Mario Agrimi: inaugurata la Biblioteca a Palazzo Giusso
Mario Agrimi: inaugurata la Biblioteca a Palazzo Giusso
Nella sede di Palazzo Giusso sono stati presentati i volumi in memoria di Mario Agrimi: due raccolte di saggi a cura di Martone, Donzelli, Bianchi e Torrini. In chiusura, la cerimonia d’inaugurazione della nuova Biblioteca
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Martedì 15 gennaio 2013 – Nella cornice di Palazzo Giusso dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali ha organizzato la presentazione dei volumi «Alle cose insensate dare senso e passione». Studi vichiani e Da Bruno a Croce. Studi sul pensiero meridionale di Mario Agrimi, scomparso nel luglio 2010. Agrimi è stato studioso insigne del pensiero di Giambattista Vico, filosofo morale arguto, direttore di riviste filosofiche, membro del Comitato scientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani e, all'Orientale, Direttore del Dipartimento di Filosofia e Politica, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, poi Rettore. L’incontro è stato voluto dall’Orientale con l’intento di onorare Mario Agrimi per le sue qualità umane ed accademiche, oltre che per ricordare il lascito di un encomiabile uomo del facere, nell’accezione vichiana del termine.
Il Rettore Lida Viganoni ha aperto gli indirizzi di saluto ringraziando la signora Laura, moglie di Agrimi, per la partecipazione all’evento e ha ripreso “il filo di quel percorso in memoria di uno dei padri dell’Orientale”; Lida Viganoni ha rievocato, non senza mancare di confessare l'emozione, l'excursus accademico di Mario Agrimi, che ha lasciato un segno indelebile nell’ateneo, dove ha operato come rettore nel pieno momento di riforme, “riuscendo sempre ad avere una caratteristica apertura mentale e delle idee chiare nel processo di trasformazione, di superamento e di rinnovo dell’Università”. In campo accademico, ha continuato il Rettore, “Mario è stato molto amato da tutti e ha seguito le vicende dell’Orientale, al quale era fortemente legato. È stato promotore di sagaci iniziative culturali, nelle quali si vedeva la passione profonda del suo fare”. Parole e sentimenti che tracciano con precisione la personalità di Agrimi, che è riuscito a valorizzare l’Orientale, mantenendo nell’Ateneo sempre vivo un respiro europeo. In conclusione dei saluti, il Rettore ha porto alla signora Agrimi un cofanetto contenente i due volumi curati da Martone, Donzelli, Bianchi e Torrini. La parola è passata dunque a Rosario Sommella, direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Orientale, che ha celebrato il significativo lascito di Agrimi, sia con il proprio lavoro di ricerca che con l’attività di insegnamento e infine di rettore, sia per le sue qualità umane. Un’oculata testimonianza e un ricordo personale sono arrivate dalla voce di Alberto Postiglione: “una capacità impressionante di Mario, era quella di muoversi dalla politica accademico-scientifica al fatto personale, riuscendo a mantenere distinte le due dimensioni. Una qualità non facile da trovare nella stessa persona. È stato un fondatore e compartecipe delle riforme dell’ateneo, artefice della rivista Annali e della collana di Quaderni, di Studi filosofici, oltre ad altre tante pubblicazioni per cui dobbiamo esprimergli riconoscenza”.
Nel ricordo di Biagio de Giovanni, rettore dell’Orientale nel 1987-89, traspare chiara la personalità e il ruolo svolto da Agrimi: “Ricordo i tanti incontri napoletani, avvenuti in questa sede, e confesso che Mario fu il mio mentore in questa università. In caso di difficoltà, era il primo che chiamavo. Aveva un’innata cortesia e gentilezza nell’ascoltare. Oggi, rimane un importante riferimento culturale del Mezzogiorno. Nel descriverlo, direi che era barocco e leale, europeo e cosmopolita, quanto meridionale. Si muoveva con competenza attraverso ben tre secoli di cultura filosofica, rifletteva molto sul rapporto tra Mezzogiorno e Oriente. Gli autori che studiava, si accomunano per l’impegno etico, civile e politico. Ecco, la sua tensione l’ha portato a spingere su questi temi, sulla ‘filosofia pratica’. E lo sforzo che dobbiamo fare è di capire il cambiamento, come faceva lui”.
Altrettanto lucida è la testimonianza di Domenico Silvestri, rettore dell’ateneo nel triennio 1989-92, che ricorda Agrimi come un uomo che “prendeva le cose di petto”, il quale aveva un’autentica passione lessicale: “Nelle sue letture di Giordano Bruno si coglie chiaramente questa passione ed attenzione linguistica. Il suo ‘assalto lessicale’ e l’intelligenza profonda sono elementi distintivi. Ricorderemo tutti le sue espressioni ‘No, è neghittoso’, ‘Qui ci ritroviamo nell'ircocervo’ o quando usava il termine ’segmento’, trasformandolo in una entità letteralmente ‘infinita’”. Mario Agrimi non era un orientalista, ma aveva compreso quanto fosse fondamentale l'orientalistica per non snaturare, e per portare avanti, la missione dell’Orientale. “Il ‘senso’ di Agrimi ha una direzione, è un processo, una passione. L’etimologia, invece, deve saper spiegare e recuperare il contenuto, quindi il suo destino. Questo è un lascito di Mario”, dice Silvestri che conclude il suo ricordo di Agrimi, citando Foscolo: “Tra il dovere e le passioni che hanno combattuto gran tempo nella sua vita, lui voleva che il suo dovere vincesse, perché divenuto passione”.
Un altro schizzo sulle caratteristiche di questa figura mirabile, è giunto dalle parole di Pasquale Ciriello, a lungo rettore successivamente ad Agrimi: “Una personalità ‘irrequieta’ ed intellettualmente dinamica. Era una bussola per tutti noi e aveva una straordinaria apertura verso gli Altri. Era acuto nell’interpretazione ed era capace di compiere lucide analisi. La sua ostinata volontà di dare un senso alle cose, è una chiave di lettura fondamentale tra le sue caratteristiche”.
Con un tavolo coordinato da Alberto Postigliola, si è aperta infine la presentazione dei due saggi con l’intervento di Giulia Belgioioso, la quale, a proposito di «Alle cose insensate dare senso e passione». Studi vichiani (a cura di Martone e Donzelli), ha sottolineato in particolar modo la ripresa platonica nella realtà napoletana d’inizio seicento, descritta da Agrimi e l’affetto indiscusso per l’amico Mario. Su questo leitmotiv, Giuseppe Cacciatore ha evidenziato la centralità del linguaggio nell’opera di Agrimi e il riconoscimento postumo al merito per la sua rivisitazione moderna del platonismo e neoplatonismo nella cultura meridionale. In seguito, Giuseppe Cantillo ha presentato l’altro saggio, Da Bruno a Croce. Studi sul pensiero meridionale (a cura di Bianchi e Torrini), portando alla luce l’arguto intreccio dei rapporti rintracciati da Agrimi nel discorso sul marxismo, sul materialismo storico e sull’hegelismo tra Bruno, Croce, Gentile e Labriola. Si è allacciata a questo medesimo ragionamento Rossella Bonito Oliva, soffermandosi però sulla necessità di Agrimi di non fermarsi sull’insensatezza, sulla metafisica. Il suo lascito non deve essere visto infatti come semplice fatto narrato, ma piuttosto come “una virtualità di lettura con cui confrontarsi e interrogarsi, da cui abbiamo molto da imparare”.
In chiusura, e ringraziando colleghi e personale amministrativo e tecnico che hanno reso possibile l'organizzazione di questa importante iniziativa, il Rettore Lida Viganoni ha inaugurato la Biblioteca intestata a “Mario Agrimi”, contenente circa 3182 volumi, nell’aula della Direzione del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali al III piano di Palazzo Giusso.
Annacarla Tredici - Direttore: Alberto Manco
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