I nostri dottorandi al convegno AIStuGia
I nostri dottorandi al convegno AIStuGia
L’esperienza di Gala Maria Follaco e Mario Talamo al convegno di studi sul Giappone
Ammirata e talvolta ambita dagli studenti. Non sempre ben considerata da qualche docente al quale - pur relativamente giovane - magari manca l'averne fatto personale esperienza. La condizione di dottorando di ricerca è certamente tra le meno definite del panorama universitario italiano. L’aspirante accademico, una volta vinto il concorso d’ammissione e ormai fuori dall’essere un numero di matricola, deve impegnarsi nella lotta per liberarsi dall’anonimato e far apprezzare la sua ricerca. I banchi di prova canonici sono i convegni del settore disciplinare di riferimento. Canonica è pure la procedura: redigere un personale intervento, presentarlo al comitato scientifico entro i termini stabiliti, riuscire a farselo accettare, preparare una presentazione e finalmente esporre in pubblico.
Così è stato per due dottorandi di ricerca del nostro Ateneo: Gala Maria Follaco e Mario Talamo, entrambi del Dottorato di Ricerca in Asia Orientale e Meridionale, scelti come relatori all’interno del ricco programma d’interventi del convegno AIStuGia (Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi), ospitato dall’Orientale dal 16 al 18 settembre.
La dottoressa Follaco è al secondo anno di dottorato (IX ciclo), dove sta svolgendo ricerca per una tesi sul senso della città in Nagai Kafū. Fino a un attimo prima di sedersi al tavolo dei relatori ricontrolla sistematicamente il testo della presentazione mentre i gesti e le parole parlano bene dell’ansia che si vive in questi ultimi preparativi. "Non so come andrà. Mi sembra aver una tale confusione!". L’intervento che andrà a presentare ha un titolo chiaro: L'illusione autobiografica: Focalizzazione e scrittura drammatica negli Amerika monogatari e "rappresenta un aspetto dell’autore, parallelo a quello del quale tratto nella mia tesi".
Il dottor Talamo, che fa parte invece del VII ciclo, sdrammatizza l’agitazione cercando di mantenere un tono abbastanza allegro: "Basta che non faccia figuracce". La sua relazione tratta del Mercato editoriale di fine periodo Edo attraverso le pagine dello Hizakurige di Jippensha Ikku.
Come in tutte le prove, nervosismo e tensione spariscono al momento dell’esecuzione: al momento di prendere la parola al convegno, i due dottorandi affrontano il pubblico parlando a voce decisa e competente, mostrandosi all’altezza di sostenere il confronto con le personalità presenti in platea. È chiaro: in questi casi non basta solo essere accurati nei contenuti ma bisogna riuscire a far appassionare chi ascolta e soprattutto sostenere il dibattito successivo fino alle eventuali critiche. Possono arrivare anche quelle.
Alla fine la soddisfazione è visibile. Il dottor Talamo ironizza sull’esperienza definendola con il termine giapponese di bimyō, parola che significa sia “affascinante” che “strano”: "Avevo paura che non ne capisse nulla nessuno ma alla fine, quando ho ricevuto i complimenti per l’esposizione da parte del mio tutor, il professore Amitrano, ne sono stato veramente felice. Per me è stata la prima volta che parlavo a un convegno e penso sia fondamentale per farsi conoscere e arricchire il proprio curriculum scientifico".
Anche la dottoressa Follaco sorride mentre un nutrito gruppo di pubblico le si avvicina per farle domande o riassumerle qualche curiosità. Non è però tempo ancora per rilassarsi completamente e già pensa ai prossimi impegni. "Prima dell’AiStuGia sono intervenuta ad un convegno a Londra mentre il prossimo mese parteciperò ad una conferenza a Yale, negli Stati Uniti".
La gavetta accademica non ammette certo di dormire sugli allori: quelli, casomai, verranno dopo, e le premesse ci sono tutte.
Fabiana Andreani