Ghazi Karmaoui su pluralità e alterità
Ghazi Karmaoui su pluralità e alterità
"La Bibbia? Da non cristiano dico che è una lettura imprescindibile"
Riesce a farsi assegnare un’aula più ampia la professoressa Donzelli, perché è cresciuto il pubblico di studenti accorsi per ascoltare la seconda lezione del professor Ghazi Karmaoui sul tema La pluralità alla prova dell’alterità nella società giudaicotunisina fra le due guerre: cronaca di una rottura annunciata. Trova fin dall’inizio un buon riscontro, dunque, il ciclo di seminari L’altro: ospite o nemico che si propone di approfondire le nostre conoscenze sui paesi “altri” della realtà mediterranea (la prossima settimana il focus sarà sul Libano). Per la prima settimana l’accento è posto sulla Tunisia, e il professor Karmaoui si è concentrato sulla presenza/assenza giudaica in Tunisia, che ha lasciato tracce nella vita quotidiana di questo paese, ad esempio nella cucina, ma anche nell’arte e nella letteratura. Oggetto della relazione di Karmaoui è, appunto, la letteratura giudaico-tunisina del periodo fra le due guerre mondiali. Si tratta di un momento storico critico che coincide con il sorgere del nazionalismo in Tunisia, dell’antisemitismo in Europa e del movimento sionista di ritorno alla terra di origine. Proprio in questo periodo la letteratura giudaica, fino ad allora di tradizione orale, trova per la prima volta una forma fissa, scritta. "Non si tratta di una grade letteratura" precisa Karmaoui. "Beninteso, non è certo Proust, ma sono pagine commoventi, piene di immagini che colpiscono". Nel tracciare il quadro di questa letteratura il professore, che insegna all’Università di Tunisi, ha delineato come essa si fondi su una serie di opposizione: un’opposizione all’interno delle comunità tra le varie etnie, un’opposizione di genere fra i due sessi, e un’opposizione di spazio tra aperto e chiuso. L’opposizione su cui Karmaoui si è soffermato più a lungo oggi è quella fra i sessi. In questa letteratura la donna appare al centro della famiglia, il fulcro della famiglia eppure subordinata all’uomo che è in contatto con l’elemento divino. L’opposizione uomo/donna, si lega infatti all’opposizione verticalità/orizzonatalità e divino/terreno, come ben esemplifica L’oillet de Jerusalem di Ryvel. Vi si narra di una donna che deve partorire: bisogna che, nel rispetto della tradizione biblica, essa partorisca con dolore. La donna è distesa sul letto (orizzontalità). Il marito è seduto accanto a lei (verticalità) e legge la Bibbia per allegerirne la sofferenza. Tutt’intorno le donne si mobilitano in pratiche superstiziose e magiche. C’è quindi un’altra opposizione tra il paganesimo delle donne e la religiosità dell’uomo. La donna, però, in realtà, deve mettere al mondo il frutto di una relazione adulterina e il marito non ne è del tutto all’oscuro: la paura di morire la spingerà a gridare la sua verità "Ho peccato. Perdonami se vuoi che Dio mi perdoni". La donna non può infatti comunicare direttamente con Dio, ha bisogno della mediazione dell’uomo. Il bambino nasce, venendo alla luce insieme alla verità, e il marito sentenzia "l’Eterno ha perdonato". Karmaoui ha letto altri brani altrettanto esemplificativi di questo tema e intrisi di un patetismo altrettanto commovente. Il professore ha messo in luce come ci siano, in tutta questa letteratura, molti richiami ad episodi biblici, invitando i presenti, perlopiù giovani studenti, a leggere la Bibbia: "Non sono cristiano – ha precisato – eppure sono fermamente convinto che la Bibbia sia la prima e più compiuta compilazione degli schemi relazionali umani: la sua lettura è imprescindibile".
Concetta Carotenuto