Fukushima ieri e oggi: in un libro i ricordi dello tsunami
Fukushima ieri e oggi: in un libro i ricordi dello tsunami
11 marzo 2013 - Nell'aula ex Antiche Scuderie di Palazzo Corigliano si è tenuta la conferenza Scrivere per Fukushima dedicata al disastro avvenuto in Giappone l'11 marzo 2011
A due anni dallo tsunami che ha devastato le regioni del Giappone orientale, i docenti della cattedra di Lingua e letteratura giapponese hanno organizzato un incontro per ricordare l'evento e discutere di come la nazione ha affrontato la tragedia.
La conferenza è stata aperta con la presentazione del libro Scrivere per Fukushima. Racconti e saggi a sostegno dei sopravvissuti del terremoto, (Atmosphere Libri, Roma 2013) curato dal professore Gianluca Coci, pubblicato come numero speciale della rivista letteraria Waseda Bungaku.
Nel libro sono stati raccolti saggi, racconti e interviste prodotti da intellettuali e artisti giapponesi tra marzo e settembre 2011, e la traduzione dei contributi ha coinvolti non solo i docenti dell'Orientale, ma anche studiosi di letteratura da tutta Italia. Inoltre i ricavi della vendita saranno donati alla Croce Rossa Giapponese come sostegno alla ricostruzione.
Scrivere per Fukushima può essere considerato un documento letterario molto importante in quanto le testimonianze che propone sono state raccolte poco dopo il terremoto e quindi sono uno specchio di quella che fu la percezione del disastro nell'immediato: a differenza delle opere appartenenti alla letteratura del trauma legate all'atomica, nelle quali si percepisce il voler ricercare il senso di ciò che era accaduto provando a ricostruire i rapporti di causa-effetto, gli interventi di questa raccolta non possono ancora aiutare a comprendere gli eventi appena vissuti né li possono storicizzare, quindi l'espressione letteraria risulta più fresca e varia.
Ospite della conferenza, il giornalista di TmNews Antonio Moscatello ha parlato della situazione attuale in Giappone e ha affrontato i problemi che il giornalismo italiano ha avuto nel raccontare la tragedia. Questi sono derivati da diversi limiti strutturali presenti nel meccanismo informativo italiano: dai problemi economici, che hanno impedito a molte testate di recarsi direttamente sul posto, alle competenze degli inviati che, pur essendo informati sull'argomento del quale dovevano scrivere, non conoscevano il contesto locale nel quale si svolgevano i fatti. Inoltre, data la vicinanza del voto per il referendum sulle centrali nucleari, la notizia dell'incidente di Fukushima ha cancellato il racconto del disastro dello tsunami.
Ancora oggi non è possibile dare una cifra certa circa le vittime dello tsunami a causa dei numeri dispersi, si stima che finora ci siano almeno 19.000 vittime; 320.000 sono le persone che ancora vivono nelle abitazione provvisorie – 150-000 solo dall'area di Fukushima – ed è enorme la quantità di rifiuti che devono essere smaltiti (circa 16 milioni di tonnellate).
Uno dei maggiori problemi che lo tsunami ha provocato è sicuramente quello nucleare. Si calcola che ci vorranno non meno di 40 anni prima di poter iniziare la decontaminazione della zona di Fukushima e per smaltire le barre fuse i giapponesi dovranno adottare tecniche mai usate prima, e questo renderà le operazioni ancora più rischiose.
Dopo l'incidente di Fukushima, in Giappone ci si interroga circa il problema energetico, dividendosi tra nuclearisti e chi vorrebbe investire nelle risorse alternative.
Il più grande sostenitore delle energie rinnovabile è diventato Kōno Taitsu, abate del Myōshin-ji – tempio principale della scuola Rinzai Zen – che, appellandosi al detto zen “conosci quando hai abbastanza”, ha più volte sostenuto la necessità per i giapponesi di raggiungere un ridimensionamento dello stile di vita (meno dispendioso dal punto di vista energetico) e di fare a meno del nucleare per arrivare a un nuovo modello di sviluppo sociale che possa essere seguito anche dagli altri paesi industrializzati.
Francesca Ferrara - Direttore: Alberto Manco