La lingua italiana: un ostacolo per lo sviluppo o un valore da tutelare?

 

La lingua italiana: un ostacolo per lo sviluppo o un valore da tutelare?

18 febbraio 2013 - Palazzo Reale: aperto il ciclo di incontri “L'italiano, l'inglese e le altre lingue” coordinato dalla professoressa Rita Librandi e promosso dalla Fondazione premio Napoli

Il Collegio di Napoli, costola della Fondazione Premio Napoli, ha promosso nella propria sede a Palazzo Reale un ciclo d'incontri per dibattere sull'attuale situazione della lingua italiana. Ai relatori invitati è stato proposto di presentare al pubblico le ricerche ancora in corso d'opera, con lo scopo di ridurre la distanza tra la vita quotidiana e gli studi stessi.
Coordinati dalla professoressa Rita Librandi, alla discussione hanno preso parte Lida Viganoni, rettore dell'Università degli studi di Napoli “L'Orientale”, Massimo Marrelli, rettore dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, Nicoletta Maraschio, presidente dell'Accademia della Crusca, Giuseppe Cataldi, prorettore dell'Orientale, e i professori Nicola De Blasi e Carlo Sbordone.

Al contrario di quanto siamo portati a pensare, l'indagine del 2010, promossa dal Ministero degli Affari Esteri circa la diffusione della lingua italiana all'estero, ha riscontrato una crescita nella domanda dello studio della nostra lingua, soprattutto da parte di studenti e immigrati provenienti dai paesi emergenti. L'italiano continua a essere tra le prime quattro-cinque lingue studiate al mondo, supportato soprattutto dalle materie umanistiche, nostra eccellenza: arte, musica e anche diritto parlano italiano, così come deteniamo una posizione di prestigio in ambiti quali la ristorazione e la moda.
Nonostante questo però non abbiamo un peso rilevante all'estero né svolgiamo una funzione predominante. Uno degli ostacoli che la nostra cultura si trova ad affrontare è l'assenza di sostegno da parte delle istituzioni, che da una parte non hanno promosso e sostenuto la conoscenza della nostra lingua in altri paesi e dall'altra hanno dedicato poche risorse allo studio e alla ricerca anche all'intero del paese, accumulando così un ritardo di crescita rispetto agli altri paesi europei; altro problema è la diffusione dell'inglese che ormai affianca o addirittura sostituisce la nostra lingua – un esempio su tutti, la decisione del Politecnico di Milano di tenere le lezioni e gli esami dei corsi di laurea magistrali in lingua inglese. Problema in quanto a questa dualità il nostro paese arriva impreparato data la scarsa qualità dell'apprendimento sia dell'inglese – dopo aver completato l'intero percorso scolastico a stento si raggiunge un livello intermedio di conoscenza – sia dell'italiano stesso, lingua ormai sempre più maltrattata: non è purtroppo raro ascoltare professori universitari lamentarsi di dover correggere prima la grammatica e poi i contenuti di una tesi di laurea.
Una differenziazione va fatta anche tra chi segue studi scientifici e chi quelli umanistici. L'uso dell'inglese come lingua unica nei settori scientifici ormai è un dato di fatto ed è per questo che diverse università hanno promosso interi corsi in lingua inglese con lo scopo di facilitare i giovani laureati in ambito internazionale. Questo però ha gioco forza portato a degli svantaggi in quanto la capacità di comprensione, e quindi di comunicazione, è sicuramente inferiore rispetto a quella della propria lingua madre; inoltre da questi primi esperimenti di duplicazione didattica si è ottenuto un risultato non voluto dato che molti ragazzi hanno preferito corsi in italiano ritenendoli più semplici, creando così un dislivello di preparazione tra gli studenti di uno stesso corso di laurea.

Il dibattito è stato arricchito dalla presentazione del libro Fuori l'italiano dall'università? Inglese, internazionalizzazione, politica linguistica promosso dall'Accademia della Crusca ed edito da Laterza (2012).
A questo lavoro hanno partecipato con i loro interventi più di cento persone tra scrittori, professori, giuristi, scienziati e linguisti sia italiani che stranieri. Nonostante i tanti pareri diversi la linea prevalente all'interno del libro è quella della difesa del multilinguismo, visto come un valore rispetto alla scelta monolingue.
Ed è proprio per difendere questo valore che la Crusca, con questo testo, è intervenuta nel dibattito scaturito dalla scelta del Politecnico milanese di escludere l'italiano dall'alta formazione, prediligendo quindi una linea monolingue.
Lo scopo del libro è porre l'attenzione sulla centralità delle questioni linguistiche e mettere in risalto che questa scelta non è senza ricadute, anche sociali; può portare a una ancora più ampia separazione tra cultura umanistica e scientifica, creare difficoltà nella circolarità tra ricerca e divulgazione o nell'insegnamento. Una scelta didattica monolingue che considera la nostra lingua un ostacolo all'internazionalizzazione rischia di svalutarla e declassarla rispetto agli altri paesi europei che al contrario investono molto nella diffusione e nello studio della loro cultura.

Francesca Ferrara - Direttore: Alberto Manco

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