Filippo Schisano: vivere e pensare con la musica

 

Filippo Schisano: vivere e pensare con la musica

Filippo Schisano - immagine tratta dalla copertina dell'ultimo disco

Filippo Schisano, musicista casalese i cui esordi risalgono agli anni '70, si racconta in un'intervista per il Web Magazine dell'Orientale

Filippo, ci parli dei suoi esordi.

"Ho iniziato a 14 anni. Partecipai, vincendo il primo premio, alla manifestazione Primavera di voci indetta dal parroco del mio paese, Casal Di Principe. Fu una bella soddisfazione. Oltre al canto sentì il bisogno di imparare a suonare, così iniziai con la batteria, il basso, l’immancabile chitarra e poi approdai al pianoforte. I primi locali in cui mi esibì furono quelli americani a Napoli, Number One e Broadway per esempio, e poi mi imbarcai sulle navi da crociera come chitarrista girando il mondo. Il mio sogno era comunque quello di realizzare un disco, così quando tornai a Napoli mi autoprodussi, servendomi di un’orchestra, e composi una canzone dal titolo Odio mio figlio che divenne il singolo di un lato del mio primo 45 giri; Amo te è invece il nome del singolo che stava sul retro del disco. Le canzoni piacquero e fui contattato da varie case discografiche dell’epoca, in particolare quella che mi produsse, la Zeus, e arrivò il successo."

Cos'é il successo?

"Un qualcosa che mi piombò sulle spalle, ma fortunatamente non mi feci condizionare più di tanto. Ho sempre giudicato il successo come una specie di impostore. È qualcosa di magico da vivere e assaporare, ma devi anche essere cosciente che può tradirti da un momento all’altro. La musica stessa non è sempre fedele e grata verso il musicista. È una sorta di Cupido che lancia le sue frecce alla rinfusa e sei fortunato se ti colpisce, ma non sempre restituisce gratitudine. A volte distribuisce delle medaglie non meritate."

Non pensa che ciò che dici non sia imputabile alla musica in sé, in quanto arte, ma piuttosto a ciò che c’è dietro ad essa o a chi gestisce il mercato musicale?

"Ma sicuramente. Forse un tempo era più semplice, oggi la questione è un po’ diversa. Addirittura la musica attualmente viene in parte gestita dalla malavita che decide chi deve lavorare e chi no. Un tempo c’era più gavetta, più studio, oggi si scende con maggiore facilità a compromessi di vario tipo."

Tra i personaggi con i quali ha lavorato ci sono stati Gianni Morandi, Barbara D’Urso e altri. Ci parli delle sue esperienze lavorative a contatto con loro.

"Morandi è squisito. Ci ho lavorato a livello televisivo e devo dire che la squisitezza dell’uomo è sempre andata a braccetto con l’arte professionale, ma di stampo tradizionale. Attualmente è ancora un grande infatti. La D’Urso invece è cambiata, era una persona più semplice. Riprendiamo così il discorso sul successo. Bisogna che la semplicità dell’uomo, come nel caso di Morandi, resti tale e si sposi con l’arte, altrimenti è facile cambiare. Tutto risiede nel carattere e nella personalità. Ci sono artisti che ho conosciuto che inizialmente avevano una grande umiltà e che adesso hanno una superbia incredibile, mentre altri, come Nino Manfredi, sono rimasti quelli di sempre. Quest’ultimo poi era una persona di un’ospitalità e generosità enormi, ricordo i pranzi da lui dove si rideva e scherzava in tutta amicizia. Il successo è così: può migliorare, stabilizzare o peggiorare una persona. Dipende da noi. Il vero successo è restare se stessi, leggere dentro di sé e stare in pace con la propria coscienza. Tuttavia ciò non significa che chi lo fa non ne paghi lo scotto: c’è sempre un pedaggio da pagare, perché oggi tutto è approssimato e predisposto ad una crescita che non è quella interiore, per cui sei se hai quantitativamente o a livello di visibilità, ma non a tutti interessa se semplicemente sei."

Tra le manifestazioni alle quali ha preso parte ci sono state il Festival di Napoli, il Cantagiro, il Disco Estate, il Disco Inverno. Ci descriva come sono.

"Le manifestazioni sono sempre belle, perché ti danno un contatto diretto con il pubblico, la gente. Bisogna pensare alla musica, ad un eventuale sviluppo che queste manifestazioni possono dare alla tua carriera, ma mai deprimersi o esaltarsi per i risultati delle stesse, perché non è l’evento in sé che decreta il tuo futuro."

Dopo ciò che ha detto la risposta è abbastanza prevedibile, ma comunque la domanda è doverosa: com’è quindi l’ambiente della musica visto e vissuto da Filippo Schisano?

"Io vivo di questo lavoro e di questo pane, ma non credo molto nello stesso. Fortunatamente non parliamo di regole, perché c’è sempre qualcuno che si sofferma e ti dà soddisfazione. Vale la pena andare avanti anche solo per quel qualcuno. L’importante è che la soddisfazione sia vera, anche se non altissima. Io mi sento comunque un privilegiato ad essere stato scelto dalla musica o ad averla scelta, come dir si voglia. I musicisti sono dei privilegiati."

Cosa consiglia quindi a chi vuole fare musica?

"Di non avvicinarsi alla musica da inesperti, di avere le idee chiare prima di intraprendere una qualsivoglia carriera musicale, di farsi un’idea di come funzionano le cose da prima in modo da fronteggiare le difficoltà che si possono trovare lungo il percorso. Bisogna fare gavetta, acquisire quante più nozioni possibile per avere la conoscenza di quello che fai; questo al di là della predisposizione musicale o del talento che vengono coltivati dallo studio. La televisione purtroppo ha ribaltato il concetto di gavetta e successo, perché oggi si spera di ottenere il tutto e subito scegliendo determinati percorsi predefiniti, anche se meno meritevoli."

Lei è di Casal Di Principe e in una canzone del suo nuovo album, Io sono un casalese, ci tiene a sottolineare l'appartenenza ad un paese che è stato bistrattato dalla camorra e il fatto che invece a Casale c’è molta gente onesta e degna di rispetto. Ci parli del suo nuovo lavoro.

"Sì, il lavoro si chiama Alla ricerca di Itaca e per la gran parte tratta di tematiche sociali, talvolta difficili e complesse, come quelle della camorra appunto. Io sono un casalese è stata scritta proprio per sfatare il mito del cittadino di Casale come malvivente, camorrista o delinquente. A Casale c’è anche gente che lavora onestamente e non ha nessun tipo di rapporto con la malavita. Altri temi che ho trattato sono quello della pedofilia, la sacralità della famiglia, il credo nell’amicizia, il rispetto per gli animali. Mi rendo conto che è un disco difficile da vendere, per questo l’ho concepito non pensando al successo, ma ad un mio gradimento personale e morale, sperando di trovare qualcuno che legga queste problematiche con il mio stesso spirito."

Esibizioni e progetti futuri?

"Lavoro molto con i comuni e a settembre, quando termineranno le feste di piazza, porterò il mio progetto nelle scuole per sensibilizzare i bambini circa queste tematiche, perché è importante che si inizi ad educarli da piccoli. Bisogna porre le basi. Continuerò poi in generale con più impeto e argomentazioni su questa strada. Mi piace quello che faccio, anche se è più difficile rispetto allo scrivere canzoncine. Se volessi guadagnare bei soldi potrei mettermi a disposizione dei neomelodici ad esempio, però non sarei io. Allo champagne preferisco una gassosa, ma almeno me la bevo in un certo modo, dignitosamente."

Un episodio a cui è maggiormente legato?

"Gli episodi più belli della mia vita si sono verificati durante la gavetta quando suonando sulle navi ho visitato quei posti che avevo visto solo mentalmente e sui libri e che forse mai avrei avuto modo di vedere di persona senza il mio lavoro. Se parlo della Sfinge, delle Piramidi, del Partenone, di Israele e via dicendo mi viene la pelle d’oca. Questo ti segna, non l’aver conosciuto questo o quel personaggio famoso. Anche questa è la vita, soprattutto questa, il viaggio, sia mentale, sui libri, che fisico. Capisci così che la tua esistenza è stata piena di senso."

Marialberta Lamberti

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