Hagoromo o Il mantello di piume
Hagoromo o Il mantello di piume
Vincenzo Coppola, studioso della cultura Giapponese, ha presentato lo spettacolo Hagoromo
Vincenzo Coppola, studioso della cultura Giapponese e laureato a L’Orientale, ha tenuto una lezione sul teatro nō, nell’ambito del Seminario di Musica Occidentale Orientale. In questo secondo appuntamento ha presentato il video di uno degli spettacoli nō più famosi: Hagoromo, in una rappresentazione del 1952, eseguita dal maestro Noguchi Kaneshi, appartenente alla scuola Hōshō.
Si tratta di un’opera in un solo atto, diviso in cinque dan, oggi compresa nel canone e appartenente al terzo gruppo.
La storia si svolge presso la baia di Mio nel territorio Suruga, in primavera: un angelo scende sulla terra e si sveste del suo mantello di piume per fare un bagno nel lago. Il pescatore Hakuryō prende il mantello per mostrarlo agli anziani del villaggio e custodirlo, ma l’angelo resosi conto del furto lo reclama, chiedendone la restituzione. Al centro della scena c’è il dolore dell’angelo che, senza le ali, non può più tornare in cielo ed è costretto alla prigionia sulla terra. Dopo aver sentito le ragioni dell’angelo, il pescatore si convince a restituire il mantello, in cambio dell’esecuzione di una danza divina, simbolo dell’incontro straordinario tra il cielo e la terra.
L’intero dramma è accompagnato dalla tipica musica del teatro nō, di cui Coppola ha spiegato le caratteristiche principali nell’incontro precedente.
Per comprendere il nō bisogna partire dallo yūgen, un concetto estetico che domina la letteratura medievale giapponese e che indica una bellezza elegante e tranquilla (yū è il profondo, gen è l’oscurità del cosmo di cui parla il taoismo). È la bellezza interiore dello spirito, simbolo di una verità nascosta, secondo la quale l’esistenza dell’uomo è caduca.
Il nō è un teatro minimale, con una scenografia minima e i cui attori compiono movimenti stilizzati e lentissimi, per cui è il testo dell’opera a fornire le immagini.
Come suggerisce lo stesso Vincenzo Coppola, bisogna assistere allo spettacolo, tenendo conto che durante l’esecuzione lo spettatore, al pari dell’esecutore, entra in una dimensione intermedia, simile a un sonno originario.
Aniello Fioccola