Giuseppe Cozzolino: sveliamo qualche segreto di Argos 7
Giuseppe Cozzolino: sveliamo qualche segreto di Argos 7
"Argos 7 è un omaggio alla favolosa atmosfera della Roma della Dolce Vita. L'aspirante fumettista? Innanzitutto un artigiano, prima che un "artista" che cammina a tre metri da terra...
Giuseppe Cozzolino, Lei sarà ospite delle Giornate di studio dedicate a “Graphic novel e comunicazione” che si terranno all’Orientale dal 3 al 7 maggio. Su cosa verterà il suo intervento?
“Proporrò una vasta panoramica sulle più interessanti produzioni di Graphic Novel dedicati ai supereroi. A partire dal fumetto americano, tanti altri grandi sceneggiatori vi si sono dedicati. Tra i tanti successi mondiali ricordiamo Spider Man e I fantastici 4 fino ad arrivare alla versione a fumetti di 1984 di Orwell”.
Cos’è Mondo Cult?
“Mondo cult è un’associazione/network che realizza e promuove eventi incentrati su letteratura di genere, narrativa, fumetto, cinema. La struttura si dedica anche ad una fittà attività di scouting di giovani talenti (scrittori, sceneggiatori, illustratori) in collaborazione con associazioni culturali, case editrici locali e nazionali, enti pubblici. Questo Network si rivolge a chi è alla ricerca di opportunità per promuovere il proprio lavoro”.
Quali sono le avventure di Argos 7?
“Argos 7 è un fumetto scritto da me e disegnato da Andrea Rovati. Si tratta di un omaggio alla favolosa atmosfera della Roma della Dolce Vita anni ’60. Il protagonista è Steve Van Drake, nome in codice Argos7 ed è un attore di pellicole di serie B al servizio segreto dell'organizzazione D.A.M.O.C.L.E. All’interno di questo lavoro abbiamo inserito un omaggio a delle icone di quegli anni come Sophia Loren, Clint Eastwood ed i Beatles”.
Fumetto, graphic novel, graphic journalism: quali le differenze?
“Il Graphic Novel è un romanzo illustrato con una tecnica di realizzazione innovativa, una lavorazione non più standard. Le sperimentazioni pittoriche e una sceneggiatura più elaborata risaltano una più profonda introspezione psicologica del personaggio. Il graphic journalism invece rientra in un altro ambito. Si tratta di cronaca a fumetti e promuove una forte sensibilizzazione in merito a determinate tematiche”.
Come è cambiata la percezione del fumetto negli ultimi cinquant'anni? E i suoi contenuti?
“Il fumetto è un multimedia. Ciò che rende i protagonisti dei fumetti dei veri e propri personaggi sono le interazioni con gli altri media. Per quanto riguarda i contenuti, una volta gli autori aveva meno difficoltà ora invece con la globalizzazione diventa sempre più difficile essere originali”.
Qual è il lettore ideale di fumetti?
“Non esiste un lettore ideale. Esistono ancora dei luoghi comuni secondo cui il fumetto viene letto da una certa fascia di età piuttosto che da un’altra ma la verità è che il fumetto può essere letto da chiunque!”
Ci sono temi che si prestano meglio o peggio al racconto tramite il fumetto? Se sì quali?
“Non credo vi siano tematiche di riferimento per il fumetto. Ogni tipologia di storia, dai grandi classici della letteratura alla sperimentazione più eccentrica, può prestarsi alla trasposizione per immagini disegnate”.
La costruzione dell'immaginario del lettore è “guidata” nel fumetto dalle immagini (anche sonore) che fanno da contesto alla scena. In questo senso, rispetto ad un romanzo o racconto scritto “tradizionale”, nella trasposizione da una lingua ad un altra c'è una parte del racconto (una parte fondamentale) che resta immutata. Rispetto all'immediatezza delle immagini, quanto contano le parole nel fumetto?
“In alcuni casi contano molto, basti pensare ad un certo fumetto popolare italiano come Diabolik e Tex Willer, per guidare il lettore all'interno dell'universo del personaggio e dell'avventura di turno. In altri casi, proprio in molte graphic novel ad esempio, possono limitarsi a "decorare" le immagini”.
Quali sono secondo lei le motivazioni della minore (o tarda) attenzione rivolta a questo genere nell'ambito degli studi letterari e accademici in generale?
“Sicuramente la solita tendenza, spesso ideologica, a suddividere nettamente la cultura fra "bassa" ed "alta". Le cose sono poi diverse da Paese a Paese. In Francia c'è ad esempio una maggior considerazione, anche accademica, per il fumetto che da noi”.
Qual è il suo fumetto preferito?
“Ho coltivato fin da bambino una particolare passione per il fumetto di supereroi USA, sia DC che Warner. E sono un fan dei primi grandi personaggi italiani della Bonelli (Tex, Zagor, Mister No, Martin Mystere)”.
Ha mai letto un fumetto in lingua straniera? Qual è la bellezza della lettura in lingua originale, quali le perdite nella trasposizione in un'altra lingua e dunque cultura?
“Ovviamente sì. È sempre piacevole leggere nella lingua d'origine l'opera di straordinari narratori come Will Eisner, Stan Lee o Alan Moore. Tuttavia la questione è, a mio avviso, simile a quella del doppiaggio al cinema. Se la traduzione di un testo viene affidata a seri professionisti, la resa è comunque suggestiva e vincente. Se ci sono operazioni raffazzonate, ovviamente assistiamo a degli autentici disastri”.
Quale ruolo ha o può avere il fumetto nella mediazione interculturale, anche considerando la sua vasta circolazione?
“Il fumetto può avere un ruolo fondamentale nella riscoperta/veicolazione delle grandi opere della letteratura, negli Stati Uniti la Marvel produce graphic novels e miniserie tratte dai più famosi autori (Dumas, Omero, Austen) e può anche proporsi come ponte fra civiltà diverse, raccontando le diversità e la ricchezza delle tradizioni culturali e religiose del nostro mondo e la capacità di comprendere & dialogare con "l'altro da sè". Va da sé che tale operazione deve essere effettuata a supporto di ben altri impegni per promuovere dialogo e pacificazione nel pianeta”.
Quale ruolo può avere il fumetto nella formazione ed educazione dell'individuo, considerata la sua diffusione in fasce d'età molto giovani?
“Anche su questo aspetto, può esserci un ruolo interessante. Ricordo ad esempio un breve fumetto di sensibilizzazione sul tema dell'Aids interpretato da un noto personaggi dei fumetti (DEATH) scritto dall'inglese Neil Gaiman. Operazioni di questo tipo possono essere efficaci, se condotte senza retorica od intento didascalico”.
Cosa consiglierebbe di fare a un giovane che aspira a diventare un fumettista?
“Gli direi di esercitarsi tanto e, nel caso, di appoggiarsi ad una Scuola specializzata (ce ne sono diverse più che buone). È importante, al tempo stesso, considerarsi innanzitutto un "artigiano" che potrebbe avere la fortuna di fare della propria passione il proprio lavoro, e non un "artista" inavvicinabile che cammina a tre metri da terra”.
Raffaella Sbrescia