Da laureandi a laureati: un’istantanea con Eleonora De Prospo
Da laureandi a laureati: un’istantanea con Eleonora De Prospo
“Di questo giorno ricorderò sicuramente le tantissime emozioni che ho provato, soprattutto la gioia, che ha preso il sopravvento sull'ansia”
Dottoressa Eleonora Del Prospo, è da poco terminata la cerimonia di proclamazione nella Cappella Pappacoda e da oggi lei è una laureata dell’Orientale. Quale corso di laurea e indirizzo ha scelto e, oggi, appena concluso?
“Mi sono laureata nel corso di laurea specialistica Culture e Letterature di Lingua Inglese, della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. L'indirizzo era unico.”
Può ritenersi soddisfatta della scelta? Raccomanderebbe lo stesso corso di laurea a qualcun altro?
“Sono abbastanza soddisfatta degli studi che ho fatto ma al momento non lo raccomanderei se si puntasse immediatamente a trovare un lavoro, perché è un corso dal taglio culturale che è, sì, molto interessante ma credo prepari poco al mondo reale del lavoro: non indirizza ad una professione specifica, cosa che al giorno d'oggi ritengo sia importante. Voglio dire, saper fare qualcosa in concreto.”
Quanto ha impiegato per concludere il ciclo?
“I due anni previsti sono diventati tre, perché il numero di esami era elevato. A mio giudizio fare 19 esami più una tesi di specialistica in due anni esatti è impossibile.”
Come si è svolto il lavoro di tesi? È stato “controllato” o autonomo? È stato interessante nel lavoro di ricerca? Appagante nel risultato?
“Il lavoro di tesi è stato molto interessante, la mia relatrice mi ha saputo guidare ma al contempo mi ha lasciato ampia libertà nella scelta dell'argomento e delle modalità in cui svolgerlo, e sono contenta del risultato.”
A proposito della seduta di laurea: prima, durante, dopo – quali sono state le sensazioni e i pensieri predominanti?
“La seduta di laurea è certamente un momento carico di emozioni e tensioni, soprattutto subito prima del proprio turno di discussione. Riuscire a mantenere il controllo è difficile ma, personalmente, sono riuscita a rilassarmi e una volta seduta ho evitato di girarmi a guardare alle mie spalle, immaginando di essere sola con i professori della commissione. Appena iniziata la discussione sono riuscita a sciogliermi e a parlare con tranquillità, tanto che quando mi hanno interrotta pensavo di essere lì soltanto da pochi minuti, mentre invece era già da un po' che rispondevo a diverse domande. In particolare, mi ha fatto molto piacere che durante la discussione mi abbiano fatto delle domande anche due docenti le cui competenze specifiche sono estranee alla materia della mia tesi, perché interessati o incuriositi dall'argomento. Subito dopo, tornata al mio posto, per me era come se fosse già tutto finito… anche se la proclamazione non era ancora avvenuta, mi sono sentita infinitamente più leggera, e serena.”
Chi è venuto ad assistere alla sua seduta? Le persone che la accompagnavano erano più o meno consapevoli dei contenuti delle discussioni che avrebbero ascoltato? Erano in grado di comprenderli o seguirli? Hanno partecipato al suo percorso di formazione, si sono interessati in qualche modo ai suoi argomenti di studio?
“È venuta la mia famiglia (genitori e fratello) più la famiglia di una zia, ovvero quattro persone fra cui due bambini che ci tenevano particolarmente ad assistere; poi, il mio ragazzo e gli amici più stretti, altre sei persone. Personalmente non avrei voluto quasi nessuno, per una questione di timidezza. Più o meno tutti conoscevano vagamente l'argomento della discussione, la mia famiglia è stata sempre aggiornata sui miei studi e anche sui contenuti della mia tesi. In generale, per le altre discussioni della seduta non conoscevano gli argomenti, e a volte, per alcuni argomenti specifici, non credo riuscissero a seguirli.”
Come pensa che ricorderà questo giorno? Ci sarà un elemento o una scena in particolare?
“Di questo giorno ricorderò sicuramente le tantissime emozioni che ho provato, soprattutto la gioia, che ha preso il sopravvento sull'ansia. Sarà anche un po’ ridicolo, ma non posso non pensare ad alcuni dettagli di fondo che tuttavia restano ben presenti nei miei ricordi: parlo della location, la Cappella Pappacoda. Molto carina, anche suggestiva, ma decisamente troppo piccola, posti a sedere insufficienti, un’acustica pessima, lavori di ristrutturazione perennemente in corso (un lato dell'ambiente era transennato). Ad un certo punto, poi, la seduta è stata interrotta per far smettere alcuni ragazzini di giocare a pallone nello spazio antistante la cappella; e ancora, la permanenza all'esterno della cappella nell'attesa della fine delle discussioni e della proclamazione è stata decisamente disagevole. Sedersi sui bordi delle aiuole di Largo San Giovanni Maggiore non è il massimo, specialmente per degli invitati ad una cerimonia: le aiuole, spiace dirlo, sono piene di escrementi di animali, con inevitabile cattivo odore annesso; un clochard dormiva beatamente nella piazzetta, e intanto un fortissimo odore di urina ha allietato tutto il nostro pomeriggio lì fuori. Insomma, una situazione decisamente poco decorosa, che le persone venute lì per me non hanno potuto fare a meno di notare, e che mi è sinceramente dispiaciuta. Insomma, l'Orientale dispone certamente di aule spaziose e pulite dove poter svolgere le sedute di laurea con maggiore comodità.”
Certo. Sta di fatto che l'uso della Cappella Pappacoda, che è un bene architettonico di gran pregio, serve proprio a dare una cornice di prestigio al momento della tesi di laurea e la gestione degli spazi esterni è del Comune, che purtroppo non esegue la pulizia adeguata al contesto: anzi. Se lo si facesse, allora sarebbe ben gradevole sedersi sulle panche di pietra di quelle aiuole, sotto il celebre cedro davanti a palazzo Giusso. A parte questo, lei avverte la sensazione di essere in un momento di passaggio, un momento-soglia, o, nel suo caso, visto che ha conseguito la laurea specialistica, in un momento conclusivo? Oppure pensa di continuare ulteriormente gli studi e ciò ridimensiona questo evento?
“Ritengo di aver finalmente concluso un percorso, quello dei miei studi che, almeno per ora, non intendo continuare. Certamente mi sento come in bilico, sulla soglia di quella che credo sia la vita reale ad attendermi, ma sono molto felice di essere arrivata a questo punto. Spero soltanto di riuscire presto a trovare un mio posto, e di intraprendere un nuovo percorso, lavorativo stavolta, che mi dia la possibilità di guadagnarmi l'autonomia personale e di imparare sempre cose nuove. Sono consapevole della situazione decisamente precaria che mi aspetta, ma sono pronta a tentare tutte le strade, dall'impiego più umile che nulla ha a che vedere con i miei studi, a qualcosa di più coinvolgente dal punto di vista intellettuale… ma basta che sia un lavoro!”
Lorenzo Licciardi