Al via l’Assemblea Costituente dell’Associazione italiana di Studi africani

 

Al via l’Assemblea Costituente dell’Associazione italiana di Studi africani

Un momento della conferenza

La tre giorni di lavori intitolata Studi italiani sull’Africa a 50 dall’Indipendenza e ospitata dall’Orientale ha fornito preziosi spunti al dibattito accademico, tali da suscitare negli oltre duecento partecipanti il desiderio di ripetere l’iniziativa e di istituzionalizzarla attraverso la costituzione di un’Associazione ad hoc

“L’Africa” – si legge nel documento redatto al termine del convegno – “nonostante le grandi e complesse trasformazioni che la stanno attraversando, è sostanzialmente assente dal panorama mediatico e culturale italiano. È palese che, in Italia, il continente africano soffra di un deficit di visibilità che lo riduce a occasionali ed estemporanee apparizioni sui grandi circuiti mediatici in occasione di eventi drammatici (conflitti, esodi di migranti, ecc.). È evidente che la pur ricca e vivace produzione scientifica italiana, che da varie prospettive disciplinari e tematiche si occupa attivamente di Africa, non riesce ad uscire dai ristretti circoli accademici e ad avere una visibilità ed un protagonismo culturale significativi. I proponenti di questo documento ritengono, pertanto, che la costituzione di un’associazione italiana di studi africani sia una necessità fortemente sentita ed improrogabile”.

In un susseguirsi di racconti popolari, riflessioni antropologiche, storiche, culturali e religiose, passando per il cinema e l’arte, Napoli si è aperta al continente nero.
I numerosi panel di approfondimento hanno spaziato tra diverse tematiche sociali ed economiche utili a comprendere una terra dimenticata dai media e depennata inesorabilmente dall’agenda collettiva. Una spada di Damocle che grava sulla martoriata Africa che, a cinquant’anni dalla fine del colonialismo, stenta a far decollare le ancora arretrate economie locali. Illuminanti i dibattiti sulle riforme istituzionali ed agrarie di alcuni Paesi, presi a modello per individuare i nodi di uno sviluppo a passo di lumaca per un continente così ricco di materie prime e manodopera a basso costo.
“Il paradosso” – ha sottolineato Elisa Greco, giovane coordinatrice del focus group sulle riforme agrarie – “è che dopo la violenza dell’espropriazione coloniale si è passati ad altrettanta violenza nell’imposizione da parte della Banca Mondiale del concetto di proprietà della terra, contraria alla cultura collettivista di gran parte delle popolazioni africane”. Questo a testimonianza del fatto che una soluzione dei problemi top-down, calata dall’alto, non può che generare scarsi risultati. Le politiche di aiuto allo sviluppo dovrebbero partire anzitutto da una comprensione delle dinamiche sociali sottostanti. Se poi consideriamo che a livello sovra-nazionale il fenomeno della consultazione di associazioni no profit e delle cosiddette “lobby pubbliche” nei processi di policy è in continua crescita, un’associazione che fornisca un quadro chiaro delle problematiche e del substrato culturale africano potrebbe fornire un contributo prezioso.

Torniamo ora a quella che abbiamo chiamato “Assemblea Costituente” dell’Associazione italiana di Studi africani e analizziamone le priorità:

1. “Porre l’Africa al centro”, favorendo l’apertura del dibattito agli stessi studiosi africani;
2. “Privilegiare la dimensione europea della ricerca”, cercando di creare ponti di collegamento tra studiosi ed istituzioni comunitarie che si occupano del continente africano, “priorità resa ancora più urgente” – sottolineano i costituenti – “dal progressivo ridursi delle risorse messe a disposizione per la ricerca su base nazionale e dalla conseguente necessità di guardare a risorse europee”;
3. “Sviluppare una forte dimensione internazionale”, così da promuovere un significativo contributo italiano nel dibattito accademico mondiale sull’Africa;
4. “Incoraggiare e consolidare la partecipazione dei giovani studiosi” anche mettendo in rete il sapere prodotto dall’Associazione, a disposizione dei giovani ricercatori;
5. “Essere un luogo di libera e dinamica circolazione e scambio di idee e informazioni”, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, con la creazione di uno spazio web e di una newsletter, tanto per cominciare;
6. “Perseguire e incoraggiare sistematicamente la costituzione di reti tra studiosi”, per fungere da collegamento tra i vari gruppi di ricerca sparsi sul territorio nazionale.

All’Associazione che si propone di promuovere ogni due anni un forum come quello partenopeo appena concluso non resta che fare i nostri migliori auguri.

Antonio Celio

© RIPRODUZIONE RISERVATA