La sicurezza in mare: tra gap normativi e problematiche globali

 

La sicurezza in mare: tra gap normativi e problematiche globali

Un'immagine dell'evento

All'Orientale il secondo incontro del gruppo di ricerca MARSANET e un Workshop dedicato alla pirateria e al tema della sicurezza in mare


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dal Web Magazine d'Ateneo

A Palazzo Du Mesnil, sede del Rettorato dell'Università degli studi di Napoli “L'Orientale”, il 12 ottobre si è svolto un Workshop dedicato ad un particolare aspetto della sicurezza marittima, quello della pirateria: “Insecurity at sea: piracy and other risks to navigation”. L'evento è stato organizzato dal professore Giuseppe Cataldi, prorettore dell'Orientale, e dalla dottoressa Gemma Andreone dell'Istituto di Studi Giuridici Internazionali, Presidente del MARSAFENET, NETwork of experts on the legal aspects of MARitime SAFEty and security, un gruppo di ricerca che porta avanti un'Action finanziata dalla Comunità Europea e dal COST, European Cooperation Science and Technology.
Grazie alla collaborazione tra istituzioni accademiche ed organizzazioni governative e non, il network MARSAFENET (Action IS1105) favorisce la ricerca scientifica e la cooperazione internazionale per promuovere nuove soluzioni tese a colmare i gap giuridici e normativi attualmente esistenti in relazione non soltanto alla sicurezza in mare ma anche alla tutela delle risorse marine.
L'ambito di ricerca in cui spazia il progetto, quindi, appare quantomai ampio: a partire dalla questione della regolamentazione della navigazione marittima, considerando anche i problemi dovuti al traffico illegale di merci e di persone che vanno ben oltre gli aspetti legali, fino ai differenti risvolti sociali, economici e politici e alle ben più delicate questioni ambientali della tutela delle aree marine. Che si parli di pirateria, di immigrazione clandestina, di traffico di armi o di merci di contrabbando, di attività di pesca, di commercio e altro ancora, il fulcro del discorso è sempre lo stesso: le normative attualmente in vigore non consentono di far fronte in maniera coordinata e integrata a molti dei problemi con cui sempre più paesi si trovano a fare i conti. E quando le regolamentazioni, sebbene frammentarie, ci sono, appare difficile risolvere concretamente questioni – si prenda un caso su tutti, quello della pirateria somala – che chiamano direttamente in causa i diritti umani e i diritti internazionali, oltre che grandi interessi economici.
Dopo il lancio del progetto tenuto a Bruxelles nel mese di marzo, l'11 ottobre si è svolto il secondo incontro del Management Committee del MARSAFENET e, nel corso di quattro sessioni parallele, sono state affrontate le diverse tematiche di cui il gruppo di ricerca si occupa: navigazione marittima e protezione ambientale, nuovi sviluppi dell'economia in mare, sicurezza internazionale e protezione dei confini e, infine, protezione delle zone marine definite semi enclosed, ovvero situate tra due o più Stati e connesse ad altri mari o agli oceani tramite vie d'accesso facilmente controllabili.
Nel corso del Workshop si è cercato, invece, di approfondire uno degli aspetti più delicati della questione, quello della pirateria e degli attacchi armati in mare. Partendo dalla difficoltà di definizione dello stesso termine piratery e dalle diverse sfumature che questo assume nei diversi contesti, si è cercato di confrontare le diverse soluzioni adottate per far fronte a questa minaccia, non solo giuridiche – dall'intervento dei singoli stati e dall'aggiornamento di normative non più adeguate fino all'impiego di Task Force internazionali, come la Combined Task Force 150 – e ciò è servito a chiarire quanto l'incontro tra esperti di realtà differenti sia indispensabile per porre le basi di una forma di cooperazione internazionale che permetta di affrontare il problema su scala globale consentendo alle varie realtà, nazionali e non, di pianificare un'azione comune che sia realmente efficace.
Le testimonianze dei ricercatori e degli esperti – come quelle di Anna Petrig, del Max Planck Institute for Foreign and International Criminal Law di Friburgo e di Chris Trelawny, membro dell'IMO (International Maritime Organization) delle Nazioni Unite, per citarne alcuni – e quelle degli studiosi e degli operatori del settore che hanno preso parte alla tavola rotonda – tra cui armatori, avvocati, membri delle istituzioni militari e marittime – sono servite a creare un quadro composito della situazione. Nei diversi interventi sono state messe in luce le numerose problematiche ancora esistenti ed è stata sottolineata l'urgenza di sviluppare strumenti giuridici che siano applicabili in un contesto globale. Soltanto in questo modo, infatti, sembra possibile dotare anche il trasporto via mare di quelle forme di regolamentazione e tutela già adottate da lungo tempo per il trasporto via terra, per riuscire a sfruttare appieno le potenzialità economiche della navigazione tutelando, al tempo stesso, sia le risorse marine sia coloro che lavorano in mare e operano nel settore marittimo.

Testo e foto: Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco

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