Coordinate di una rivolta

 

Coordinate di una rivolta

«Tutto intorno il caos, e molte persone in gravi condizioni. La polizia attacca persino i feriti e le persone rifugiatisi al Divan Hotel, un albergo situato alle spalle del parco, che da giorni funge anche da ambulatorio di emergenza. Spara i lacrimogeni al suo interno, come continua a lanciarne sull’Istiklal, il viale dove intanto si sono ammassati i manifestanti. Tutta la notte le proteste continuano come proseguono anche gli attacchi della polizia. Per la Turchia è un giorno triste. Quando spunta il sole, la mattina dopo, l’oscurità della notte non è riuscita a ingoiare la violenza e la brutalità. Buongiorno Gezi, la lotta continua»… Il passo è tratto dal libro “Gezipark. Coordinate di una rivolta” (ed. Alegre) a cura di Moira Bernardoni, Fazila Mat, Piero Maestri, Lea Nocera, Fabio Salomoni, Fabio Ruggiero, e presentato il 29 gennaio a Palazzo Corigliano. Gezi Park, un nome che nell’estate 2013 ha dominato per settimane le cronache globali, associato a immagini che mescolavano imponenti schieramenti di polizia, nuvole di lacrimogeni, volti insanguinati ma soprattutto folle festanti e accampamenti colorati. Dopo quella di Erdoğan, del miracolo economico e della “cool Istanbul” meta privilegiata del turismo internazionale, con Gezi il mondo ha scoperto anche la Turchia che si ribella e l’energia di un paese che reclama nuove forme di partecipazione e spazi di libertà. Da allora Gezi Park si è trasformato in un marchio, un’icona capace di suscitare interpretazioni inverosimili ma anche entusiasmi spericolati e che è divenuta fonte di ispirazione per altre mobilitazioni di portata globale. Questo volume collettivo, frutto del lavoro di un gruppo di autori che studiano la Turchia e che l’erba di Gezi l’hanno calpestata per davvero, si propone di offrire una cassetta degli attrezzi per ricostruire e comprendere quanto successo per le strade di Istanbul e della Turchia. Una descrizione della rivolta da angolazioni differenti per comprendere anche le complessità spesso trascurate se non del tutto ignorate. Con la consapevolezza che dopo Gezi “nulla sarà più come prima”. In Turchia e altrove.

© RIPRODUZIONE RISERVATA