Tra immagini e parole. Menzogna e politica in Hanna Arendt
Tra immagini e parole. Menzogna e politica in Hanna Arendt
Terzo appuntamento del ciclo di seminari curati dalla professoressa Bonito Oliva
Ricordate le immagini televisive del cormorano agonizzante, simbolo della guerra del golfo? È il 1991. Saddam Hussein ha invaso il Kuwait e ha aperto le pompe del petrolio rovesciando in mare tonnellate di greggio e provocando un disastro ambientale. L’opinione pubblica occidentale, toccata dai reportage dei media nazionali, si mobilita in sostegno dell’intervento statunitense. Comincia l’operazione Desert Storm. Ebbene quel video e quel cormorano sono un falso. Le immagini risalgono a circa dieci anni prima. Sono state girate durante la guerra Iraq-Iran. Non solo, lo stesso Pentagono ammette che la fuoriuscita di petrolio è, molto probabilmente, uno degli effetti collaterali dei bombardamenti USA. Si tratta di una menzogna creata da qualcuno per muovere l’opinione pubblica mondiale in una certa direzione e per ottenere del consenso politico.
Non è una novità: la menzogna in politica esiste da sempre. Proprio Hanna Arendt, una delle autrici che più hanno indagato la sfera umana del politico e del comune, l’ha teorizzata come uno dei margini di gioco dell’esperienza politica. Quello che però l’autrice sembra sottostimare è che il margine tra le menzogne politiche delle democrazie occidentali e quelle dei regimi totalitari non sia così semplice da definire né così netto.
Sono queste le conclusioni a cui è giunto Didier Contadini durante il terzo incontro del ciclo di seminariale “Menzogna e Politica”, organizzato dalla professoressa Bonito Oliva. Durante il seminario, dal titolo La menzogna in politica: il problema della fondazione etica in Hanna Arendt, lo studioso si chiede se di fronte ai cambiamenti avvenuti nella società contemporanea e nei media, e nell’uso che la politica fa di questi, tale pensiero è ancora valido. Secondo Contadini la risposta è negativa; la Arendt non avrebbe problematizzato alcuni aspetti della società contemporanea: “L’intento è quello di trattare la riflessione di quest’autrice, nota come pensatrice del politico e del comune e vedere come il suo pensiero possa essere provocato da alcuni video in cui vengono smascherate delle menzogne pubbliche”.
Utile la sintesi di alcuni aspetti del pensiero della Arendt. La filosofa tedesca, secondo Contadini, aveva teorizzato la possibilità di mentire come una possibilità intrinseca dell’uomo. L’essere umano è libero e, nella sua libertà, può mentire e può dire la verità. Questo vale a maggior ragione in ambito politico dove esistono delle menzogne limitate e delle menzogne che vogliono dare una rappresentazione assolutamente fasulla del reale. La menzogna assoluta si identifica per la Arendt con quella perpetrata dal totalitarismo. È la menzogna elevata a sistema. La menzogna contingente è quella della politica, del governo dei regimi democratici occidentali: esiste da sempre e, in qualche modo, è connaturata all’arte di governare. Pur se il comportamento dell’uomo politico deve essere globalmente veritiero, per la Arendt sono tollerati degli ambiti di menzogna, ad esempio in diplomazia, giustificati dalla ragion di stato. Secondo la filosofa lo spazio pubblico sarebbe in grado di assorbire tale menzogna dimostrandone la falsità: sarebbe questo il ruolo del sistema dei media che per Hanna Arendt sono i soggetti incaricati di ristabilire la verità dei fatti e smascherare la menzognera.
La filosofa però non aveva preso in considerazione le dinamiche dei media di massa, quando la menzogna di governo viene creata con il preciso scopo di ottenere un consenso politico che attribuisce al potere delegato la più piena libertà di agire secondo i propri interessi e il fatto conseguente che gli smascheramenti di questa non abbiano un’efficacia uguale e contraria rispetto ai risultati iniziali ottenuti. Non importa infatti, secondo Contadini, che il falso storico venga smascherato visto che, una volta reso pubblico, si è stabilizzato nella coscienza comune, e ha dato vita a degli effetti pragmatici da cui non è possibile tornare indietro. Il video era falso, ma la guerra ha avuto luogo lo stesso e molti si ricorderanno di Saddam Hussein come di un criminale ambientale.
Come dimostra Contadini è su questo crinale che viene messa alla prova la riflessione politica della Arendt. Una riflessione, che pur non essendo intaccata nella validità dei suoi assunti teorici, viene messa alla prova di fronte agli sviluppi del contemporaneo.
Salvatore Chiarenza
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