Gli arabi non sono pronti per la democrazia? Questa è l’arma dei dittatori
Gli arabi non sono pronti per la democrazia? Questa è l’arma dei dittatori
La rivoluzione ai tempi di internet. Crisi politica, questioni sociali e economiche: il futuro della democrazia nel Maghreb e nel mondo arabo
Palazzo Du Mesnil, 30 marzo – Settimane fitte di incontri, seminari e convegni, all’Orientale, per cercare di interpretare quello che sta accadendo in Nord-Africa. “Le domande sono tante, le risposte ancora parziali”, spiega il rettore Lida Viganoni nel porgere i saluti agli intervenuti alla Giornata di studi su La rivoluzione ai tempi di internet. Crisi politica, questioni sociali e economiche: il futuro della democrazia nel Maghreb e nel mondo arabo. “Il Mediterraneo è in fiamme: forte è la domanda di democrazia.” – continua la Viganoni – “Certo forse si tratta di una democrazia un po’ guidata dall’esterno, ma è proprio su questo che dobbiamo interrogarci, questo l’oggetto del dibattito odierno”. “Forse stiamo assistendo ad un Risorgimento Islamico.” – le fa eco Agostino Cilardi, preside della Facoltà di studi Arabo-Islamici e del Mediterraneo – “È evidente l’aspirazione delle nuove generazioni alla libertà. La rivolta riguarda gli effettivi diritti dei popoli: questa è la grande novità per il Nord-Africa. Si è detto che la democratizzazione deve avvenire dall’interno e questo sembra stia, finalmente, avvenendo. In questo momento sospenderei il giudizio circa l’effettivo esito di queste rivolte. Ma sono convinto che non si torna mai indietro”.
L’incontro, organizzato da Anna Maria Di Tolla e Ersilia Francesca, articolato in tre panel, ha ospitato interventi di studiosi internazionali, mentre già dalla mattina è stato possibile collegarsi in video-conferenza con Gennaro Gervasio, docente dell’Orientale, già visiting-professor all’Università del Cairo e ora in Australia.
Filo conduttore degli interventi è il ruolo giocato dai nuovi media, e in special modo da Internet, nelle rivolte in Maghreb. Così il professor Armando Salvatore: “I social network contribuiscono a creare massa critica che può essere utilizzata per la mobilitazione politica. Nel dicembre del 2007 fui invitato a tenere una conferenza all’università del Cairo sul tema della sfera pubblica: in particolare si trattava di rispondere al quesito se si può dare una spallata ad un regime autoritario e corrotto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. La mia conferenza fu convenzionale e accennai ai salotti culturali del XVII secolo e a eventi storici. I miei colleghi mostrarono un certo scetticismo verso le mie conclusioni ottimistiche sui social network. Eppure forse non ero troppo ottimista: basti pensare ai riscontri dei gruppi di protesta lanciati su facebook. Quando, nel giugno 2010 un giovane, prelevato dagli agenti di sicurezza in un internet-point, venne malmenato fino alla morte, il suo viso martirizzato fece immediatamente il giro di facebook. Allora, se è vero che bisogna relativizzare il ruolo di facebook e della blogosfera nello scatenare la rivoluzione, però tali media sono serviti di sicuro a formare una solidarietà internazionale verso queste rivolte”.
Concetta Carotenuto