Come un uomo sulla terra
Come un uomo sulla terra
Presentato a Napoli il libro a cura di Marco Carsetti e Alessandro Triulzi
Napoli, 18 marzo 2010 - In Italia si è passati da un centinaio di migliaia a cinque milioni di immigrati in pochi anni. Troppo pochi anni se si pensa alla gradualità con cui il processo ha potuto essere assorbito da nazioni vicine alla nostra.
Durante la presentazione del libro vengono proiettati due inquietanti cortometraggi tratti dal dvd ad esso allegato che rendono bene l’idea della condizione di quasi totale annientamento d’identità che i migranti sperimentano minuto per minuto. Una condizione che è per loro uno spazio abitato indefinitamente. Il regista riesce a trasferire bene allo spettatore il senso preciso di una simile condizione: la lunga sequenza finale del secondo film consiste in una danza accompagnata unicamente dal canto toccante di un uomo, sul quale la camera torna più volte con sapienti primissimi piani. Quando poi il film finisce, tra i titoli di coda compare una dedica che stronca ogni facile entusiasmo: "Ad Alì, cantante curdo espulso nel 2008".
Fabio Amato, che all’Orientale insegna tra l’altro Geografia del Mediterraneo, precisa che le sollecitazioni che questi documentari offrono è solo un frammento minimo della realtà delle cose. Il Mediterraneo è una delle zone più calde della migrazione internazionale, ma chi sta a nord della questione, per così dire, non sembra accorgersene. Da questa latitudine si ha la tendenza a inquadrare le cose secondo una prospettiva noi-loro, quasi come se “loro” si muovessero in base a un disegno unitario: eppure non è così. Ogni viaggio è singolo, e senza biglietto di ritorno.
Provando a spiegare il fenomeno da una prospettiva del tutto diversa, Valerio Petrarca ricorda come l’Occidente riesca a far viaggiare i suoi simboli meglio di qualunque altra cosa: si sa bene, ad esempio, che sopra un’abitazione immersa nel più povero dei contesti africani può vetteggiare una parabola che trasporta l’Occidente tra quelle mura; altro è però portare i beni occidentali in quegli spazi. I simboli viaggiano, i beni no.
Ma sono anche i migranti a portare i loro simboli da noi, e talvolta lo fanno per vie che molti nemmeno immaginano. Sandro Triulzi ricorda come dei cinque milioni di migranti il venti per cento è nato in Italia, e come nonostante il fatto che anche una parte dell’attuale governo spinga in direzione del riconoscimento della cittadinanza, questa non viene riconosciuta. Eppure, tanto per citare solo uno degli aspetti possibili della questione, egli ricorda come i figli dei migranti stiano producendo una ammirevole letteratura: qualcosa di cui non tutti sanno, e che è a suo modo un trasporto di simboli di cui sarebbe il caso di prendere atto, e che dimostra bene come la questione viaggi a velocità diversa rispetto a quella che le si vuole imporre. Del resto il libro presentato oggi è proprio un esempio di quanto appena detto.
Come un uomo sulla terra, a cura di Marco Carsetti e Alessandro Triulzi.
Prefazione di Ascanio Celestini. Infinito Edizioni, 2009, libro+dvd, 15 euro.
Alberto