Cinque ambasciatori del Sud-est asiatico all'Orientale

 

Cinque ambasciatori del Sud-est asiatico all'Orientale

Apertura dei lavori: i cinque ambasciatori e Giuseppe Cataldi

Le relazioni internazionali: dall'esperienza degli ambasciatori dei paesi dell'ASEAN (Association of SouthEast Asian Nations) alla formazione dei giovani per la carriera diplomatica

 

 

 

 

 

 

27 maggio 2013, Università degli studi di Napoli “L'Orientale” – Giuseppe Cataldi, prorettore dell'Ateneo e titolare della Cattedra Jean Monnet, ha promosso un incontro al quale hanno partecipato i rappresentanti delle ambasciate italiane di alcuni dei paesi fondatori dell'ASEAN. I cinque ambasciatori del Sud-est asiatico hanno offerto una panoramica sulle relazioni internazionali tra i paesi membri dell'organizzazione e il resto del mondo, con uno sguardo rivolto ai rapporti con l'Italia. L'occasione, inoltre, si è rivelata particolarmente adatta per la presentazione del Corso di Preparazione alla Carriera Diplomatica e alle Carriere Internazionali (CoDIS) che si terrà all'Orientale nel prossimo anno accademico.

Cataldi ha aperto i lavori ringraziando innanzitutto gli ambasciatori presenti e ricordando come la scelta dell'Orientale come sede di quest'incontro italiano sia quantomai indicata, data la lunga tradizione di studi orientalistici dell'Ateneo e l'apertura al mondo che ne è ancora la cifra caratteristica.
Il primo a prendere la parola è stato l'Ambasciatore della Birmania a Roma, U Tint Swai, Presidente della ACR (ASEAN Committee in Rome), il quale ha tracciato brevemente la storia dell'organizzazione di paesi del Sudest asiatico – fin dalla sua fondazione, nel 1967, con 5 paesi membri, Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia – sottolineando il ruolo acquisito nel contesto internazionale anche attraverso la grande mole di investimenti regionali e internazionali di cui si fa promotrice.
L'Ambasciatore ha spiegato quali sono le politiche economiche e socioculturali portate avanti dall'organizzazione attraverso due specifici organi – l'AEC (ASEAN Economic Community) e l'ASCC (ASEAN Socio-Cultural Community) – il cui obiettivo principale è uno sviluppo sociale basato sull'investimento nella formazione e nella ricerca e, in particolare, nella mobilità studentesca, una politica culturale improntata alla diffusione del sapere e dell'informazione, e una politica economica il più possibile integrata sia sul piano interregionale sia su quello internazionale.

L'Ambasciatore della Thailandia, Surapit Kirtiputra, si è soffermato invece sul tema della sicurezza politica che viene garantita dall'APSC (ASEAN Political Security Community) le cui priorità sono, innanzitutto, la promozione della libertà, della pace e dell'eguaglianza, obiettivi ambiziosi che si pensa possano essere raggiunti attraverso lo sviluppo di un sistema di valori condivisi e, allo stesso tempo, del rispetto delle singole identità, dei diritti umani e dei diritti fondamentali, in linea con quelle che sono le normative internazionali. La stabilità regionale dei paesi e la loro crescita, in tal senso, sembrano dipendere in gran parte dalla capacità di essere aperti agli stimoli internazionali: “being open and outward looking”, come affermato dall'Ambasciatore Kirtriputra. A queste priorità se ne aggiungono altre che saranno al centro dell'appuntamento tra i paesi membri che si svolgerà nel 2015, e che riguardano la promozione della cooperazione marittima per contrastare il crimine internazionale, le nuove sfide collegate alle questioni delle frontiere e, ancora, l'apertura all'accesso di ulteriori paesi del Sudest asiatico nell'ASEAN.
L'Ambasciatrice della Malesia, Datin Paduka Halimah Abdulah, ha parlato poi delle “external relations and partnerships”, concentrando l'attenzione sui legami che l'ASEAN intrattiene con numerosi paesi europei e non solo. Fin dagli anni Settanta e Ottanta, infatti, l'organizzazione ha iniziato ad avere rapporti con l'Australia, la Nuova Zelanda e il Giappone grazie alla firma di una trattato di cooperazione e di amicizia (Treaty of Amity), e sempre negli anni Settanta hanno inizio i rapporti con l'Unione Europea grazie all'istituzione dell'ABC (ASEAN Bruxelles Committee), mentre bisogna aspettare gli ultimi vent'anni per osservare un fitto dialogo anche con altri paesi, tra cui la Repubblica di Corea, la Repubblica Popolare Cinese, la Russia e gli Stati Uniti.
Come ricordato dall'Ambasciatrice, inoltre, nel 1997 viene istituito l'ASEAN plus Three – il primo di una serie di enti grazie ai quali viene intensificata la rete di cooperazione in ambito economico, politico e sociale – che consente all'organizzazione di stringere i legami con Giappone, Sud Corea e Repubblica Popolare Cinese.
A questo punto ha preso la parola l'Ambasciatore indonesiano August Parengkuan, che ha illustrato le politiche socio-culturali dell'organizzazione. Ricordando anche i legami tra le istituzioni universitarie indonesiane e l'Orientale – rappresentato in questa occasione da Antonia Soriente, notata da Parengkuan tra il pubblico – questi ha spiegato come i giovani rappresentino il futuro non solo dell'Indonesia ma del mondo intero. Gli studenti, infatti, per l'Ambasciatore, sono gli unici a poter esercitare una concreta pressione sui gruppi d'interesse per evitare il collasso ambientale cui il Pianeta sta andando incontro. E ciò, ovviamente, è alla base di qualsiasi idea di possibile futuro sviluppo, sociale e culturale oltre che economico.
Infine, Grace Cruz Fabella, rappresentante dell'Ambasciata delle Filippine, si è soffermata sulle politiche economiche e, in particolar modo, sui rapporti economici tra l'ASEAN e l'Europa che appaiono molto stretti. Infatti, mentre l'Unione Europea rappresenta uno dei principali investitori in molti paesi membri dell'ASEAN, e in settori economici differenti, l'organizzazione rappresenta il terzo partner internazionale per l'Europa, dopo gli Stati Uniti e la Cina, per quantità di scambi commerciali e investimenti.

A chiusura di questa ampia e complessa panoramica, Giuseppe Cataldi ha rinnovato i ringraziamenti agli ospiti internazionali lasciando poi lo spazio ad Antonio Giattini per la presentazione del CoDIS (Corso di Preparazione alla Carriera Diplomatica e alle Carriere Internazionali) organizzato in collaborazione con la Cattedra Jean Monnet, il KOINAID EEIG (European Economic Interest Grouping), l'ISGI (Istituto di Studi Giuridici e Internazionali) e il Centro Nazionale di Ricerche di Napoli.
Come emerso nell'ampia panoramica offerta dagli ambasciatori dei diversi paesi – e come ribadito da Gattini – operare nel contesto internazionale richiede apertura, flessibilità e grandi capacità di negoziazione, ma le soddisfazioni sia sul piano professionale sia su quello scientifico sembrano promettenti. La carriera internazionale, infatti, sembra offrire concrete possibilità per gli studenti di Scienze Politiche – più del 50% di quelli che superano il concorso ministeriale vengono da questa facoltà, il 30% da studi giuridici e l'8% da studi economici – e, in secondo luogo, le prospettive di occupazione coprono un ampio ventaglio di settori, quali quelli politico-diplomatico, consolare, economico, finanziario, commerciale, sociale, culturale, migratorio e, ancora, nei settori dell'informazione e della stampa come in quello della cooperazione scientifica e tecnica.
Anche se, come affermato da Gattini, si tratta di un percorso difficile e complesso, la possibilità di diventare interlocutori nel dialogo internazionale può rappresentare una sfida appassionante. E gli sforzi congiunti dei paesi asiatici per raggiungere una collaborazione su confini e scale sempre più ampie dimostrano quanto questa via sia realmente percorribile, anche se naturalmente ricca di ostacoli.

Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco

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