Dal romanzo al dramma di F.A. Santori: una koiné delle parlate arbëresh?
Dal romanzo al dramma di F.A. Santori: una koiné delle parlate arbëresh?
Il 24 maggio 2012, presso la sede di Santa Maria Porta Coeli, la professoressa Merita Sauku Bruci dell'Istituto di Linguistica e Letteratura di Tirana ha tenuto una conferenza, coordinata dal professore di Lingua e letteratura Albanese Italo Costante Fortino, dal titolo “Dal romanzo al dramma di F.A. Santori: una koiné delle parlate arbëresh?”
La conferenza ha trattato dell'ultima opera di grande rilievo letterario e linguistico di Francesco Antonio Santori, il romanzo Sofia e Komininatëve. Nel dicembre 2011, nell'ambito di una collaborazione scientifica e didattica tra l'Orientale e il Centro di Studi Albanologici Interuniversitari di Tirana, il Dipartimento di Studi dell'Europa Orientale dell'Ateneo ha pubblicato un'edizione critica del romanzo arbëresh Sofia e Komininatëve e l'opera di Santori inagura il romanzo nella letteratura albanese e la arricchisce considerevolmente.
L'autore è un monaco francescano che, a causa delle esigue condizioni economiche, non riuscì a pubblicare le proprie opere. La professoressa Bruci, nel realizzare l'edizione critica, ha tenuto presente sia il testo originale sia la traduzione in italiano fatta dallo stesso autore. Infatti Santori, nella stesura del romanzo, utilizza vari alfabeti e, oltre a far ricorso al patrimonio locale linguistico della sua comunità, Santa Caterina Albanese e San Giacomo, estende l'interesse e lo sguardo alle parlate delle altre comunità arbëreshe, ponendo una particolare attenzione anche alla produzione letteraria albanese d'Oltre Adriatico. L'opera non presenta né il titolo né l'autore e manca dei primi capitoli. Per Santori la principessa Sofia non era il personaggio principale, infatti nell'elenco dei personaggi compare al terzo posto, mentre di grande interesse è la capacità descrittiva dei personaggi. Il romanzo è il riflesso della Calabria del XIX secolo, con un interessante spaccato dello stato di alcune comunità della diaspora albanese, e si impone per la tipicità dell'intreccio e per il ricco patrimonio linguistico. All'interno del testo si notano influssi di classici greci, latini ed italiani. Santori, che aveva la convinzione che la lingua albanese potesse esprimere un qualsiasi concetto come la lingua italiana, appare un autore ancora da scoprire, soprattutto dal punto di vista linguistico, e questa pubblicazione di valore storico, linguistico e letterario colma un grande vuoto.
La sua opera si rivela infatti innovativa nell'ambito della stessa letteratura arbëreshe dell'Ottocento, con un profondo approccio realistico quando tocca aspetti della realtà sociale calabrese e arbëreshe sia prima sia dopo l'unità di'Italia. Il secondo volume contenente il testo in italiano uscirà prossimamente.
Adele Petrella
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