Reti Editoriali: intervista ad Augusto Guarino

 

Reti Editoriali: intervista ad Augusto Guarino

Augusto Guarino

Prima ancora di vendere un libro, si tratta di inventarlo: il Progetto delle Reti editoriali aiuta, tra l'altro, a capire come funziona questo meccanismo

Professor Guarino, ci parla del progetto sulle “Reti Editoriali” che L’Orientale sta portando avanti?

Il progetto sulle “Reti Editoriali” è inserito in un progetto più ampio che coinvolge anche gli altri sei Atenei della Campania e si fonda sulle reti di tipo economico-istituzionale: in poche parole quanto il mettersi in rete rappresenti un valore aggiunto per l’attività imprenditoriale e istituzionale. Naturalmente l’Orientale ha piegato questa ricerca verso le reti di comunicazione dove si incontrano la creatività personale dello scrittore, nel caso specifico della letteratura, ma ci potrebbero essere anche altri esempi di altre forme espressive, e contestualmente la rete di servizi costituita dall’editoria, intesa come periodici, riviste – anche su supporti diversi da quello cartaceo – e infine il mondo del libro. Quindi tra il lettore e il creatore possiamo immaginare una rete che è la rete non solo di distribuzione ma anche organizzativa dell’editore.

Si tratta in sintesi di prestare attenzione al versante prettamente economico che riguarda l’editoria?

Il versante economico sì, ma anche il versante relativo al reticolo distributivo perché in rapporto alla distribuzione c’è una strategia anche di creazione che può essere diversa: in questi giorni per esempio si sta parlando del fenomeno costituito dai libri della Newton Compton, che costano 0.99 centesimi. Naturalmente in questo caso il “cosa” pubblicare è in stretto rapporto al “come” distribuirlo perché è quello poi che determina il prezzo l’approccio alla fruizione. Fra chi scrive e chi legge, quindi, si frappone una mente organizzativa con una componente creativa importante e con delle ricadute economiche altrettanto importanti. È per questo che abbiamo pensato che è molto importante per i nostri studenti, e ancora di più per i nostri laureati, capire come il proprio profilo culturale possa intervenire anche su questo aspetto.

Un passaggio importante di quello che sta dicendo sembra dunque rappresentato da una iniziativa realizzata il 20 marzo a Palazzo Du Mesnil, intitolata appunto “Reti Editoriali: la letteratura tra creatività e comunicazione sociale”.

Sì, quella del 20 marzo è una Giornata di Studi nel cui programma compare il dottor Antonio Franchini, che è sia un direttore editoriale – in particolare della Mondadori – sia uno scrittore. Allo stesso modo i nostri laureati sono certo laureati in Lingue e Letterature Straniere, in Traduzione o in altri casi in Lettere, in Archeologia ma al tempo stesso potrebbero efficacemente entrare anche negli aspetti organizzativi della dimensione comunicativa. Franchini, per capirci, se lo dovessimo definire sinteticamente, è colui che ha inventato Gomorra: il “fenomeno Saviano” deriva da un’organizzazione specifica. Una serie di articoli, in qualche caso già usciti su differenti periodici, ha costituito un caso letterario perché c’è stata una mente che ha saputo individuare in questi articoli un corpus, che ha saputo creare a partire da questi un organismo – un organismo vivente mi verrebbe da dire – facendoli diventare qualcosa che palpitasse, con il fiato dell’opera letteraria e non dell’articolo giornalistico. Insomma Gomorra è diventato un caso letterario italiano e mondiale grazie a questa capacità di capire come ci sia bisogno di una progettualità tra chi scrive e chi legge.

Una progettualità più ampia, dunque, di quella legata alla sola vendita…

Prima ancora di vendere, si tratta di inventare. Un grande critico dell’Ottocento, parlava del critico come artista, perché diceva che è il critico letterario che in fondo inventa l’opera d’arte. Senza il critico che ti dice che quel quadro è un’opera d’arte, quel quadro non è un’opera d’arte! Lo stesso valga anche per la mente editoriale: prima di essere pubblicato un libro ha bisogno di essere identificato come un libro e quindi c’è bisogno di una progettualità che è qualcosa di molto creativo. Solo dopo, in un secondo momento, viene la vendita ma prima avviene l’individuazione del prodotto, di ciò che può essere un prodotto, cosa non sempre chiarissima, se si tratta di generi tradizionali – come il romanzo o i racconti – figurarsi per altri generi meno tradizionali… Spesso, infatti, i casi editoriali sono fenomeni che sono al confine e quindi una progettualità è necessaria. Vorrei citare a titolo esemplificativo il caso, sempre edito da Mondadori, di un testo al confine tra finzione e realtà: “Io speriamo che me la cavo”. In quel caso qualcuno seppe individuare nei temi del maestro Marcello D’Orta qualcosa che costituiva un romanzo epocale, che rivelava un certo modo di essere della Napoli dell’epoca. Questo è naturalmente merito di Marcello D’Orta però precedentemente D’Orta aveva proposto le stesse cose ad altri editori, i quali non avevano visto che cosa ci fosse poi di così interessante.

Si può parlare di una ricerca di equilibrio tra creatività e comunicazione sociale?

La creatività dell’autore deve intercettare la fruizione del lettore e c’è bisogno di una serie di passaggi, di mediazioni, che vanno dal consulente editoriale, all’editor… Un libro distribuito in edicola non ha lo stesso pubblico di un libro distribuito solo in libreria, o di un libro distribuito per esempio solo on-line. Oggi ci sono dei libri che stanno uscendo solo come e-book, ma chi decide quale va bene come e-book e quale va bene come libro cartaceo? Ci vuole una mente! È molto significativo che l'intervento di Franchini nella Giornata del 20 marzo sia stato voluto sia in quanto egli scrittore, ma anche in quanto, al contempo, editor e direttore editoriale: parliamo di una persona che sa capire tutti e due i versanti. Un’altra cosa che mi piacerebbe poter fare è invitare qualcuno specializzato in diritto dell’editoria perché spesso i traduttori e gli autori non sanno quali sono i loro diritti! Come ci si rapporta con il soggetto economico, com’è un contratto editoriale…

Quali sono gli obiettivi futuri che già si disegnano nella Giornata alla quale ha fatto cenno?

Aprire queste nuove prospettive agli studenti e soprattutto ai laureati. Questo incontro è collegato anche al Corso di Traduzione Letteraria per l’Editoria, coordinato da Marco Ottaiano, che L’Orientale porta avanti in collaborazione con l’Instituto Cervantes: anche questo costituisce un modo per aprirsi a una realtà diversa perché naturalmente un Istituto di Cultura ha una strategia culturale che è un po’ diversa dalla nostra, puntando molto di più a una spendibilità più immediata, rivolta a figure che non sono necessariamente studenti universitari. Un Istituto di Cultura come il Cervantes propone corsi destinati a bambini di 4 anni fino a quelli per anziani di 80-90 anni, oltre che corsi specifici per determinate figure professionali. Per noi come Università è anche abbastanza stimolante confrontarsi con realtà diverse. La collaborazione tra L’Orientale e l’Instituto Cervantes d’altronde non è una recente e ha una sua ragion d'essere rispetto al Progetto nel suo complesso. Si tratta di una collaborazione che dura da molto. L'iniziativa delle “Reti Editoriali” è già alla seconda edizione, e del resto noi collaboriamo anche su tantissime altre cose con il Cervantes: io in particolare ho un rapporto più stretto con l'Istituto in quanto ispanista, ma comunque L’Orientale intrattiene collaborazioni anche con altri Istituti come ad esempio il Goethe Institut, per non parlare dell’Istituto Confucio che addirittura è in casa nostra! Ad ogni modo il progetto delle reti, a ben pensarci, ha proprio l’obiettivo di favorire la rete di rapporti tra noi, intesi come istituzione, e le altre istituzioni che fanno comunicazione culturale. Questo è comunque il primo di una serie di incontri che porteranno all’Orientale persone che lavorano in questi network di vario genere come l’editoria tradizionale, quella elettronica, riviste...

Che tipo di partecipazione vi aspettate per la recente iniziativa e per quelle future collegate al progetto delle reti?

Che la cosa arrivi innanzitutto a molti studenti. So che c’è stato interesse da questo punto di vista, in questo caso specifico stimolato anche dal fatto che Franchini è uno scrittore molto noto. Una occasione come quella di cui parliamo è rivolta anche sia a persone interessate alla promozione, all’organizzazione, in senso un po’ aziendale, sia a quelle che invece hanno letto i suoi romanzi e li hanno amati. Antonio Franchini tra l’altro è un cultore ed un appassionato di arti marziali, di varie discipline di combattimento, e oltre ad aver pubblicato un libro di racconti dedicato ad alcune di queste discipline, ha pubblicato anche da Mondadori un libro sul pugilato che vorrei segnalare, intitolato Gladiatori, appunto basato sulla figura del pugile come gladiatore contemporaneo, una figura molto cara a una certa letteratura del Novecento, penso a Hemingway e ad altri scrittori nordamericani. Ad ogni modo Franchini rispecchia proprio il doppio versante di cui ho parlato: creatività ma anche avvedutezza imprenditoriale.

Francesca De Rosa - Direttore: Alberto Manco

© RIPRODUZIONE RISERVATA