Angelo Libertini: “Ho conciliato L'Orientale con il mio lavoro”
Angelo Libertini: “Ho conciliato L'Orientale con il mio lavoro”
Laureando in Lingue e Letterature Straniere e bassista della band Plenaria, Angelo Libertini ha raccontato al Web Magazine la sua esperienza all’Orientale
Angelo, lei è un giovane musicista di Caivano, precisamente un bassista. Quando e come ha iniziato a fare musica?
“Ho iniziato a quattordici anni provando nel mio piccolo garage. Inizialmente suonavo cover, in particolar modo pezzi dei Nirvana, poi a diciassette anni pensai di dedicarmi alla composizione di qualche brano inedito. Dopo un paio di anni conobbi Luigi D’Andrea, attuale cantante della mia band, I Plenaria, e decidemmo di suonare insieme. Iniziammo nel 2002, poi per un po’ le nostre strade si divisero fino al 2005, quando riprendemmo a vederci e a suonare con maggiore frequenza. Nel 2007 è iniziato il progetto Plenaria. Si tratta di una band new wave e dark rock.”
Perché Plenaria? E soprattutto chi sono? Ci parli della sua band.
“Scegliemmo il nome Plenaria per dare un’idea di completezza, come se si trattasse di un’assemblea completa di persone che si ritrovassero a discutere di argomenti di un certo tipo, diversi da quelli usuali e di cui parla la maggior parte dei gruppi musicali. Noi cerchiamo di andare oltre i soliti temi, come il malcontento sociale o politico. Noi siamo per l’esaltazione del piacere e del lato edonista della vita. Abbiamo come punti di riferimento figure come il Marchese De Sade, Nietzsche e Baudelaire e i nostri testi prendono spunto proprio da questi personaggi.
Anche musicalmente cerchiamo di non essere comuni e commerciali, proprio perché a noi non piacciono le cose banali e standardizzate. Abbiamo ad esempio pezzi senza ritornello e un brano che è costituito solo da giochi di voce, senza musica e parole. Questo può piacere o meno, ma a noi interessa poco, l’importante è fare sempre ciò che ci piace. Ci sono molti gruppi che partono con delle idee molto forti e poi col tempo si svendono pur di far soldi. Noi manteniamo sempre e comunque la nostra idea coerente: l’arte è fine a se stessa e l’artista non è un mercenario. Se e quando lo diventa non è più un artista.
I membri fondatori e stabili del gruppo siamo sempre stati io e Luigi D’Andrea, mentre gli altri componenti sono cambiati nel corso del tempo.”
I Plenaria hanno pubblicato il loro primo e omonimo album e sono stati anche protagonisti del loro primo videoclip. Ce ne parli.
“Sì, il lavoro si chiama semplicemente Plenaria e contiene tredici tracce. I testi sono in italiano. Per chi volesse ascoltare i brani basta che visiti il nostro myspace, o la nostra pagina facebook, Plenaria per l'appunto. Il batterista e il chitarrista che hanno partecipato alla realizzazione dell’album sono rispettivamente Dario Pianese e Gianluigi Capasso. Per quello che concerne il nostro primo video musicale ringraziamo di cuore Vincenzo Balzano, un regista di Salerno con una grande esperienza nel settore. Vincenzo è una persona straordinaria. Sapeva che non avevamo molto denaro a disposizione, come spesso succede a molte band emergenti, soprattutto dopo la registrazione di un album, e dopo aver ascoltato un nostro brano, Fondo Ozio, si è offerto di realizzare il primo videoclip dei Plenaria in maniera assolutamente gratuita. E’ stata una collaborazione produttiva e rara.”
Angelo lei è dipendente dell’Auditorium Caivano Arte. Che mansione svolge di preciso?
“Mi occupo principalmente dell’amministrazione e della promozione. Tuttavia, siccome la struttura è molto grande e siamo ancora in pochi, spesso mi occupo anche di altro, come pulizie, riparazioni o giardinaggio. Il mio lavoro mi piace tantissimo, anche perché mi aiuta a stare a contatto con l’arte.”
Lei frequenta L’Orientale. A quale Facoltà è iscritto?
“Frequento la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dal 2002 e studio inglese e francese. Il lavoro e la musica hanno rallentato un po’ i miei studi, ma conseguirò la laurea a febbraio con una tesi su Beckett, in particolare sugli aspetti ermetici della sua letteratura, seguita dal professore Paolo Sommaiolo, una persona molto tranquilla, veramente disponibile e con la quale sono sempre a mio agio.”
Quali sono gli sbocchi lavorativi che si augura dopo L’Orientale?
“In realtà già sto lavorando nell’ambito di quella che sarebbe la mia laurea completa, ossia Produzione Multimediale. Arte-Teatro-Cinema. Come ho già detto lavoro a progetto in un teatro: organizzo eventi, mostre pittoriche e fotografiche, curo i contatti con le band che vogliono esibirsi presso la nostra struttura e, a volte, mi occupo anche di alcuni aspetti tecnici. E’ piacevole conciliare ciò che ho appreso all’Orientale con la pratica sul campo. Spero chiaramente di continuare con questo lavoro.”
Cosa pensa dell’Orientale? Ci racconti la sua esperienza.
“Inizialmente ho avuto un po’ di problemi con l’orientamento. Mi è capitato di scegliere un percorso e capire solo dopo un po’ di tempo come funzionassero i corsi, di cosa parlassero determinate discipline e via discorrendo. Questo fa parte dell’organizzazione della Facoltà che attualmente è nettamente migliorata. All’Orientale ci sono inoltre molte figure valide e competenti come il professore Claudio Vicentini, una persona veramente colta, e la professoressa Rosa Maria Losito grazie alla quale ho iniziato a studiare il francese. Ha un modo di parlare che mi affascina e mi piace come espone gli argomenti. Si tratta di docenti con i quali ho avuto anche esperienze che uno studente potrebbe giudicare non propriamente positive, Vicentini ad esempio non mi ha promosso al primo colpo, ma paradossalmente sono coloro che mi hanno insegnato qualcosa e che mi hanno fatto amare la loro disciplina. Gli sono grato.
Ricordo infine anche molti episodi non accademici che però si sono verificati proprio grazie alla Facoltà, come le esibizioni musicali organizzate dai rappresentanti degli studenti.”
Se iscriverebbe di nuovo all’Orientale?
“Assolutamente sì. Forse mi informerei maggiormente circa determinati percorsi, ma se mi è concessa una battuta, anche i muri dell'università sanno quanto è bella la vita all'Orientale. Sì, ci ritornerei senza ombra di dubbio.”
Marialberta Lamberti