Una giornata di studio dedicata alla toponomastica e alla linguistica

 

Una giornata di studio dedicata alla toponomastica e alla linguistica

Un momento della Giornata di Studio

I nomi di luogo e il loro valore nella ricerca linguistica come strumenti di conoscenza della storia e della cultura. Questo il filo conduttore della densa giornata di studio svoltasi il 30 novembre 2012 all'Orientale

 

Clicca qui per vedere il servizio video realizzato dalla Redazione del Web Magazine

Toponomastica e linguistica: nella storia, nella teoria. Questo il titolo della Giornata di studio ideata e organizzata da Alberto Manco in collaborazione con il Dottorato in "Teoria delle lingue e del linguaggio" dell'Orientale. Cristina Vallini – coordinatrice del Dottorato – ha aperto la giornata ricordando ai presenti la prestigiosa e lunga tradizione di studi dell'ateneo nel campo della linguistica, menzionando l'attenzione che alla toponomastica è stata sempre riservata, e sottolineando come simili occasioni siano importanti per offrire nuovi momenti di incontro e riflessione per gli esperti e gli studiosi, ma anche per gli studenti la cui partecipazione è stata considerevole.

Di indubbio rilievo lo spessore del programma. La prima sessione della giornata si è aperta con la relazione di Emanuele Banfi, presidente della Società di Linguistica Italiana, che ha analizzato il concetto di 'città' nella tradizione indoeuropea e cinese evidenziandone similitudini e peculiarità attraverso un'analisi etimologica e semantica. Enzo Caffarelli, direttore della Rivista Italiana di Onomastica, con numerosi esempi ha illustrato come, per spiegare l'origine di un particolare toponimo, l'analisi etimologica debba essere accompagnata da una ricerca sulle motivazioni che hanno spinto ad usare quel nome come toponimo e di come il suo uso cambi nel tempo. Paolo Di Giovine, professore della Sapienza di Roma, ha spostato la riflessione sui Balcani antichi, concentrandosi sulla toponomastica albanese: mettendo in discussione la relazione tra Dardania e il sostantivo albanese Dard ('pero') che ha trovato credito tra gli studiosi, Di Giovine ha evidenziato l'importanza dei dati cronologici nell'analisi dell'etimologia dei toponimi, che tendono invece ad essere trascurati. A seguire la relazione di José Luis García Ramón dell'Universität zu Köln (Germania) che ha illustrato il rapporto di continuità tra toponimia micenea e lessico greco: uno studio reso difficile dalle differenti forme grafiche, dalla variabilità dei toponimi da luogo a luogo, dai cambiamenti che subiscono nel tempo e nel passaggio da una lingua all'altra, e che deve essere quindi condotto con rigore.
Con Ruth V. Lewin del Beit Berl College di Kfar Sava (Israele) si è passati alla toponomastica biblica, nella quale i nomi dei luoghi assumono un'importanza particolare, sono metafora del ciclo della vita, del suo significato e a volte di Dio stesso.
L'ultimo intervento della mattinata è stato di Vincenzo Orioles dell'Università degli studi di Udine, ben noto per gli studi sul plurilinguismo, con una relazione in cui si è trattato delle variazioni toponimiche in contesti plurililngui, come ad esempio il Friuli, che si manifestano fondamentalmente attraverso tre modalità: adattamento, calco, distanziazione.

La toponomastica di area centro africana è stato il tema di analisi della prima relazione del pomeriggio, con Barbara Turchetta dell'Università degli studi della Tuscia; le variazioni toponomastiche nell'Africa "nera" sono state spiegate con il cambiamento dei rapporti tra questo continente e l'Europa, senza dimenticare l'influenza forte della tradizione orale africana.
Diego Poli dell'Università degli studi di Macerata ha legato invece la nascita della toponomastica irlandese alla necessità di ricostruire la storia e la geografia mitica in una dimensione reale: il 'dare nomi' permette di legittimare, di prendere possesso della cosa nominata e di decidere su di essa.
A seguire la Sessione Poster in cui gli autori hanno trattato di etnici e toponimi nel Liber catulliano, di toponomastica nel fumetto Diabolik, del ruolo della toponomastica stessa nella storica rivista italiana Le lingue estere, dell'influenza delle materie prime dell'industria tessile sulla formazione di toponimi.

Nell'ultima sessione, Paolo Poccetti, dell'Università degli studi di Roma "Tor Vergata", ha illustrato la toponomastica dell'Italia antica, le influenze subite sia dal latino sia dalle lingue sabelliche e quanto ne rimane ancora nei toponimi moderni.
Gli interventi sono terminati con Domenico Silvestri, fondatore del Dottorato in "Teoria delle lingue e del linguaggio" e professore emerito all'Orientale, il quale ha parlato del rapporto linguistico tra eponimi e toponimi – distinguendo tra eponomaturgi impliciti come Omero e espliciti come Stefano di Bisanzio – che si realizza in varie modalità linguistiche quali replica, cambio di genere, accentuazione, le quali talvolta generano eponimie incerte come nel caso di Romulus e Roma.

La giornata di studio, grazie alle numerose prospettive trattate nei diversi interventi e alle dense discussioni che hanno fatto seguito ad essi, ma anche a un clima particolarmente piacevole e vivace, ha dato prova di quanto gli studi linguistici sulla toponomastica siano non solo in continuo mutamento ma quanto mai attuali. A chiudere la giornata le conclusioni di Alberto Manco, con un particolare ringraziamento a coloro che con lui solitamente collaborano e rendono possibile, lavorando in team, la realizzazione di incontri come questo, e l'annuncio dello stesso Manco relativo al prossimo appuntamento: dopo i più recenti convegni da lui organizzati nell'ultimo anno, dedicati a "Lessico e linguistica" uno e alla acquisizione del linguaggio un altro, il prossimo sarà dedicato all'espressione della totalità nella lingue, argomento di non facile trattazione e senz'altro caro ai linguisti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA