Fabio Caputo: Gorla, Grossi, Guarino... felice di aver studiato all'Orientale!

 

Fabio Caputo: Gorla, Grossi, Guarino... felice di aver studiato all'Orientale!

Fabio Caputo

Il ventisettenne musicista di Pozzuoli laureato all'Orientale racconta la sua esperienza

Fabio Caputo, lei è laureato in Lingue e Letterature Straniere all’Orientale di Napoli ed è attualmente iscritto alla magistrale in Lingue e Comunicazione Interculturale presso la medesima facoltà. Ci racconti la sua esperienza all’Orientale.

“Mi sono iscritto alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere nel 2003, perché dopo il liceo scientifico ho capito di essere più portato per le materie umanistiche e in particolare per le lingue. L’Orientale è indubbiamente l’università migliore sotto questo punto di vista. Ricordo che allora il Palazzo Mediterraneo non era ancora tra le sedi e c’era invece il Palazzo Sforza. Ebbi qualche problema con l’organizzazione e tra un lavoretto e l’altro ritardai la mia laurea. Tuttavia, nonostante la tentazione di rinunciare, una spinta positiva seppe darmi la forza di andare avanti e ad oggi sono ancora molto affezionato all’Orientale, senza dubbio l'Università che vanta i professori più stimolanti e le persone più interessanti che io conosca”.

Cosa ci dice di quello che le piace o che le è piaciuto di più dell’Orientale?

“Potrei non finire mai l’elenco. Ho un bel ricordo del Palazzo Sforza per la genuinità dei suoi ambienti, molto nostrani. Era un ambiente diverso da quello di Palazzo Giusso per esempio, molto simile a quello liceale, una sorta di ponte tra le superiori e l’università. Della triennale e anche della magistrale ricorderò gli amici e i momenti spensierati con loro. Inoltre L’Orientale mi ha lasciato molto anche dal punto di vista non strettamente didattico. Da non iscritto ho assistito al progetto Oasi nel mese di ottobre con Bennato e Porcelli ed è stata una bellissima iniziativa che ha saputo andare oltre i classici ambienti e situazioni universitari. Infine una cosa molto carina che ricordo è il corso col professor Grossi che si teneva al cinema Astra. Lui è sempre stato un grande docente e lo ricordo con affetto mentre spiegava con un microfono collegato ad un piccolo amplificatore di chitarra ed a volte si divertiva anche ad intervistarci. Oltre a Grossi ricordo il mio relatore Balirano, il metodo impeccabile di Guarino e i corsi intereressanti della professoressa Gorla”.

L’Orientale vanta molti bravi musicisti tra i suoi studenti ed ex. Lei è uno di quelli, precisamente un bassista. Come ha iniziato?

“La passione mi è stata trasmessa da mio padre, inizialmente suonavo il piano, poi a diciassette anni sono passato al basso. Sono un autodidatta e a maggior ragione non è stato semplice passare da uno strumento a tasti ad uno a corde. Il primo basso mi fu regalato da mio padre, uno Yamaha color ciliegio. Ricordo il dolore, la rabbia, il sangue alle dita, lo scoraggiamento, anche perché vedevo gente più giovane di me che era a livelli già molto avanzati. Fu un mio amico, componente del mio primo gruppo, a spingermi a suonare e ricordo che in tre mesi bruciai diverse tappe di apprendimento, tanto che lui stesso si trovò in difficoltà quando suonammo insieme. Le mie influenze musicali sono sempre state vicine al rock, quello degli ACDC, Guns’n’roses, Led Zeppelin, Deep Purple, fino ad arrivare al metal estremo scandinavo. Ora suono il mio genere, l’hard rock, quello che ho sempre amato e che ho sempre sentito mio”.

Ci parli dei suoi trascorsi musicali.

“La mia prima band è nata in un garage quando ero un diciassettenne. Ricordo i primi effetti, i primi altoparlanti, il cercare di ottenere il miglior suono con pochi soldi e perché no, anche le cassette di birra con gli amici. In seguito ebbi formazioni saltuarie fino ad arrivare alla cover band I Rosso Dicearchia, ma avevo ancora le idee un po’ confuse. Ho suonato in una tribute band di Vasco Rossi, gli Equilibrio sopra la follia, per poi approdare al primo gruppo serio, una cover band degli Iron Maiden, The Duellists. Nel 2009 arrivò il primo gruppo di inediti, I Midnight Madness, con i quali però non è durata a causa di concezioni di gruppo differenti. Per me una band coopera e dona tutta se stessa ai fini della creazione di un prodotto, mentre per altri l’idea è quella di eseguire ciò che viene somministrato. Il chitarrista leader non è più riuscito ad imporsi e così la situazione è venuta meno. Sono poi arrivati i B.L.A.D, acronimo di Between Life and Death, con i quali ho indubbiamente suonato anche di più, anche a livello di serate sia nel flegreo che nella provincia napoletana. Attualmente sono in un gruppo che è ancora allo stato embrionale, un progetto di musica rock anni ’80 e mi auguro sinceramente che sia la volta buona”.

Chi stima musicalmente?

“Il primo Vasco Rossi mi piace abbastanza, i vecchi Litfiba e i Bluvertigo per quanto riguarda il panorama italiano. Circa quello straniero mi piace tutto il buon rock britannico, americano e nord-europeo”.

Progetti e sogni?

“Sicuramente comprare un basso Fender e creare degli inediti di qualità, magari raccolti in un album. Per il resto non vedo l’ora di finire gli studi e laurearmi nuovamente all’Orientale”.

Marialberta Lamberti

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