Cina, Giappone, Sud Est Asiatico: il triangolo d’oro dei traffici marittimi internazionali in Asia orientale
Cina, Giappone, Sud Est Asiatico: il triangolo d’oro dei traffici marittimi internazionali in Asia orientale
Mercoledì 14 aprile la professoressa Patrizia Carioti ha tenuto una densa lezione di dottorato sui commerci marittimi orientali, prestando particolare attenzione ai fenomeni di espansione che li hanno caratterizzati dal XIII secolo d.C. in poi
Il fulcro delle attività commerciali cinesi erano le regioni meridionali del Fujiang e del Thejiang. Fino al 1523 la città giapponese di Nungbo era stata il crocevia dei traffici marittimi ma proprio in quell’anno i rapporti economici e finanziari tra Cina e Giappone conoscono una brusca battuta d’arresto a causa di un violento scontro tra la pirateria giapponese e i mercanti cinesi.
Non è però soltanto la Cina a fondare la propria economia sul mare. Anche il Giappone può contare sul flusso delle attività mercantili svolte nell’arcipelago delle isole Quauzhou. Grazie alla loro fortunatissima posizione geografica, queste isole sono state infatti al centro di aspre contese tra Cina e Giappone. La città di Dazaifu in particolare, è stata per anni il più importante centro degli scambi commerciali.
Con le conquiste dei mongoli, cominciano a svilupparsi poi anche le vie terrestri e con il consolidarsi dei traffici i mercanti cominciano a definirsi in pianta stabile, dando così inizio al loro processo di sedentarizzazione. L’obiettivo dei mongoli è sfruttare il meridione cinese ed inglobare il Giappone nel proprio impero perché considerato un’"isola d’oro" grazie alla presenza di numerose miniere sul territorio. Il Giappone però si oppone con decisione alle istanze dell’impero cinese salvaguardando così la propria autonomia.
I conquistatori si trovano di fronte ad un’organizzazione economica e commerciale molto ben organizzata e dotata di un sistema di mutua responsabilità e, al fine di tutelare i propri interessi, decidono di affidarsi a mercanti stranieri vietando i commerci oltreoceano.
La conseguenza più immediata è l’aumento della diffusione di attività illecite come la pirateria ed il saccheggio. I pirati prendono di mira soprattutto le coste del meridione cinese, talvolta riescono a risalire i fiumi e a penetrare così all’interno del territorio allertando così le autorità ufficiali.
Intorno alla metà del XVI secolo gli europei cominciano ad insediarsi all’interno della realtà economica orientale. I portoghesi, in particolare, si fermano spesso presso le basi della pirateria cinese e nel 1557 vengono informalmente accettati dalle autorità locali della città di Macao. I traffici internazionali si fanno sempre più intensi e molte città, sia cinesi che giapponesi, si confermano crocevia del commercio mondiale.
A ridosso del XVIII secolo si sviluppa infine il cosiddetto "country trade": nascono cioè le prime società internazionali in cui commercianti europei investono capitali per far fronte al dominio delle compagnie preesistenti. Tuttavia, gli europei in Oriente rimarranno dipendenti dal mercantilismo cinese e non riusciranno mai ad appropriarsi delle mercanzie da esportare senza la mediazione e l’intermediazione dei mercanti cinesi.
Raffaella Sbrescia