“Harlem Renaissance”: evoluzione della blackness afro-americana
“Harlem Renaissance”: evoluzione della blackness afro-americana
Il professor Martin Favor del Dartmouth College, New Hampshire, traccia il percorso di maturazione e rinascita avvenuto nella coscienza e nella letteratura dei neri di Harlem
Napoli, 13 aprile 2010. La professoressa Donatella Izzo, docente di letteratura anglo-americana presso l’Università degli Studi di Napoli "L’Orientale", ospita nell’aula 125 di Palazzo S. Maria Porta Coeli in via Duomo un preparato, motivato ed energico Martin Favor.
Il docente statunitense, che insegna letteratura americana ed afro-americana presso il Dartmouth College del New Hampshire, ha tenuto una conferenza dal titolo Ghetto chic: Fashioning Harlem and its Renaissance over Time, forte della sua esperienza in materia come conoscitore nonché autore di opere letterarie a riguardo. L’incontro, che ha lasciato ampio spazio a commenti e domande da parte degli studenti e della stessa professoressa Izzo, ha avuto come filo conduttore l’evoluzione di Harlem, il sobborgo newyorkese comunemente ritenuto un "ghetto", da luogo di povertà e segregazione a focolaio di istanze artistiche e culturali di grande rilievo: appunto, una rinascita.
E’ evidente che, come lo stesso Martin Favor spesso sottolinea, si tratta di un fenomeno che trova la sua maggiore forma di espressione nella letteratura e che affonda le sue radici nel concetto di "new negro" affermatosi, insieme all’omonimo scritto curato da Alain Locke, negli anni '20 del secolo scorso. Il termine designa – in maniera anche un po’ romanzata - una nuova coscienza di sé grazie alla quale gli Afro-americani di Harlem trasformano il proprio passato mai consapevolmente vissuto, in particolar modo la drammatica esperienza della schiavitù, in stimolo per una rifioritura culturale indipendente dal mondo bianco. A tale proposito Favor cita lo storico afro-portoricano Arthur Schomburg, secondo il quale "il negro americano deve ricostruire il suo passato per costruire il suo futuro". E la modalità di questa ricostruzione è proprio la letteratura, l’arte esplicitamente utilizzata come propaganda piuttosto che fine a sé stessa, scardinando così il concetto di "art for art’s sake", con valore estetico ma non didascalico. A questo scopo il professor Favor illustra vari esempi di opere letterarie incentrate su questa rinascita degli afro-americani, accennando al contemporaneo Hunting in Harlem di Mat Johnsonma soprattutto scandagliando a fondo Their eyes were watching God, uscito nel 1937 e scritto da Zora Neale Hurston. Il libro, oltre ad essere un’interessante testimonianza del rinnovamento culturale harlemiano, affronta la questione, con un’onnipresente ironia riscontrabile nel titolo stesso, anche esaminando le inevitabili differenze tra il sesso maschile e quello femminile, offrendo quasi un esempio di femminismo ante litteram. Il professore nota, infine, come l’autrice ponga l’accento sul linguaggio, alternando all’inglese standard quello vernacolare dei neri, intriso di echi africani, per conferire ulteriore dignità ed indipendenza alla riscoperta di sé di questo popolo.
Luisa Lupoli
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