A distanza d’offesa
A distanza d’offesa
Napoli, 7 maggio 2010 – Presentazione del libro A distanza d’ offesa a cura di Antonio Esposito e Luigia Melillo
"L’Orientale" scende in campo e prende posizione su un problema scottante come quello dell’immigrazione con il volume A distanza d’offesa che non vuole rivolgersi solo all’ambito accademico ma ha anche l’obiettivo di spronare il singolo ad una presa di coscienza nell’accettazione dell’altro. È proprio l’interrelazione tra noi e gli altri, il denominatore comune tra le tematiche affrontate dal corso di Bioetica Interculturale.
Istituito per la prima volta in Italia proprio nel nostro ateneo, per dare una risposta concreta ad una realtà in forte mutamento, il corso intende offrire un contributo alla costruzione di una società più aperta e giusta partendo dal riconoscimento dei diritti delle singolarità. L’ampio raggio d’azione della bioetica favorisce un approccio multidisciplinare, incrociando i temi della globalizzazione, delle migrazioni, del welfare state e della sicurezza sociale. Tale multidisciplinarietà emerge negli interventi di Lorenzo Chieffi, costituzionalista e direttore del CIRB (Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica), M. Critina Ercolessi, politologa e africanista ed il missionario comboniano Padre Alex Zanotelli, impegnato nella difesa della pace e della giustizia sociale. Presente anche la giornalista Stella Cervasio, moderatrice dell’incontro.
I diritti scritti sulla "carta" trovano poi una applicazione nella realtà?
Chieffi spiega come l’art. 10 del nostro ordinamento costituzionale sia molto chiaro in termini di diritto d’asilo e tutela dello straniero, in conformità alle norme del diritto internazionale. Garanzie che trovano un’ulteriore conferma nell’art. 32 sul diritto alla salute che sancisce "l’inviolabilità dei limiti imposti dal rispetto della persona umana". La legge del ’98, nota come Turco-Napolitano, stabilisce come lo straniero abbia diritto alle cure essenziali. Tale garantismo è stato spesso vanificato dai provvedimenti che si sono succeduti dall’89 ad oggi, soprattutto la Bossi-Fini e il recente "pacchetto sicurezza" fortemente voluto dal governo. La contraddizione interna dell’impianto normativo e i ritardi degli stessi legislatori incidono sul processo di integrazione quotidiano. Presi dall’"ossessione sicurezza" sulla (nostra) singola persona non ci siamo accorti che ormai "l’Africa ce l’abbiamo in casa, è molto più vicina di quanto pensiamo", come spiega la professoressa Ercolessi.
Come attuare una forma di partecipazione delle comunità straniere?
Un punto di partenza potrebbe essere il diritto alla cittadinanza. In Italia infatti, l’acquisizione del diritto di cittadinanza per ius soli, ovvero per luogo di nascita, non è prevista.
"La situazione nel nostro paese è di una gravità estrema", ammonisce Padre Zanotelli. "Come è possibile – fa riflettere il missionario – che noi italiani, ex popolo di migranti, ripetiamo le angherie subite in passato sulla nostra pelle su chi oggi arriva nel nostro paese?"
Padre Zanotelli costruisce il cuore del suo intervento soprattutto sull’Africa, la vittima principale delle ingiustizie della globalizzazione e gli egoismi dell’Occidente, e colpita da decenni da una continua diaspora. Non solo l’attaccamento al continente traspare dalle sue parole, ma anche un lucido pessimismo. Fino a che non prenderemo coscienza di un principio culturale essenziale, ovvero che "l’Africa è origine della nostra specie umana, è nostra madre", non potremo combattere con efficacia i fenomeni di intolleranza che segnano oramai anche la nostra piccola realtà quotidiana.
Chiara Paquinucci, Maria Dore