Il tema della madre nella letteratura del '900

 

Il tema della madre nella letteratura del '900

Simone De Beauvoir e Jean-Paul Sartre

Il professor Dario Cecchetti, docente di Letteratura francese all’Università di Torino ed ex docente dell’Orientale, ha analizzato il tema della madre nella letteratura francese novecentesca, facendo riferimento alle figure e alle opere di Simon De Beauvoir e S. Agostino

Felice di essere tornato nella sede partenopea presso la quale ha lavorato vent’anni, come lui stesso ha dichiarato, Dario Cecchetti ha tenuto in via Duomo il primo dei due incontri sulla letteratura francese, intitolato Una mort très douce e l’archetipo agostiniano. L’iniziativa di raccogliere pubblicazioni sul tema della madre nel ‘900 è partita dal collega Michele Mastroianni, docente presso la stessa università e anch’egli presente alla conferenza. Cecchetti ha fatto notare come, salvo poche eccezioni, la figura materna non fosse molto trattata nelle letterature classica, medioevale e romantica, visto che gli autori e i letterati non potevano ancora conferirle quella rilevanza psicoanalitica che poi l’avrebbe caratterizzata solo con l’avvento della filosofia di Freud. Dal ‘900 in poi il tema della madre assume invece un’importanza fondamentale, sia per quanto riguarda la personalità della stessa che i spesso conflittuali e profondi rapporti con i figli. Molti letterati decideranno di scrivere opere, saggi o lettere alla propria madre, specialmente dopo la sua morte. Una di costoro è la famosa scrittrice Simon De Beauvoir che nel 1964 compone Una mort très douce. La scrittura della De Beauvoir è ancora oggi ritenuta una delle più stilisticamente ricercate, addirittura superiore a quella del suo compagno Sartre, ed è proprio con il suo stile inconfondibile che la romanziera racconta gli ultimi tre mesi di vita della madre e ne rievoca la figura da una prospettiva freudiana, analizzando aspetti come la rivalità, i meccanismi psicologici ed emotivi, le relazioni con i figli e facendo riferimento al mito di Edipo. E’ in questa prospettiva che la scrittrice dichiara che la sua biografia deve essere letta come “la storia di una conversione interiore” ed è proprio in questo frangente che si manifesta il richiamo alle Confessioni di S. Agostino. L’opera agostiniana è forse l’unica eccezione dell’antichità in cui si tratta questa tematica (precisamente nella seconda parte del nono libro) e sarà presa come modello, probabilmente in maniera non casuale, dalla De Beauvoir. La differenza sostanziale tra le due opere è che la scrittrice francese concepisce la conversione come una sorta di allontanamento dalla fede, un cammino alla rovescia. Per Simon De Beauvoir la madre ha sempre rappresentato la via spirituale, contrariamente alla via intellettuale personificata dal padre, ed è sempre stata quella figura impositiva, che abituava i propri figli alla preghiera e alla fede. La scrittrice ha così voluto rievocare un’importante pezzo della sua vita descrivendo abitudini, più o meno condivise, della sua amata madre. L’incontro si è concluso con letture e approfondimenti e non sono mancate domande circa il confronto posto dal professore Cecchetti.

Marialberta Lamberti

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