Diritto ebraico e Diritto romano, storie parallele a confronto

 

Diritto ebraico e Diritto romano, storie parallele a confronto

Rotolo dei Salmi rinvenuto nelle Grotte di Qumran

Chiusura nella sede della facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Salerno del denso seminario Scrittura e Halakhah, che ha visto la partecipazione di numerose personalità nel campo di studio della storia, della cultura e del diritto ebraici

L'apertura della giornata di mercoledì è stata affidata al professore Bernard Jackson, docente di diritto e di studi ebraici presso la Liverpool Hope University, che ha illustrato alla platea il tema del rapporto tra tradizione orale e scritta nella Halakhah, questione resa complessa dal ruolo predominante che la parola, intesa come "verbo" e manifestazione della potenza divina, assume nella cultura ebraica. L'intervento successivo della professoressa Daniela Piattelli, professore ordinario di Diritto Romano e Diritti dell'antichita dell'Università degli Studi di Salerno, ha condotto la discussione al tema centrale della giornata: la vicinanza storica e sociale del diritto romano e ebraico, due fratelli dalle storie parallele, incrociatisi durante il periodo della dominazione romana in palestina. Testimonianza dei numerosi contatti tra le due forme di diritto sono diversi documenti legali trovati tra le pergamene delle Grotte di Qumran, meglio conosciute come pergamene del Mar Morto, che dimostrano come i tribunali romani venissero considerati dalle popolazioni locali come istituti imparziali ed efficienti. Continuando il discorso sul tema dei contatti della legge ebraica, la relazione del professore Marcello Del Verme, docente di Storia delle religioni e Storia dell'ebraismo presso l'Università Federico II di Napoli, ha illustrato l'influenza del nascente cristianesimo sulla percezione del diritto e di come il nuovo testamente cristiano posso essere una preziosa fonte di informazioni sulla storia ebraica tra il I e II secolo d.C., periodo in cui persecuzioni e diaspore hanno messo in pericolo la memoria storica e giuridica di Israele, da sempre affidata alla tradizione orale. Ha seguito poi l'intervento di Antonio Pitta, docente di Esegesi del Nuovo Testamento alla Pontificia Università Lateranense, che ha individuato nel missionario Paolo di Tarso il principale anello di congiunzione tra tra la cultura ed il diritto romano e ebraico. Primo apostolo scelto tra i gentili, ovvero le popolazioni pagane greco-romane, cita innumerevoli volte tra le pagine delle sue lettere gli usi e le norme ebraiche, discutendo su quali norme potessero essere ritenute valide e meritevoli di essere adottate dalla nascente setta cristiana. Sul problema della validità delle fonti ha ruotato invece la relazione del professore Giuseppe Reali, docente di Storia dell'Oriente Mediterraneo presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Salerno, ponendo l'accento sulla questione dell'interpretazione della Torah, ed in particolare della Halakah, osservando come le varie traduzioni e variazioni delle poche copie giunte in nostro possesso testimonino la presenza di una realtà giuridica mutevole e fluida, aperta ad una lettura interpretativa che ragionava caso per caso. Ha chiuso infine la giornata, l'intervento del professore Alfredo Mordechai Rabello, professore emerito di Storia del Diritto e Diritto Comparato della Università Ebraica di Gerusalemme, ed insignito nel 2007 dal presidente della Repubblica Napolitano del titolo di Commendatore della Stella della Solidarietà. Presentando il suo ultimo libro, Ebraismo e diritto. Studi sul diritto ebraico e gli ebrei nell’impero romano scelti e raccolti da Francesco Lucrezi, il professore Rabello ha illustrato l'affascinante similitudine tra la nascita del diritto romano (progenitore di tutte le forme del diritto occidentale) compilato per la prima volta da Gaio nel I secolo d.C. e la prime trascrizioni della Torah, ad opera di Rabbi Jehudah ha-Nasì nel II secolo d.c. nella sua scuola romana.

Michele Trocchia

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