Æthiopica et Orientalia. Studi in onore di Yaqob Beyene: la presentazione del volume
Æthiopica et Orientalia. Studi in onore di Yaqob Beyene: la presentazione del volume
Un volume la cui ricchezza è fedele testimonianza dell'importanza di Yaqob Beyene, figura di rilievo nella lunga tradizione di studi etiopici dell'Ateneo
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18 dicembre, Sala delle Conferenze, Palazzo Du Mesnil. Il Rettore Lida Viganoni ha dato inizio all'incontro, definito “un'occasione preziosa”, ricordando come “la storia di Yaqob e quella del nostro Ateneo si sono intrecciate strettamente per oltre quaranta anni”. Beyene, infatti, arrivò in Ateneo per volontà di Lanfranco Ricci – il quale rifondò all'Orientale, nel dopoguerra, l'etiopistica e l'africanistica – e dopo essere aver conseguito due lauree come studente dell'Orientale entrò a far parte dell'amministrazione dell'Ateneo come bibliotecario per giungere infine “come meritava, nella docenza fino all'ordinariato” – ha aggiunto il Rettore. Dopo aver sintetizzato il lungo percorso di Beyene in Ateneo e i diversi incarichi istituzionali ricoperti nel corso degli anni, Lida Viganoni ne ha descritto i meriti scientifici e umani: “ha dato sempre a tutti noi prova di competenza, dedizione, generosità, signorilità ed equilibrio, tutte doti davvero molto rare e poi molto difficili da trovare tutte insieme in un'unica persona”. Nonostante Beyene non sia più in carica, è stato ed è tuttora – come si evince dalla ricchezza dei contributi presenti nei due volumi – un punto di riferimento per docenti e studenti più e meno giovani dell'Ateneo, e non soltanto in virtù della sua costante presenza in qualità di redattore della rassegna di studi etiopici nell'attuale Dipartimento Asia Africa Mediterraneo. Ultimo elemento che il Rettore ha tenuto a rimarcare, il forte senso di appartenenza di Beyene alle istituzioni, al di là di qualsiasi divisione, e la capacità di avere sempre una visione ampia e di operare “nello spirito che è proprio di questo Ateneo, quello del dialogo e della integrazione tra culture e mondi diversi”.
A questo punto ha preso la parola Roberto Tottoli, il quale ha definito la figura di Beyene come “un'eccezionalità dell'Orientale” sottolineando quanto sia piacevole la coincidenza della chiusura del proprio primo anno in qualità di direttore del Dipartimento Asia Africa Mediterraneo con la presentazione del volume in onore dello studioso.
Carmela Baffioni – direttore dell'allora Dipartimento di Studi e Ricerche su Africa e Paesi Arabi quando il volume oggetto della presentazione fu ideato – legando assieme il piano professionale e quello personale si è soffermata, come già fatto dal Rettore, sullo spessore scientifico ed umano di Beyene. Ricordando come fosse “sempre sereno, equilibrato, mai fazioso...” la Baffioni lo ha definito come “una luce”, prima di chiudere il proprio intervento sottolineando il piacere nel vedere portato a compimento un progetto editoriale di tale portata, nonostante le non poche difficoltà. Un volume la cui realizzazione è stata una “gestazione lunga e a tratti problematica ma anche gioiosa” come sottolineato da Andrea Manzo, curatore del testo assieme ad Antonella Brita ed Alessandro Bausi. Lunga e problematica per la quantità e la varietà dei contributi che raccoglie e, al tempo stesso, una “gioiosa testimonianza” dei colleghi e degli studiosi che hanno così voluto onorare Yaqob Beyene, ciascuno con il proprio personale apporto. Se geograficamente i contenuti del volume spaziano dall'Estremo Oriente al Mediterraneo, cronologicamente ci si muove su un arco di tempo che va dall'antichità alla contemporaneità, comprese le esperienza di vita vissuta come, ad esempio, il diario della presa di Addis Abeba di Rodolfo Fattovich. Una miscellanea che, come affermato da Andrea Manzo, è un ulteriore testimonianza della “stima meritatissima” di cui il docente gode tra i colleghi dell'Ateneo, confermata dalle diverse competenze che è stato possibile riunire in occasione della realizzazione dei due tomi.
Yaqob Beyene, non senza una punta di commozione, ha esordito con queste parole: “Io sono arrivato a Napoli l'8 gennaio del 1963 a mezzogiorno. Ricordo, appena entrato all'Orientale, mi hanno portato dalla signora Anna Esposito, capo del personale. Da quel momento in poi sono stato assunto come bibliotecario. Sono profondamente riconoscente perché se non avessi avuto quel posto non avrei mai studiato”. Oltre alla visibile gioia per le numerose testimonianze di affetto e di stima ricevute, Beyene ha voluto sottolineare più volte come non si sia mai sentito uno straniero piuttosto un “figlio dell'Orientale” – queste le parole dello studioso – e ha chiuso il proprio intervento con un ulteriore prova della grande sensibilità che lo contraddistingue: “Sono perfettamente cosciente di aver ricevuto moltissimo dall'Orientale, da voi, e di aver invece dato molto poco”.
Prima del breve rinfresco che ha chiuso l'incontro, molti dei partecipanti hanno voluto prendere la parola per rendere omaggio al professore rendendo il pubblico partecipe di momenti di vita accademica e di ricordi personali. Al di là della particolarità delle singole testimonianze, tutte caratterizzate da una viva commozione, c'è stato un medesimo filo conduttore: la grande umanità di Beyene, la sua capacità di coniugare assieme la vita accademica e la vita al di fuori delle mura universitarie.
Ha particolarmente emozionato Adolfo Tamburello, il quale ha voluto chiudere la lunga serie di testimonianze con poche parole capaci di sintetizzare quanto più volte affermato nel corso dell'incontro. Dopo aver parlato del legame professionale e affettivo che lo ha legato a Beyene per tanti anni, infatti, Tamburello è rimasto pochi secondi in silenzio, per poi chiudere così il proprio discorso: “Sto meditando... è difficile trovare intorno a sé degli uomini. Ecco. Yaqob è un uomo. Mi fermerei qui. Grazie Yaqob”.
Azzurra Mancini - Direttore: Alberto Manco
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