Conferenza del giapponese Junji Tsuchiya
Conferenza del giapponese Junji Tsuchiya
Giorgio Amitrano e Silvana De Maio hanno presentato Junji Tsuchiya, professore di Sociologia alla Waseda University di Tokyo
Robotizzazione di una società sostenibile in epoca postmoderna: è stato questo l'argomento della conferenza tenutasi il 6 marzo nella Sala Conferenze di Palazzo du Mesnil. Il Professore Giorgio Amitrano, docente di Lingua, letteratura e cultura giapponese all'Orientale e Preside della Facoltà di Scienze Politiche dello stesso Ateneo, ha presentato insieme alla Professoressa Silvana De Maio, anche lei docente di Lingua giapponese all'Orientale, Junji Tsuchiya, professore di Sociologia alla Waseda University di Tokyo.
Junji Tsuchiya, notoriamente appassionato di nuove tecnologie, ha trattato di Postmodernità incentrando il discorso sull'individuo che, avvolto da una società “fluida”, teme di non ritrovare la propria identità autentica. Il sociologo giapponese ha di fatti parlato della metropoli postmoderna come luogo dell'effimero e della metamorfosi, essa stessa alla ricerca di una propria identità: un esempio fra tutti quello di Tokyo definita da William Gibson “the global imagination's default setting for the future.”
Junji Tsuchiya però, come ricordato da Amitrano e da De Maio, si interessa anche di moda - in particolare di quella femminile ed infantile - come strumento per comprendere i cambiamenti sociali: lo street style, per citare uno stile, cancella le categorie sociali tradizionali, creando una simbiosi di omogeneità ed eterogeneità e addirittura giochi di ruoli e travestimenti che possono sfociare nella transessualità e nel feticismo. Si annulla così il confine tra mondo reale e quello virtuale.
L'argomento chiave della conferenza è stato però quello relativo alla robotizzazione: Junji Tsuchiya ha mostrato un video di Issey Myake, stilista nipponico, in cui linee e lettere del nome dello stilista creano dei corpi umani sfociando appunto in quello che viene definito Postumano. La tecnologia e il ruolo significativo che essa riveste nel cambiamento del nostro corpo, come ne permette una resa multipla. Tutto questo diventa possibile eliminando il limite del corpo fisico e annullando la differenza tra uomo e macchina.
Il sociologo ha sottolineato il fatto che in Giappone tutto questo è già una realtà: le macchine sostituiscono l'uomo nella vita di tutti i giorni, e ciò è visto in maniera molto positiva dai Giapponesi. Lui stesso d'altronde ha evidenziato l'utilità delle nuove tecnologie abbinate, ad esempio, ai disabili o agli anziani: la macchina diventa il nostro ”partner”, può assumere sembianze umane. Questa è l'androizzazione delle macchine.
Junji Tsuchiya ha concluso poi il suo intervento affermando che in realtà la tecnologia per lui costituisce semplicemente un mezzo per costruire una società sostenibile e per convivere meglio con gli altri.
In Occidente invece - ha aggiunto l'esperto - a causa della filosofia descartiana che ha contrapposto l'uomo alla macchina, quest'ultima viene vista ora come un “mostro”, un nemico da abbattere. Niente di più lontano dall'immaginario giapponese in cui, come si è visto, rappresenta un mezzo che aiuta l'uomo nella quotidianità. Quale sia la verità, ce lo svelerà solo il tempo.
Laura Zullo
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