista si è detto contrario alla nuova politica di ridefinizione, definendo l’opera di per sé “onnivora”. Posto l’accento sulla necessità di guardare ai dizionari sempre con uno spirito critico, i relatori hanno permesso al pubblico di entrare nel vivo dell’ideazione e della composizione di un dizionario, facendo toccare con mano i materiali propri del lavoro lessicografico e consentendo ai più giovani un approccio alla materia tanto teorico quanto pratico.

Francesca De Rosa - Direttore: Alberto Manco

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