Incontro con la scrittrice tedesca Marion Poschmann

 

Incontro con la scrittrice tedesca Marion Poschmann

Si è tenuto il 10 dicembre, presso la sede dell’Università degli studi di Napoli L’Orientale di Palazzo Santa Maria Porta Coeli, l’incontro con gli studenti della scrittrice tedesca Marion Poschmann, per iniziativa di Sergio Corrado e Valentina Di Rosa. L’incontro ha avuto un grande seguito tra i ragazzi e ha approfondito la figura di una autrice che ha appena firmato il suo ultimo successo, "Die Sonnenposition" (Suhrkamp, 2013), in cui il protagonista
è un medico trentenne, Altfried Janich, che descrive il proprio lavoro in una clinica psichiatrica, situata in un castello barocco del Brandeburgo, un luogo isolato nel
quale il disagio esistenziale dell’io narrante si intreccia con i casi clinici dei suoi pazienti. Il tempo rallentato e quasi privo di eventi si dilata negli spazi sontuosi e decadenti del castello, così che, nelle notti insonni e solitarie di chi dovrebbe curare gli altri, la memoria – collettiva e individuale – si addensa fino a farsi soffocante. Lentamente, attraverso una prosa quasi morbosamente attenta ai dettagli (e soprattutto agli ambienti naturali e agli scenari metereologici), prendono allora forma: l’infanzia di Altfried e il rapporto con la sorella; la storia di suo padre e di sua zia, rifugiatisi a Colonia dopo essere stati scacciati, insieme a migliaia di altri profughi tedeschi, dalle regioni polacche liberate dall’Armata
Rossa; l’amicizia con l’aristocratico Odilo, morto in un incidente d’auto all’inizio del romanzo; l’“occupazione” della ex-DDR da parte dei tedeschi dell’Ovest, in cerca
di nuove opportunità di lavoro dopo la caduta del Muro. Mentre la narrazione diventa via via un’autoanalisi spietata, con la sua scrittura raffinata e ambiziosa Poschmann delinea un’originalissima estetica della Germania contemporanea e dei suoi luoghi spettrali: paesaggi desolati, zone pedonali, case a schiera, aree industriali, periferie residenziali – teatri del tentativo vano di dare corpo all’invisibile e di riscattare forme di comunicazione segnate dall’intransitività.

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