Origini, evoluzione e nuove tendenze del welfare state: Un libro di Francesco Zammartino

 

Origini, evoluzione e nuove tendenze del welfare state: Un libro di Francesco Zammartino

Copertina del volume

Edito da Guida il nuovo volume di Francesco Zammartino, Origini, evoluzione e nuove tendenze del welfare state. Problemi e prospettive nell'esperienza italiana

Il volume si propone di analizzare l’evoluzione istituzionale dello Stato sociale e le sue applicazioni pratiche nell’arco dei decenni, per comprenderne il suo ultimo approdo nella forma del welfare State, nella variante del welfare mix. L’indagine parte dalle premesse fattuali dello Stato assistenziale che si sviluppano nel nord Europa dall’esigenza di ripristinare l’ordine pubblico minato da masse di mendicanti e mercenari impoveriti; premesse fattuali che ricevono avallo ideologico solo con la Rivoluzione francese che evidenzia, con le sue richieste egalitarie, l’esigenza di interventi retributivi dello Stato. Da queste premesse ideologiche prende forma la prima versione dello Stato sociale: lo “Stato residuale”, espressione sintomatica del recepimento delle teorizzazioni del liberismo economico che, riservandosi anche sulla politica sociale, l'avevano relegata ad assumere un ruolo sussidiario rispetto all’intervento della Chiesa e della filantropia privata. È l’insufficienza di questo sistema che determina l’affermarsi della seconda variante: lo “Stato assistenziale”; questi riceve la sua prima teorizzazione nella Germania del cancelliere Bismarck che se ne serve in risposta al crescente movimento proletario, accordando, se del caso, i primi interventi di tipo previdenziale. L’eredità tedesca viene raccolta, con alcuni decenni di ritardo, dall’Italia fascista che se ne serve per creare consenso e controllo sul sistema di sicurezza sociale.
Il grande limite dello Stato assistenziale, ossia la categorizzazione degli interventi che lasciava sfornita di tutela una grande congerie di persone non sussumibili in nessuna delle categorie protette, determinò il recepimento della riforma elaborate da Lord Beverdge per il quale doveva essere riconosciuto a tutti i cittadini, come diritto sociale inerente alla semplice cittadinanza posseduta, uno standard di vita minimo, nonché l’accesso a servizi ritenuti socialmente indispensabili: nasceva il welfare State.
Il lavoro non manca di sottolineare il contestuale recepimento di tali teorizzazioni nella nostra Costituzione del 1948 e l’impatto che questa ebbe sulla legislazione dei decenni successivi; particolare attenzione è dedicata agli anni Settanta, rappresentando con la creazione delle Regioni una svolta istituzionale epocale nella ripartizione delle competenze in materia assistenziale. Molti furono i provvedimenti che seguirono, tutti caratterizzati da un’evidente settorialità; mancava una risposta legislativa unitaria che fungesse da riordino organico della materia: questa venne offerta dalla legge quadro n. 328/2000. L’esame, dunque, prosegue con l'analisi del prefato provvedimento legislativo e la sua funzione dopo la riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione ad opera della legge costituzionale n. 3 del 2001 che, affidando la materia dell’assistenza alla competenza legislativa esclusiva delle Regioni, ha posto il problema della sopravvivenza della legge 328. Il lavoro, pertanto, si propone di verificare la compatibilità, con l’attuale sistema delle disposizioni che disciplinano la ripartizione istituzionale delle politiche sociali, relative, in particolare, alla funzione in merito attribuita ai Comuni, alle Province, alle Regioni ed allo Stato, tutto in stretta osservanza del principio di sussidiarietà verticale.
Non meno voce ha, in questa trattazione, un’importante componente dello Stato sociale ossia il “Terzo settore”, del quale, dopo averne dimostrato la natura composita e le sue riconosciute esplicazioni, viene sottolineato il ruolo di soggetto attivo accanto allo Stato nell’erogazione dei servizi pubblici sociali; un’implementazione nella politica sociale che è valsa a configurare il welfare State con l’attuale fisionomia di welfare mix, di cui vengono puntualizzate le caratterizzazioni che rinvengono la loro ratio giustificatrice nei “fallimenti” dello Stato sociale a prevalente caratterizzazione pubblicistica.
Il volume termina con l’analisi dell’impatto della politica comunitaria ed internazionale sul sistema di welfare, onde percepirne l’eventuale condizionamento rispetto alle scelte interne di politica sociale.

A cura della Redazione del Web Magazine d'Ateneo

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