Caos calmo
Caos calmo
Sono passati otto giorni dal terremoto che ha devastato la parte nord orientale del Giappone
Il sisma ha portato con sé il pericolo delle radiazioni, che rischia di minacciare porzioni di terra ancora più vaste, prima fra tutte la grande metropoli di Tokyo. Le notizie che con cadenza regolare si susseguono su tutti i canali televisivi sono tante e spesso contrastanti. Dal “terrorismo giornalistico” della stampa estera alle molte omissioni del governo giapponesi, l’unica certezza è il percorso doloroso, quello dell’elaborazione del lutto, che porterà il popolo giapponese a fare in conti con se stesso.
Negli ultimi giorni, i giapponesi stanno dimostrando di essere un popolo di saggi uomini comuni. Davanti alla morte, alla catastrofe, riescono, nell’immenso dolore, a trasmetterci una sensazione di misteriosa seraficità che per noi occidentali ha dell’incredibile. Per i centoventotto milioni di abitanti del Giappone confrontarsi con il costante pericolo e la minaccia delle sciagure e dei disastri naturali è, semplicemente, una delle tante sfaccettature della loro vita. Dignità, riservatezza, ponderazione… è la cultura dell’autocontrollo che, da sempre, ha guadagnato ai giapponesi l’incondizionata ammirazione in ogni parte del globo. Il ricordo delle calamità che li hanno colpiti nel passato, ha reso il popolo giapponese e le sue autorità governative preparati ai disastri meglio di molti altri Paesi. Ciononostante, c’è un limite umano anche alla capacità di intuire, prevedere e capire come comportarsi davanti a un disastro tanto immane quanto il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la terra del Sol Levante.
Gli zelanti preparativi di sicurezza, le esercitazioni regolari e, soprattutto, la ricchezza del Paese, che consente di costruire costosissimi edifici ed infrastrutture anti-sismici, hanno proprio salvato migliaia di vite, negli ultimi decenni. La catastrofe dei giorni scorsi ha chiaramente dimostrato come una rete affidabile di allarme, infrastrutture curate e controllate e una risposta forte dei politici, possano davvero salvare migliaia di vite umane. I fattori che hanno contribuito e continuano a giocare un ruolo fondamentale nella grande sfida per la sopravvivenza contro le avversità della natura sono da ricercare proprio nella tenacia, nella determinazione, nella forza di volontà, nell’organizzazione dei giapponesi. Ma la responsabilità non è demandata soltanto ai politici. Ogni singolo giapponese sa perfettamente di dovere compiere la propria parte, di avere, a sua volta, delle responsabilità che, se osserva, potrebbero salvare a sé ed ai propri cari la vita. Tutti conoscono perfettamente e mettono in pratica le regole della prevenzione e di come comportarsi in caso di emergenza: uno zaino sempre vicino alla porta con dentro una bottiglia di acqua, cibo secco o in scatola, un kit di pronto soccorso, denaro, vestiti, una radio, una torcia e una busta con batterie di ricambio. La gente sa che deve cercare di nascondersi sotto un tavolo solido per premunirsi contro la caduta di oggetti, che deve immediatamente staccare i rubinetti del gas e deve lasciare una porta socchiusa per potere, eventualmente, non restare intrappolata in una casa fatiscente. E, ancora, è consigliato a tutti di avere sempre sotto il letto un paio di scarpe di ricambio e fuori una bicicletta per potere scappare più rapidamente tra le stanze e nelle vie della città senza essere ostacolati dagli eventuali vetri e detriti.
Molti hanno sottoscritto abbonamenti a servizi che consentono loro di essere avvisati, sul telefono cellulare, dell’imminente pericolo di terremoto. Gli studenti hanno tutti, sotto i banchi, estintori per prevenire e combattere eventuali incendi; e la gente può prepararsi ad affrontare l’emergenza reale in un simulatore di terremoti di alta tecnologia. Grazie a un sistema così complesso e perfetto, in Giappone, vengono salvate molte più vite che in ogni altra nazione, in caso di disastro. A contribuire al primato è, ovviamente, anche la maggiore disponibilità economica del Paese. Dalle centrali nucleari ai treni super-veloci, tutto è progettato per spegnersi automaticamente appena la terra inizia a tremare e molti edifici sono stati costruiti con tecnologie antisismiche appositamente affinate nel corso dei decenni, utilizzando l’acciaio e il cemento armato con grandi investimenti.
I giapponesi, per mentalità, per indole, per cultura, non sfidano la natura con arroganza, non le si vogliono, vanamente, imporre. Consapevoli del loro essere creature, della loro impotenza davanti alla forza di Madre Natura, la accettano ma non passivamente. Si impegnano fino in fondo, dando il massimo di sé, assumendosi tutte le responsabilità dei propri comportamenti, delle proprie scelte, delle proprie azioni, impegnandosi fino a dove l’intelligenza, la conoscenza, la forza, la sensibilità umana possono spingersi e, infine, inchinandosi alla potenza degli elementi.
È una delle lezioni di questi giorni. Forse la principale.
Donato Di Crecchio
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