Cinema e omosessualità: un altro sguardo sulla cultura israeliana
Cinema e omosessualità: un altro sguardo sulla cultura israeliana
La rassegna di cinema israeliano promossa dal Centro di studi ebraici giunge alla terza edizione. Ne parliamo con Raffaele Esposito, docente di "Lingua e letteratura ebraica moderna e contemporanea", curatore quest'anno assieme alla collaboratrice linguistica Yael Meroz
Raffaele Esposito, anche quest'anno il "Centro di studi ebraici" ha promosso una rassegna di cinema israeliano. Una iniziativa che continua a suscitare interesse.
“Sì. Le precedenti rassegne sono state incentrate sul tema della religione, la prima, e sulla produzione cinematografica di film tratti da opere e racconti della letteratura israeliana, la seconda. In generale, quest'iniziativa ha fondamentalmente tre scopi: è utile per gli studenti che possono vedere i film in lingua, è utile per mostrare al pubblico pellicole che generalmente non hanno distribuzione in Italia e, nel caso specifico dei film israeliani, è importante perché permette di osservare più da vicino una realtà che normalmente viene trattata dai media ampiamente, ma soltanto in relazione ai due argomenti: guerra e politica. Attraverso il cinema cerchiamo di offrire uno sguardo più diretto e meno filtrato.”
La rassegna di quest'anno si intitola “E l'amore riderà dell'inferno e del cielo”. Quale il tema e quali i film in programma?
“Quest'anno è stato scelto il tema dell'omosessualità – richiamato dal citato verso di Baudelaire – per affrontare anche questo aspetto della realtà israeliana. Un elemento che potrebbe sorprendere un pubblico non troppo informato, infatti, è che quella israeliana è una società molto aperta – ben più di quella italiana – nella quale sono legalmente riconosciute le unioni tra persone dello stesso sesso.”
Farebbe un esempio?
“Mentre in Italia soltanto l'anno scorso la televisione pubblica censurava una puntata di una fiction tedesca che trattava di un matrimonio gay, in Israele i film presentati nella rassegna di quest'anno sono andati in onda sul piccolo e grande schermo. Ovviamente anche la realtà israeliana è una realtà complessa e, come tutte le altre, ricca di sfumature. Noi cerchiamo di mostrare alcune delle diverse facce di questa realtà attraverso una scelta di film ambientati sia nel mondo laico sia in quello strettamente religioso.”
Ne ricordiamo qualcuno?
“Nel film L'altra guerra si mostra la Tel Aviv laica, aperta e progressista – nella quale l'identità lesbica della protagonista non viene presentata come un problema – la situazione nei due film ambientati su uno sfondo religioso appare diversa. Ma ci sono anche storie diverse: pensiamo a un film come Occhi aperti, che tratta della storia di due uomini in un quartiere ultra-religioso di Gerusalemme, e a The secrets, che tratta della storia tra due ragazze allieve di una scuola religiosa di Safed, capitale della mistica ebraica; in entrambe le opere si evidenzia che la pressione sociale dell'ambiente strettamente religioso soffoca il legame delle coppie e uno dei due protagonisti, quello che più difficilmente accetta la propria omosessualità, finisce con il reprimerla per riprende a vivere una vita 'normale', ovvero quella imposta dal proprio ambiente.”
Solitamente, al centro dell'interesse dei media quando si parla di Israele sembra stare il tema “guerra e politica”: come vengono trattati questi argomenti nelle proiezioni della rassegna?
“Naturalmente, oltre al filo conduttore dell'omosessualità, è importante sottolineare che in non pochi dei film – come, appunto L'altra guerra o Yossi e Jagger – si tratta anche il tema della guerra, in base a prospettive di volta in volta diverse, anche se in una maniera che potrebbe essere percepita come marginale perché molto sottile, capace di mostrare l'impatto di una situazione critica, difficile, di perenne minaccia rispetto alla volontà di condurre una vita normale.”
Azzurra Mancini
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