Buddhismo e fondamentalismo: le due facce della politica in Sri Lanka

 

Buddhismo e fondamentalismo: le due facce della politica in Sri Lanka

Gandhara Buddha (1st-2nd century CE), Tokyo National Museum.

Eric Meyer, professore emerito dell'Istituto per gli studi linguistici orientali di Parigi, INALCO, ha tenuto una lezione nelle sale della Biblioteca Maurizio Taddei, nella sede di Palazzo Corigliano

Siamo portati a pensare, noi occidentali, che l'accostamento di parole quali Buddhismo e fondamentalista, riferite l'una all'altra, costituisca una sorta di contraddizione in termini, un ossimoro, per come siamo abituati a pensare. Come il professor Eric Meyer ha illustrato nell'ambito della sua lezione, il Buddhismo nello Sri Lanka moderno non è solo quella filosofia-religione orientale, che va tanto di moda tra gli alternativi del jet set internazionale, ma uno strumento di controllo e di oppressione delle minoranze etniche e religiose dell'isola. A tal proposito il professore è entrato nel vivo della questione singalese, spiegando il problema che investe la politicizzazione del Buddismo nel suddetto paese. Essa si fonda su un triplice controllo: lingua, territorio e religione. In linea con la legittimazione come religione di stato, la maggioranza singalese al potere, in seguito alla fine della guerra civile, ha avviato una politica aggressiva di oppressione sulla minoranza Tamil di religione musulmana e cristiana, così che in tutte le strutture sociali e amministrative si parli solo il singalese. Le minoranze tamil sono sorvegliate da militari, le loro terre vengono periodicamente espropriate per la creazione di strutture militari e turistiche, nonché per la costruzione di nuovi templi nelle regioni nord-orientali del paese dove tale popolazione Tamil è maggiormente concentrata. Come spiegato da Meyer, il neo-buddhismo protestante nacque dalla reazione all’oppressione coloniale, assorbì concetti e ideologie dalle religioni con le quali entrava in contatto, sopra tutte dalla religione islamica ed dal cattolicesimo combattente di origine portoghese. E se può sembrare strano per un paese che si definisce “Repubblica Democratica Socialista” fondare il principale strumento di controllo su di un fondamentalismo religioso, occorre ricordare che il popolo singalese possiede una concezione di “laicità” ben diversa da quella occidentale: se laicismo intende generalmente un pensiero progressista anti-monarchico e anti-secolare, la componente anti-secolarista è completamente assente nel “laicismo” singalese. ”Se il buddismo costituisce le fondamenta ed i mattoni del fondamentalismo,” afferma Meyer “i politici ne sono gli architetti”.
Neanche la posizione del Dalai Lama, massima autorità della religione buddhista, risulta essere chiara in merito alla politica assunta, che porta alla costruzione di un nuovo sistema di potere che intreccia in maniera preoccupante quello temporale con quello spirituale. Come mostra nel saggio “I paradossi del fondamentalismo buddhista in Sri Lanka”, il problema che investe il connubio è essenzialmente che, “l'ordine monastico di tale religione è portatore di un messaggio di distacco, mentre il Sangha (comunità dei monaci buddhisti, n.d.r.) singalese è diventato il veicolo di una forte affermazione identitaria”. Si tratta probabilmente di un'evoluzione del pensiero buddista dovuta alla psicologia tipica delle comunità insulari: la paura della perdita della propria identità a fronte delle influenze esterne, paura che, da sempre, diventa facile strumento per l'instaurazione dei fondamentalismi.

MIchele Trocchia, Claudia Di Perna

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