Emilio Solfrizzi in cattedra per un giorno

 

Emilio Solfrizzi in cattedra per un giorno

Francisco Goya, ¿De que mal morira? (Capriccio nr.40), 1799

Napoli, 23 aprile. Si è concluso quest’oggi il seminario interdisciplinare dal titolo Trickster e tiranni - Potere e linguaggi simbolici della libertà a cura del collegio di Lingue, Lettere e Culture Comparate della Facoltà di Lettere e Filosofia

Iniziato lo scorso gennaio, il densissimo seminario ha avuto l’ obiettivo di approfondire, tra l’altro, la figura del trickster: un essere dal comportamento amorale e fuori dalle regole convenzionali, di natura in parte divina, in parte animale e umana. Il trickster spesso non crea, ma co-crea, dando alla creazione aspetti non pensati, o, in alternativa, distrugge il mondo conosciuto o l'ordine costituito, creandone uno differente. In termini più generali può essere considerato come il portatore di linguaggi di libertà in situazioni di costrizione.
Questa peculiarità, per alcuni versi, può riscontrarsi anche nel mestiere dell’attore. Per questo motivo, per l’incontro conclusivo del convegno svoltosi a Palazzo Du Mesnil, è salito in cattedra Emilio Solfrizzi.
L’intervento di Solfrizzi si è soffermato sul ruolo fondamentale dell’ attore comico che, pur in un’ epoca in cui gli spazi di comunicazione si riducono sempre di più e si fanno sempre più ristretti gli ambiti in cui far valere le proprie ragioni, scardina le logiche del potere, riuscendo così ad offrire elementi di libertà.
"La risata ha una funzione catartica ma anche di sorveglianza nei confronti del Potere - sottolinea Solfrizzi - e quanto più il Potere sa ridere di se stesso, tanto più è un potere democratico".
Per effettuare il percorso di ritualizzazione, ovvero il cammino verso il personaggio che di volta in volta si deve intraprendere per restituirlo "vivo", all’attore viene chiesto di annullarsi e fare tabula rasa di ciò che è. In questo modo riesce a superare i limiti che la Chiesa o la società impongono ogni giorno. Si tratta di regole alle quali aderiamo e per cui un determinato gesto viene considerato giusto o sbagliato, volgare o meno, concesso o no.
Nel suo lavoro di personificazione, quindi, l’attore perde i connotati della coscienza e si libera della convenzione del gesto diventando libero.
L’attore, di origine barese, non è un comico e basta. Nella sua carriera ha attraversato, infatti, quasi tutti i generi nel campo della recitazione: ha interpretato il Re Nasone (Ferdinando IV) nel film dei fratelli Taviani Luisa Sanfelice, è stato il giudice Borsellino nel film Giovanni Falcone, l'avvocato Guerrieri nei film tratti dai romanzi di Carofiglio e non ultimo un simpatico padre di una famiglia "allargata" nella serie televisiva in onda su RaiUno "Tutti pazzi per amore".
Ed anche in questo, nel suo essere un attore camaleontico e poliedrico, è possibile rintracciare il suo essere libero.

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