I corpi del reato: l’analisi di Anna Simone

 

I corpi del reato: l’analisi di Anna Simone

Copertina de I corpi del reato

Il Centro Archivio delle Donne ha presentato un incontro con Anna Simone, autrice de I corpi del reato. Sessualità e sicurezza nella società del rischio

Il Centro Archivio delle Donne ha presentato il 3 marzo 2011 un incontro con Anna Simone, autrice de I corpi del reato. Sessualità e sicurezza nella società del rischio (Mimesis, 2010). Tre i punti cardine di quest’opera, così come li evidenzia Simone: la decostruzione di determinati ordini discorsivi, atti ad imprigionare il pensiero in odiose parole d’ordine, al fine di attivare quei processi di soggettivazione necessari ad eludere pericolose forme di sessismo/razzismo presenti nella società contemporanea; il superamento di un femminismo che affonda le sue radici nella sola differenza di genere e che non tiene conto delle trasformazioni societarie; l’analisi di una crisi dello stato di diritto che ha portato alla costruzione di nuove identità, di nuovi status che rimettono in discussione il principio di eguaglianza e che anzi favoriscono processi di differenziazione.
L’autrice ci parla dunque di un fenomeno sempre più diffuso, l’allarmismo, nella cosiddetta “società del rischio”, quella che si contraddistingue per forme di governo dell’emergenza: è la società stessa ad attivare un circuito che – ci spiega Simone – comincia con la selezione di determinati rischi, continua col produrre forme incontrollate di paura per poi terminare nel controllo sociale sulle condotte di “corpi altri”, i soliti ad essere additati, quelli degli omosessuali, degli immigrati, dei poveri.
È in questo contesto che si introduce la costituzione dello status di “vittima” con l’obiettivo di rendere quel corpo mostruoso più docile: in campo di prostituzione, ad esempio, l’idea della tutela del corpo femminile genera una dicotomia che oppone quelle che Simone denomina “donne per bene” a quelle che invece vengono identificate come “donne per male”.
Le ultime figure ad essere analizzate sono quelle dei “corpi scomparsi”, figure che combaciano perfettamente con quelle degli immigrati raccolti nei CIE, Centri di Identificazione ed Espulsione, alle quali si vuole dare un nome – ancora una volta parliamo di costruzione dell’identità – con l’unico paradossale scopo di espellerle dal Paese.
Si tratta in tutti i casi di corpi che, assunti dal potere, vengono desoggettivati, svuotati; si tratta, in fondo, di “corpi vietati” ai quali talvolta vengono assegnati dei diritti nella misura in cui li si etichetta come anormali.
 

Francesca De Rosa

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