Viaggiare con i libri. Editoria e viaggi nel Sud Italia

 

Viaggiare con i libri. Editoria e viaggi nel Sud Italia

Da sinistra, Maurizio Bossi, Gianfranco Tortorelli e Luigi Mascilli Migliorinini

La presentazione del volume curato di Gianfranco Tortorelli getta luce sul contributo degli editori meridionali alla letteratura turistica nel XIX secolo

Napoli, 9 marzo 2012 - “Uno studio del fenomeno del viaggiare, con due amici che sono anche due pezzi del lavoro che si conduce sulla storia dei viaggi”. Luigi Mascilli Migliorini esordisce così, presentando ieri insieme a Maurizio Bossi e a Gianfranco Tortorelli il volume Viaggiare con i libri. Saggi su editoria e viaggi nell'Ottocento (Pendragon, collana “Le Sfere”, 25 €). Il volume, curato dallo stesso Tortorelli, presenta in dodici saggi il panorama dell'editoria di viaggio (voyages pittoresques, guide, baedeker et similia) durante tutto l'Ottocento. Il secolo XIX è caratterizzato per un'evoluzione parallela dei viaggiatori e dell'editoria. Da un lato cambiano i viaggiatori e il modo di viaggiare, dall'altro cambia l'editoria con il passaggio dal libraio-stampatore all'editore come lo conosciamo ancora oggi. Queste due linee di sviluppo, parallele e indipendenti, trovano un punto di convergenza nell'ambito dell'editoria turistica che diventa sempre più rispondente alla domanda dei viaggiatori, i quali cercano sempre più l'informazione pratica, creando dei prodotti ad hoc. Di questo sviluppo parallelo e soprattutto di come esso fu promosso e interpretato dagli editori meridionali è ciò di cui rende conto il volume.
Come ha detto Maurizio Bossi, studioso di letteratura di viaggio e di viaggiatori, autore di numerosi saggi e membro del prestigioso Gabinetto Vieusseux di Firenze (dove, tra l'altro, è responsabile della sezione Vieusseux-Asia della biblioteca dell'Istituto, che raccoglie il legato di Fosco Maraini, l'instancabile viaggiatore e orientalista italiano morto nel 2004) il volume è prezioso “repertorio e miniera” di informazioni. Per la prima volta si presenta infatti al pubblico italiano una organica raccolta sull'editoria di viaggio nel meridione. L'attenzione è concentrata in particolare sul ruolo degli editori meridionali nel rispondere alla rinnovata richiesta di prodotti informativi in ambito turistico. Durante la prima metà dell'Ottocento infatti, sulla spinta della grande esperienza di Goethe (Viaggio in Italia, 1786-1788), e grazie al costante miglioramento dei mezzi di trasporto (l'aumento della velocità e la diminuzione delle distanze sono una delle costanti dello sviluppo tecnologico del XIX secolo) i viaggiatori europei furono in grado di recarsi sempre più numerosi in visita al Sud Europa. Se all'inizio il viaggio riguardava soprattutto Firenze e la Toscana, a partire da Goethe si estende fino al Sud Italia e prende le caratteristiche di una riscoperta dell'antico. Allo stesso tempo si assiste a una evoluzione del viaggiatore e quindi del racconto di viaggio. Al racconto romantico e tardo settecentesco delle choses vues e della soggettività (basato sul modello del già citato Goethe ma di cui un altro modellizzante fu l'Itinéraire de Paris à Jérusalem di Chateaubriand per il viaggio in Oriente) va sempre più sostituendosi la produzione di opere scientifiche e rigorose il cui scopo non era di far viaggiare con la fantasia ma di fornire informazioni pratiche al viaggiatore che si era recato sul posto. Effetto, questo, di una standardizzazione del viaggio e del viaggiatore il cui esito sarà la figura del turista.
Scorrendo l'indice del volume, come ha fatto Maurizio Bossi durante l'incontro, si può dire che Tortorelli abbia svolto egregiamente il suo lavoro di curatore dando conto di questa evoluzione e creando una silloge equilibrata di saggi che mettono in luce gli aspetti più importanti di quest'ambito ancora poco studiato della storia dell'editoria italiana, di cui il curatore, docente all'Università di Bologna è uno dei massimi esperti. Ai saggi iniziali che mostrano il terreno di coltura in cui si afferma l'editoria di viaggio nel Sud Italia, segue l'approfondimento delle caratteristiche generali di queste opere e l'analisi della loro evoluzione, con il passaggio dal Voyage Pittoresque (di Napoli era ai primi dell'Ottocento uno dei centri di produzione) al baedeker.
Con l'unificazione tuttavia questo panorama subisce una netta trasformazione. Alle visite degli stranieri si aggiunge un turismo interno, di viaggiatori italiani che vogliono conoscere la neonata nazione. Sono i germi che daranno vita al del Touring Club Italiano e allo svilupparsi di un turismo sempre più standardizzato.
In questo contesto tuttavia, con la creazione di un mercato nazionale unificato, gli operatori culturali del Sud Italia non seppero rispondere in maniera adeguata alla scommessa lanciata dal nuovo turismo. Mentre infatti le grandi case editrici dell'Italia unita come Treves, Zanichelli e Sonzogno riuscirono a sfruttare questo mercato, rispondendo alla domanda di un pubblico sempre più ampio, l'editoria napoletana rimase sempre legata a una dimensione locale, da un lato non riuscendo a incanalare l'offerta intellettuale di centri culturali tuttavia brulicanti (De Sanctis da Torino, lamentava la sterilità culturale della città sabauda rispetto a Napoli) e dall'altro non soddisfacendo adeguatamente la richiesta di guide di viaggio contenenti le informazioni utili a un sereno svolgimento del viaggio.
Quali conclusione trarre da tutto questo? Sicuramente il Sud Italia, con le sue capitali culturali Napoli e Palermo, lungi dall'essere stato solo oggetto di descrizioni ha saputo – almeno per un certo tempo – farsi anche promotore di una letteratura autonoma, ma non ha saputo condurre fino in fondo la sfida dell'autodescrizione, secondo dinamiche che – per certi versi – sono valide a tutt'oggi, come del resto ha fatto notare Mascilli Migliorini. Resta da chiedersi il perché di un tale esito. Non è questa la sede per rispondere, ma l'interesse di un volume come quello presentato ieri a Palazzo Mediterraneo risiede proprio nella capacità di suscitare queste domande, centrali perché danno lustro a un pezzo di storia della cultura italiana e illuminano sotto un altro aspetto la dinamica tra egemone e subalterno.

Salvatore Chiarenza

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